GREGORI, Carlo Bartolomeo
Nacque a Lucca il 18 apr. 1702 da Pellegrino di Tomeo e Maria di Nardi. Pochi mesi dopo la sua nascita la famiglia, di umili origini, si trasferì a Firenze in una casa sul ponte alle Grazie dove aprì una negozio per la vendita di mercanzie varie.
Apprese l'uso del bulino presso l'orafo G. Tofani sul ponte Vecchio; sappiamo anche di una sua frequentazione della bottega di D. Tempesti nominato dal granduca di Toscana Cosimo III maestro incisore delle Gallerie granducali. Il Cambiagi (1764) riporta che dopo alcuni mesi trascorsi presso questo artista, il G. decise di recarsi a Roma per migliorarsi e perfezionarsi nella tecnica del bulino. Qui fu allievo di J.J. Frey, poi di A. Masucci.
Era sicuramente a Roma nel 1727, anno in cui firmò una serie di diciassette lastre per il Compendio delle vite de' santi orefici ed argentieri scritto dall'orafo L. Caglieri e pubblicato dall'editore Bernabò. Molti dei soggetti furono forniti da Masucci o da disegnatori che frequentavano la sua bottega. I rapporti con l'ambiente romano erano tuttavia incominciati qualche anno prima: infatti il G. aveva stabilito dal 1725 contatti professionali con l'editore Salvioni alla Sapienza che a partire da quell'anno utilizzò come frontespizio per i suoi volumi una piccola incisione, eseguita dal G., rappresentante l'Allegoria della Sapienza.
Durante gli anni romani, e nuovamente da soggetti di Masucci, il G. incise quattro fogli con soggetti tratti dall'Aminta di T. Tasso ed eseguì un gruppo di incisioni (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe) per illustrare un testo a stampa con soggetti tratti dall'elegia di Callimaco Filli di Sciro.
Nel 1729 il G. fu richiamato a Firenze dai sottoscrittori del Museum Florentinum, un gruppo di eruditi toscani che progettava la pubblicazione di una serie di volumi illustrati destinata a rappresentare una selezione delle migliori opere d'arte presenti in Toscana.
Il progetto era promosso da F.M.N. Gabburri e A.F. Gori. Nel 1731 questi diede alle stampe il primo volume che conteneva la riproduzione dei cammei più pregevoli conservati nelle collezioni medicee. L'anno successivo fu licenziato il secondo volume che completava la rassegna dei cammei e nel 1734 fu edito quello dedicato alle statue e ai busti conservati agli Uffizi. Il G. realizzò numerose incisioni e si occupò di coordinare il lavoro del folto gruppo di incisori ingaggiati per la realizzazione delle lastre.
Ancora nel corso del 1729 il G. incise il frontespizio e alcune testatine decorative, su disegni preparatori forniti ancora una volta da Masucci, per il primo volume della terza edizione del Vocabolario dell'Accademia della Crusca (1729-38). Probabilmente il lavoro fu commissionato da G.G. Bottari che in quell'anno rivestiva la carica di direttore dell'Accademia.
La presenza in città del G. costituì l'occasione per la formazione di una nuova generazione di artisti specializzati nel bulino di traduzione, sistematicamente impegnati nelle numerose iniziative editoriali. Con il passare degli anni la notorietà della sua bottega e l'amicizia stretta con eruditi, editori e collezionisti privati procurarono al G. commissioni anche fuori Firenze.
Al 1732 risale la realizzazione del ritratto del giovane neo duca di Parma Don Carlosdi Borbone (Roma, Gabinetto naz. delle stampe) da una tela di G. Pignatta. Dalla corte parmense il G. ricevette anche l'incarico di tradurre a bulino la Tazza Farnese conservata nelle Gallerie ducali della città.
Oltre a dedicarsi alla riproduzione di cammei, dipinti e statue il G. fu tra i primi incisori a studiare le tecniche per la riproduzione di disegni. Nel 1736 venne chiamato dall'editore G.B. Albrizzi a Venezia per riprodurre un disegno di G.B. Piazzetta da utilizzare come testatina per l'illustrazione dei volumi con le opere complete del teologo J.B. Bousset.
La sua notorietà in laguna è testimoniata dalle lettere (Firenze, Biblioteca Marucelliana) che i cugini Zanetti inviarono a Gori chiedendogli informazioni sui lavori che il G. stava terminando. In particolare, in una lettera datata all'agosto del 1740, A.M. Zanetti scriveva che suo cugino stava completando un disegno da affidare al G. per il volume dedicato alle Antiche statue greche e romane… nell'antisala della Libreria di S. Marco (Venezia 1740-43), per il quale il G. avrebbe realizzato tre lastre. Lo stesso marchese Gerini, che si sarebbe spesso servito del G. per i suoi progetti editoriali, fu un grande estimatore dell'arte veneziana nonché amico degli Zanetti, e potrebbe essere stato lui a far conoscere il nome del G. a Venezia.
