BASTIA, Carlo
Nacque a Saluzzo l'8 nov. 1771 dall'avv. Pietro Domenico e da Anna Caterina Guilmer. Conseguita il 1° maggio 1792 la laurea in utroque iure nell'università di Torino, nel biennio 1793-1794, tornato a Saluzzo, fece tirocinio presso lo studio dell'avv. Ignazio Zaboli. Il 5 giugno 1794 fu nominato sottotenente della milizia volontaria della città. L'11 ag. 1798, su proposta del sindaco, venne scelto a ricoprire la carica di "giudice provveditore sovra l'osservanza dei bandi politici e di pulizia", da qualche anno ricoperta dallo stesso sindaco. Dopo la battaglia della Trebbia, durante la seconda coalizione contro la Francia, guidò a Busca un distaccamento di volontari per impedire ai Francesi il passaggio del Maira e si meritò la promozione a capitano da parte del luogotenente del re negli Stati di terraferma. Abbandonata quindi la carriera militare per la professione legale, il 18 febbr. 1800 ottenne dal Senato del Piemonte l'autorizzazione "a poter patrocinare dinanzi i tribunali. subalterni" - Arrivati i Francesi in Piemonte, la nuova municipalità lo dispensò dalla carica di giudice politico. Cinque anni dopo, però, l'imperatore Napoleone lo nominò giudice di pace a Revello. Dal 10 giugno 1811 fino al crollo dell'impero, napoleonico ricoprì la carica di sostituto procuratore imperiale presso il tribunale di Saluzzo. Avvenuta la restaurazione, fu nominato dapprima vice uditore di guerra e poi vice intendente della città e provincia di Saluzzo (carica già occupata dal padre); l'11 ott. 1814 Vittorio Emanuele I lo nominò segretario di Stato nel ministero degli Interni con l'incarico della trattazione degli affari giudiziari, allora rientranti nella competenza di quella segreteria.
Fattosi ben presto stimare, fu scelto anche come capo servizio alle dipendenze del cav. Radicati, segretario di gabinetto del re. Scoppiati i moti piemontesi del '21, il B., dopo la partenza di Carlo Alberto da Torino, rassegnò le dimissioni dalla carica, che riassunse non appena si sciolse la giunta provvisoria del governo. Riprese allora anche le sue "attribuzioni" presso il gabinetto del re: fu, con Carlo Felice, a Verona in occasione del congresso del 1822, a Napoli, verso la metà del 1829, e spesso a Nízza e in Savoia. Era a capo, del II ufficio della segreteria di Stato per gli Interni quando Carlo Alberto, nel 1831, creò una segreteria a parte per gli affari di Grazia, Giustizia e Culti e vi prepose il conte Giuseppe Barbaroux. Questi, che già conosceva ed apprezzava il B., lo chiamò al nuovo dicastero. Il 5 agosto il B. fu nominato "primo uffiziale del guardasigilli".
In effetti, per le frequenti assenze del Barbaroux, assorbito in tante occupazioni e per di più cagionevole di salute, il B. ebbe molto spesso la responsabilità di tutto il ministero. In occasione dei procedimenti a carico dei responsabili dei tentativi insurrezionali mazziniani del 1833-1834 fece da tramite tra la corona e il governo e le magistrature investite dei processi, trasmettendo ordini e infonnazioni, ma negli anni successivi fu lieto di controfirmare condoni di pena, revoche di bandi e di confische, restituzioni di diritti civili. Poiché dal dicastero di Grazia, Giustizia e Culti dipendeva anche la commissione di revisione dei libri e stampe, il B. si occupò, direttamente o indirettamente, di svariate questioni connesse al problema della censura. In questo delicato settore, pur adempiendo scrupolosamente il proprio dovere, egli diede prova di oculatezza e di equilibrio. Non fu nemmeno del tutto estraneo al lavoro di codificazione affidato da Carlo Alberto ad un'apposita commissione di legislazione presieduta dal Barbaroux. Al primo ufficiale del guardasigilli faceva capo tutta la corrispondenza relativa all'opera di riforma legislativa. Egli sollecitava i pareri dei Senati e della Camera dei Conti sui progetti di codice, e ne riferiva al sovrano; interrogava funzionari e magistrati sugli usi e costumi delle diverse province, e ne comunicava i dati alla commissione o ai Senati o alla Camera dei conti. Talvolta, dimostrandosi valente giurista, interveniva a rilevare errori o a dimostrare la convenienza di seguire un parere anziché un altro.
Intanto i tempi andavano mutando e gli stessi rapporti con il Barbaroux, vecchio, stanco e sempre esigente, andavano facendosi più difficili. Nello stesso anno, 1840, in cui veniva dispensato dalservizio il Barbaroux, il re, arrendendosi alle, sue insistenze, collocava a riposo il B. e lo nominava consigliere di Stato onorario. Morì a Torino il 25 marzo 1860.
D'indole mite e modesta, il B. ebbe, in confronto ad altri non più ricchi di merito, scarse onorificenze (Carlo Felice gli aveva consegnato le insegne di cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, il card. Tadini gli aveva fatto ottenere dal papa la commenda dell'Ordine di S. Gregorio Magno e Carlo Alberto, nel 1838, lo aveva nominato commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro), ma godette della stima e della amicizia di alte personalità come il Vidua, l'Avogadro di Collobiano, il Provana, il Coller, il Piacenza, Prospero Balbo e, soprattutto, Giacinto Borelli, con il quale ebbe una lunga ed affettuosa corrispondenza.
Fonti e Bibl.: Documenti attinenti all'attività d'ufficio del B. trovasi in Arch. di Stato di Torino: Ministero Interni, Registro di corrispondenza con l'Intendenza di Saluzzo, n. 75; Registro Regia Segreteria, n. 212; Registro Cariche, nn. 19, 20; Materie giuridiche, Registro movimento generale delle spedizioni ricevute o fatte per conto della classe del codice civile cominciando dal 1°ag. 1835; Ministero Pubblica Istruzione, Proprietà letteraria, Revisione di libri e stampe, mazzi n. 3 (1838-1839) e n. 5 (1772-1839); Ministero di Grazia e Giustizia, Registri copialettere, numeri vari; Grande Cancelleria, Registri Patenti, nn. 2, 3, 12, 41, 60, 92, 95; Registro Regi Biglietti, n. 7; P. Pavesio, Lettere ined. di C. Botta, Faenza 1875, v. Indice; C. Dionisotti, Storia della magistratura piemon., II, Torino 1881, p. 63; E. Casanova, C. B. Appunti, Siena 1907; Diz. del Risorgimento naz., II, p. 202.