BIGNAMI, Carlo
Nacque a Cremona il 6 dic. 1808 da Giovanni, violinista e direttore d'orchestra, e da Anna Tiraboschi.
Cresciuto in ambiente musicale (anche il fratello Giacomo fu buon musicista), si dedicò fin dall'infanzia allo studio del violino. La sera del 5 dic. 1819 dette il suo primo concerto alla Società filarmonica cremonese, ricevendone in dono un violino attribuito ad A. Guarnieri; nel 1820 fu ammesso come alunno nell'orchestra del Teatro della Concordia in Cremona, della quale orchestra fu poi nominato professore ordinario nel febbraio 1822 con incarico - a soli quattordici anni - per la riduzione di musica orchestrale. Nel carnevale 1823-24 fu scritturato al Teatro Sociale di Mantova come primo violino; durante la sua permanenza in questa città compose pure, per la locale Società filarmonica, molti brani, fra cui un Adagio ed alcune Variazioni per violino, assai apprezzati dal pubblico. Ritornato a Cremona, nel marzo dello stesso anno 1824 suonò in un grande concerto insieme con suo padre e nel 1826 eseguì al Teatro della Concordia due suoi concerti. L'anno seguente fu assunto al medesimo teatro, per la stagione di fiera, come primo violino e direttore d'orchestra.
Nel 1828 si recò a Milano, direttore del Teatro Carcano; quivi fece pubblicare dalla casa Lucca i difficili Capricci o Studi per violino solo (s.d.), dedicati al conte G. Arrivabene. Trascorso un breve tempo a Verona, dove scrisse ed eseguì varie composizioni (fra le quali un Adagio, una Polaccae un Grande Adagio, ritenuto dal Mandelli il suo capolavoro), ritornò a Mantova in qualità di direttore d'orchestra al Teatro Sociale, continuando a consolidare la propria fama. Il 6 marzo 1836 venne chiamato a Parma da N. Paganini - che è assai verosimile lo avesse conosciuto a Cremona nel maggio 1818 e che lo stimava "il più grande violinista d'Italia" - per indurlo ad accettare il posto di "suo violinista", cioè di suo assistente.
Recatosi a Parma, il B., sottoposto ad un severissimo esame da parte di Paganini, ne ricavò tale stima e fiducia da ottenere, il 12 marzo 1836, un contratto per dieci anni, come esecutore, a 2.000 franchi annui, oltre ad altri 500 "per due lezioni di 3/4 d'ora per ciascuna, da darsi cinque volte la settimana a due giovani che dal Sig. Barone Paganini verranno a ciò destinati" (Mandelli).
Questo contratto, tuttavia, fu causa di spiacevoli conseguenze sia per il B., desideroso di ottenere, col favore di Paganini, anche il posto di primo violinista dell'orchestra del Teatro Ducale di Parma, sia per lo stesso Paganini, che nel novembre 1835aveva ideato e presentato alla duchessa Maria Luisa d'Asburgo un progetto di nuova organizzazione dell'orchestra parmense, alla cui direzione si lusingava di essere posto. Maria Luisa, forse ritenendo poco riguardoso nei confronti della sua suprema autorità l'indipendente atteggiamento di Paganini, non volle accettare il B. come primo violinista della sua orchestra senza un concorso, bandito il 9 apr. 1836.
Nei mesi seguenti, diverse lettere sull'andamento della pratica, scritte da Paganini al B. e dall'amico L. Torrigiani a Paganini, testimoniano gli inutili sforzi del violinista in favore del suo protetto e infine il suo stesso allontanarsi da Parma, dopo il fallimento di ogni tentativo per meschini maneggi di corte.
Il contratto con Paganini, comunque, fu risolto dal B. dopo appena un anno, probabilmente in seguito alla sua mancata assunzione al Teatro Ducale: il Torrigiani, dandogli notizie di Paganini in data 14 apr. 1837, si compiaceva che "la vertenza fosse per finire in modo amichevole" (Mandelli).
Nei due anni seguenti, però, diminuirono per il B. gli impegni di concerti e i relativi guadagni, anche perché rifiutò scritture all'estero per non allontanarsi dalla famiglia (aveva sposato nel 1837Teresa Lattuada, mantovana). Si rivolse allora a Paganini per aiuti finanziari. Con una lettera da Marsiglia, datata 4 maggio 1839(citata dal Mandelli), questi gli inviò 400 franchi e, prodigandogli inoltre preziosi consigli per la composizione, lo esortò ad una maggiore attività.
Ripresi i concerti, fu memorabile quello eseguito insieme con il violoncellista A. Piatti nel 1842 al Teatro alla Scala di Milano: il B. vi presentò la sua Gran Fantasia, che ottenne un successo straordinario e fu poi pubblicata dall'editore Ricordi. In seguito, avendo partecipato ai moti rivoluzionari del 1848, il B. fu costretto ad emigrare in Piemonte; durante il viaggio, colto da improvviso malore nei pressi di Voghera, morì in un albergo il 2 ag. 1848.
Bibl.: A. Mandelli,C. B. e N. Paganini, in Gazz. musicale di Milano, XLVIII (1893), pp. 732-734, 747 s., 787-790; G. C. Conestabile,Vita di N. Paganini..., con aggiunte e note di F. Mompellio, Milano 1936, pp. 134 (nota), 305-312 (nota); G.I.C. de Courcy,Paganini,the Genoese, II, Norman Oklah. 1957, pp. 221-228, 296, 357; F. Regli,Diz. Biografico…, Torino 1860, pp. 62-69; G. Masutto,I maestri di musica italiana del sec. XIX..., Venezia 1882, pp. 24 s.; Enciclopedia della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 261.