Nel 1737 il G. fu incaricato da Gori di realizzare alcune lastre e finalini per i volumi del Museum Etruscum, un'opera in tre volumi con la quale si intendevano porre i fondamenti per lo studio dell'arte degli Etruschi.
Sempre in questi anni il marchese Gerini chiamò il G. a partecipare alla realizzazione di un volume con le più famose vedute di Firenze.
Il volume fu pubblicato solo nel 1744, ma una delle prime lastre fu realizzata proprio dal G. da un disegno di G. Zocchi. Datata al 1738, rappresenta il Gioco del calcio in piazza S. Croce. Nel corso degli anni successivi il G. realizzò altre due incisioni per la stessa opera: La festa degli omaggi e uno Scorcio dell'Arno.
Nel 1739 fu chiamato da G.D. Campiglia, nominato l'anno precedente soprintendente della Calcografia camerale, a collaborare con l'istituzione pontificia.
Le ricevute di pagamento (Archivio di Stato di Roma) testimoniano che il primo lavoro del G. furono due piccole iniziali illustrate, utilizzate per il volume curato da R. Venuti e dedicato alle collezioni numismatiche del cardinale A. Albani.
Nel 1739 firmò il ritratto dell'architetto fiorentino G.I. Rossi utilizzato come frontespizio della Libreria Mediceo-Laurenziana. Architettura di Michelangelo Buonarroti pubblicata a Firenze, e si dedicò al completamento dei tre volumi del Museum Florentinum sulle monete delle collezioni medicee (editi fra 1740 e 1742).
Il G. avrebbe collaborato ancora a opere nate sotto il patrocinio della Calcografia. Nel 1740 lavorò al completamento e all'aggiornamento dei volumi con i ritratti dei cardinali elevati alla porpora da Benedetto XIV nel 1743. Tra il 1757 e l'agosto del 1758 ricevette pagamenti (ibid.) per realizzare otto lastre, portate a compimento dal figlio Ferdinando, destinate al volume con la traduzione a bulino degli affreschi da Domenico Zampieri (il Domenichino) nell'abbazia di Grottaferrata (Roma 1762).
Nel 1741 riprese contatto con Bottari, che da due anni ricopriva la carica di secondo custode della Biblioteca Vaticana e che, sulla scorta di quanto si stava facendo a Firenze con il Museum Florentinum, aveva in progetto di pubblicare il Museo Capitolino, un'opera realizzata poi in quattro volumi (tre editi a cura di Bottari tra il 1741 e il 1755, il quarto nel 1782 a cura di N. Foggini) contenente la traduzione a bulino delle opere più rappresentative conservate nei Musei Capitolini. Anche in questo caso il G., che firmò più di cento incisioni, fu affiancato da Campiglia.
Nello stesso periodo cominciò a progettare le incisioni per la riproduzione degli affreschi nelle volte della Galleria degli Uffizi rappresentanti le glorie degli uomini illustri della Toscana. L'opera fu pubblicata nel 1745 su iniziativa del numismatico I. Orsini. Il valore testimoniale di questo volume fu molto importante, al punto che esso servì da modello per il rifacimento di parte degli affreschi andati distrutti in seguito all'incendio del 1822.
Nel 1747 fu nuovamente chiamato dal marchese Gerini a prendere parte al progetto di un volume con la riproduzione degli affreschi della galleria di palazzo Pitti. L'opera, pubblicata nel 1751 (Pitture del salone Imperiale del palazzo di Firenze), fu edita nuovamente nel 1766 con l'aggiunta di nuove incisioni del G., raffiguranti gli affreschi delle ville medicee della Petraia e di Poggio a Caiano.
Nel 1752 iniziarono a vedere la luce i volumi della serie del Museum Florentinum dedicati agli autoritratti dei pittori conservati agli Uffizi (Firenze 1752-62). L'impresa fu patrocinata ancora da Gori che assegnò la maggior parte delle incisioni al G. e ai giovani incisori che frequentavano la sua bottega.
Nel 1758 il G. fu impegnato nella riproduzione a bulino degli affreschi di B. Barbatelli nella cappella di S. Maria Maddalena de' Pazzi nella chiesa di S. Croce a Firenze. Il volume fu completamente realizzato dalla bottega del G.: egli firmò quattro lastre, le altre tavole furono incise da suo figlio Ferdinando e da C. Faucci, i due allievi che ereditarono la sua bottega.
La nomina a maestro incisore delle Gallerie granducali, nel 1758, fu il riconoscimento più alto della sua carriera artistica. L'anno successivo venne pubblicata la prima parte della raccolta di stampe con le riproduzioni a bulino dei migliori quadri della collezione del marchese Gerini; alle quattro incisioni realizzate dal G., poste nelle prime pagine del volume, fu riservato un posto di riguardo. L'opera fu uno dei primi esperimenti in Italia di cataloghi illustrati di collezioni private, e sarebbe diventato un modello per i successivi progetti di riproduzione di quadrerie private.
