BALDINO, Carlo
Nacque a Nocera dei Pagani (Salerno) nei primi decenni del sec. XVI, ma visse sempre a Napoli nel cui Studio, dal 1567 al 1591, tenne la cattedra di diritto canonico, con uno stipendio che toccò il massimo di 240 ducati annui. La sua competenza giuridica fu messa a profitto dagli arcivescovi riformatori napoletani come Mario Carafa, Paolo Burali d'Arezzo e Annibale di Capua, dopo che era divenuto (1571) canonico del duomo. La vocazione allo stato ecclesiastico, come per molti altri laici della borghesia intellettuale di Napoli, era maturata in lui attraverso l'esercizio ascetico e caritativo svolto nella Compagnia dei Bianchi della Giustizia, cui fu ascritto il 17 nov. 1566. I registri della Compagnia accuratamente conservati (cfr. A. Saladino) mostrano fino a che punto egli fosse fedele agli impegni, non sempre facili, del sodalizio, di cui assunse anche la direzione nel 1583, quando i sospetti politici ne minacciarono l'esistenza. In quel momento la sua personalità (con il suo rigorismo ispirato agli orientamenti del cardinale Giulio Antonio Santoro) era già nota e influente nei centri della riforma cattolica, che a Napoli reclutava le sue forze soprattutto dalla Compagnia dei Bianchi.
Entrato nel consiglio dell'arcivescovo Mario Carafa, ne sostenne le rivendicazioni giurisdizionali contro il cardinale Antonio di Granvelle, vicerè di Napoli. Gliene derivò, nel 1574, una persecuzione che lo costrinse a lasciare la cattedra e a vivere sotto la minaccia delle più aspre rappresaglie. Cedette infine, quando le autorità spagnole mostrarono di colpire la sua famiglia e in particolare il fratello Bartolomeo; ma perse di conseguenza la grazia del Carafa che infierì su di lui in maniera ancora più dura del viceré: "L'ha pigliato à consumar di scomarlo et avvelirlo" fu scritto al Santoro da un suo amico (cfr. R. De Maio, Un riformatore teatino...,p. 38). Riebbe ben presto la cattedra (il 12 genn. 1575 la Tesoreria gli pagò tre mesi di lezioni) e la fiducia dell'arcivescovo che nel sinodo provinciale del 1576 gli affidò un incarico di rilievo (J. D. Mansi, Sanct. Concil.... collectio, Suppl., V, Lucae 1751, col. 1055). Che il suo cedimento davanti alla forza fosse stato solo un episodio lo si vide dalla fiducia che a Napoli e a Roma si ebbe ancora per lui. La sua pietà e la sua carità, come fu per l'amico Santoro, non gl'impedì, sin dal 1571, di essere un consultore assai attivo dei S. Officio a Napoli, finché nel 1585 ne fu designato commissario delegato per il viceregno. La condanna più tipica e anche più sensazionale che avvenne durante il suo mandato fu quella dell'amico di Galilei, Colantonio Stigliola, conterraneo di Giordano Bruno. In tale carica, tuttavia, mantenne quella moderazione, che era stata già celebrata in un efficace epigramma dal poeta Giano Peluso (Lusuum libri quatuor,Neapoli 1567, pp. 66 v-67).
Dopo che almeno per dodici anni il Santoro si era adoperato presso Gregorio XIII e Sisto V perché al B. si conferisse un vescovato, il 3 febbr. 1591 gli ottenne l'arcidiocesi di Sorrento, dove il B. si impegnò nella riforma pastorale già iniziata efficacemente dal suo confratello della Compagnia dei Bianchi, il domenicano Giulio Pavesi, e dove morì nel marzo del 1598 (cfr. B. Capasso, mentre G. van Gulik-C. Eubel danno il 1595).
Fonti e Bibl.: Frequenti richiami al B. nei sei volumi delle Audientiae del card. G. A. Santoro, in Arch. Segreto Vaticano, Arm. 52, tt. 17-22; in Biblioteca Apost. Vaticana, Barb. lat. 5711 e 5735; Vat. lat. 6547 e 12147; a Napoli sono essenziali per la biografla di B. l'Arch. di Santa Visita: Mario Carafa e Annibale di Capua;l'Arch. della Compagnia dei Bianchi: Scrivani 1566-1598; l'Arch. Capitolare: Lettere, voll. II-III;l'Arch. Generale della Curia: Processi civili 1571-1591; nell'Arch. diocesano di Sorrento si conservano gli atti della visita pastorale del B., 1592-93, e altri documenti; v. inoltre G. Orlando, Storia di Nocera dei Pagani, II,Napoli 1886, pp. 364 s.; III, ibid. 1887, p. 357 (con inesattezze); Autobiografia del Card. G. A. Santori,a cura di G. Cugnoni, in Arch. d. Soc. romana di storia patria, XIII(1890), p. 198; B. Capasso, Memorie storiche della Chiesa sorrentina,Napoli 1854, pp. 94 s.; L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli,Città di Castello 1892, pp. 331-345; E. Cannavale, Lo Studio di Napoli nel Rinascimento,Torino 1895, nn. 2002, 2069, 2104, 2149, 2150, 2206, 2220, 2234, 2248, 2256, 2258, 2280-2282, 2371, 2402, 2404; V. Spampanato, N.A. Stigliola e G. Galilei,in Quattro filosofi napoletani nel carteggio di Galileo,Portici 1907, pp. 37-60; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica…, III,Monasterii 1923, p. 306; N. Cortese, L'età spagnola,in Storia della università di Napoli,Napoli 1925, p. 320; A. Saladino, Una fonte di storia napoletana: l'Arch. dei Bianchi della Giustizia,in Atti d. Accad. Pontaniana,n. s., VII (1957-58), pp. 217-229; R. De Maio, Le origini del Seminario di Napoli. Contributo alla storia napoletana del Cinquecento,Napoli 1958, pp. 133, 175; Id., Un riformatore teatino nel Cinquecento, Girolamo Ferro (1528-1592), in Regnum Dei, XVI(1960), p. 38; Id., Alfonso Carafa, cardinale di Napoli,Città del Vaticano 1961, pp. 136 s., 184.