BIFFI, Carlo
Figlio e discepolo di Gianandrea il Vecchio, nacque a Milano nel 1605 probabilmente nella parrocchia di S. Giovanni in Laterano (cfr. Besta). Allo stato attuale delle conoscenze non sembra essere stato scultore significativo, anche se già nel 1621 risulta ammesso nell'Accademia ambrosiana. La sua attività nel duomo di Milano - l'unica certificata finora - è ricordata negli Annali soltanto a partire dal 1631, subito dopo la morte di Gianandrea. Viene allora affidata al B. l'esecuzione di un Angelo sbozzato dal padre, per il quale egli riceve ancora pagamenti nel 1638, ma che verrà poi finito dal Vismara. Nel 1632 ottiene il saldo per l'effigie dell'Eterno iniziata da Gianandrea per la cappella della Madonna dell'Albero e da lui mandata a termine, e da quell'anno fino al 1635 lavora attorno al rilievo di Ester e Assuero per una lunetta della facciata, già progettato e iniziato dal padre secondo il disegno del Cerano. Gli si riconoscono nel duomo anche gli angeli nelle nicchie dei piloni interni ai fianchi del capocroce.
Più interessante deve essere stata l'attività del B. come incisore: il ritratto di Francesco Gabrielli, firmato e datato 1633, è citato con lodi dal Bartsch per la sicurezza del segno; si conoscono ancora una stampa con quattro teste caricaturali (Milano, Raccolta stampe Bertarelli, cart. 263), firmata "Biffius" e dal Le Blanc riferitagli, e quattro tavole da lui disegnate e incise da Cesare Laurenti, con combattimenti allegorici, nel libro Amore e gloria..., Milano s.d., relativo a una festa d'armi tenutasi secondo il Forcella (Spectacula ossia caroselli..., Milano 1896, p. 8), nel 1669, per la quale il figlio Andrea il Giovane inventò i carri.
Tanta penuria di dati non consente un equo giudizio sull'artista, che sembra aver lavorato nell'orbita dei Procaccini - specie Ercole il Giovane - e che nelle incisioni note si rivela vivace, ma insignificante.
Il B. risulta morto nel 1675. Nel 1691 i figli Filippo e Giuseppe gli dedicarono un monumento funebre nella chiesa di S. Antonio Abate (Forcella).
Come incisore, è noto anche un FilippoBiffi, che si suppone essere il nominato figlio di Carlo (altro Filippo, fratello di Carlo, è citato in documenti del 1631 e del 1648, ma non sembra essere stato artista). Lo Zani (I, 4, p. 55; v. anche P. Arrigoni,L'incis e l'ill. del libro..., in Storia di Milano, XV, Milano 1962, p. 694e nota 5)lo definisce vedutista e disegnatore d'architetture, e lo dice operoso nel 1683. Una sua incisione con il Castello di Porta Giovia è infatti nel Ritratto di Milano del Torre (Milano 1714, pp. 200 s.); la stessa incisione è inserita nell'edizione del Graevius del De Bello Mediolanensi di Galeazzo Capella (Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae..., Lugduni Bat. 1704, II, 2, coll. 1255-1256).
Fonti e Bibl.: Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, V, Milano 1883, pp. 161, 165, 168, 174, 193, 195; App. III, ibid. 1885, p. 227; Milano, Bibl. Trivulziana,Cartella Famiglie, 192; G. Bartoli,Notizie delle pitture…, Venezia 1777, I, pp. 155, 157; Nuova guida di Milano, Milano 1787, p. 50; A. Bartsch,Le peintre graveur, XIX, Vienne 1819, pp. 81 s.; P. Zani,Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 55; M. Le Blanc,Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 339; V. Forcella,Iscrizioni delle chiese... di Milano, V, Milano 1890, p. 398, n. 571; U. Nebbia,La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 261, 297; B. Besta,Alcune notizie per una storia degli artisti nel Seicento, in Arch. stor. lombardo, s. 6, LX (1933), p. 470; A. Pelliccioni,Diz. degli artisti incisori ital., Carpi 1949, p. 38; G. Galbiati,Itinerario dell'Ambrosiana, Milano 1951, p. 134; U. Bicchi, Il Museo del duomo di Milano, Milano 1956, p. 74; S. Modena,Disegni di maestri dell'Accademia ambrosiana, in Arte lombarda, IV(1959), p. 92; M. Casu,Novità sulla scultura milanese del primo Seicento, tesi di laurea, università di Pavia, anno acc. 1963-64, pp. 28 s., XXVII; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, p. 18.