Sempre al 1759 risale la pubblicazione del volume dedicato alla Vita del b.Michele Flammini abate generale di Vallombrosa, di cui il G. firmò il frontespizio. Il sopraggiungere della malattia che lo portò alla morte costrinse il G. a lasciare incompiuta la lastra, completata dal figlio Ferdinando.
Il G. morì a Firenze il 12 dic. 1759.
Numerose incisioni del G. apparvero solo dopo la sua morte. Nel 1762 fu pubblicato il volume curato dal pittore I. Hugford, che vi lavorava fin dal 1747, in cui si proponevano cento incisioni da disegni di A.D. Gabbiani; il G. aveva realizzato sei lastre tutte all'acquaforte. L'opera ebbe un grande successo editoriale. Negli ultimi anni della sua vita il G. incise tre ritratti per il volume Chronologica series simulacrorum regiae familiaeMediceae, finanziato e stampato da G. Allegrini (Firenze 1761-62).
Grazie al gran numero di commissioni cui il G. dovette far fronte negli anni fiorentini e al prestigio che raggiunse la sua bottega, gli incisori che la frequentavano ebbero modo di formarsi e farsi conoscere rapidamente. I nomi di A. Scacciati, C. Faucci, del figlio Ferdinando e dell'abate P.A. Pazzi risultano spesso affiancati insieme con quello del G. in numerose commissioni da lui assolte fin dal quinto e sesto decennio del Settecento.
Tra gli allievi del G. va menzionato anche l'altro suo figlio Antonio che, differentemente da Ferdinando, ben più noto e dotato, si dedicò all'incisione senza grande successo. Nel Gabinetto nazionale delle stampe di Roma si conservano sei incisioni, nessuna delle quali datata, tutte di soggetto religioso con rappresentazioni di santi: due di esse, con altrettante Scene dalla vita di s. Lorenzo da Brindisi, sembrano appartenere a una stessa serie; e la corrispondenza nella cornice e delle dimensioni fanno supporre che possano essere state realizzate per uno stesso volume.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Camerale II, b. 8; Roma, Biblioteca Corsiniana, Cod. Cors., 2487/bis: lettera del cardinale B. Corsini a G.G. Bottari, 22 febbr. 1737, c. 2r; Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.VIII.13: Lettere di A.M. Zanetti di Girolamo ad A.F. Gori, 8 ag. 1740, 12 febbr. 1746, cc. 76r, 308r; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., II.I.438: A. Cambiagi, Notizie di C. G. lucchese (1764); G.G. Bottari, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura e architettura, II, Roma 1757, pp. 207-212, 267-295; IV, ibid. 1764, pp. 158-167; Elogi degli uomini illustri toscani, III, Lucca 1772, pp. V-VIII; A. De Witt, Real Galleria degli Uffizi. Gabinetto dei disegni e delle stampe. La collezione delle stampe, Roma 1938, p. 227; C.A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 68; T. Gasparini Leporace, Il libro illustrato nel Settecento a Venezia, Venezia 1954, p. 12; F. Haskell, A note on artistic contacts between Florence and Venice in the 18th century, in Boll. dei Musei civici veneziani, 1960, nn. 3-4, pp. 33 s.; F. Borroni Salvadori, Francesco Maria Niccolò Gaburri e gli artisti contemporanei, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, s. 3, IV (1974), pp. 1520, 1532 n. 131; M. Dezzi Bardeschi, Archeologismo e neoumanesimo nella cultura architettonica fiorentina sotto gli ultimi Medici, in Kunst des Barock in der Toskana. Studien zur Kunst unter den letzten Medici, München 1976, pp. 246, 249; G. Cruciani Fabozzi, Le "antichità figurate etrusche" e l'opera di Anton Francesco Gori, ibid., p. 279; F. Borroni Salvadori, Cerimonie e feste in Toscana sotto i Lorena, Roma 1976, pp. 123, 125; Id., Pittori del Settecento a Firenze, o di persona o in effigie (catal.), Firenze 1984, pp. 6, 8, 20 s., 44, 46, 48, 52 s.; E. Borea, Le stampe che imitano i disegni, in Bollettino d'arte, LXXVI (1991), 67, pp. 105-107, 120, nn. 40, 42, 45; N. Iodice, C. G., tesi di laurea, Istituto universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, a.a. 1997-98; Id., C. G., incisore di traduzione, in Grafica d'arte, XI (2000), 43, pp. 30-36 (con bibl.); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 577; P. Bellini, Diz. della stampa d'arte, Milano 1995, p. 250.