ARRIGONI, Carlo
Nacque a Firenze il 6 dic. 1697. Non si sa da chi apprendesse la musica, ma il suo talento di compositore dovette ben presto affermarsi se nel 1719 veniva eseguita, nella chiesa dell'Oratorio di S. Filippo Neri di Firenze, la sua prima opera conosciuta, l'oratorio L'Innocenza di S. Eufemia scoperta nel tradimento, al quale faceva seguito, tre anni dopo, un secondo Il pentimento di Acabbo doppo (sic) il rimprovero della strage di Nabot, nel cui libretto - del p. Giovanni Grisostomo Arrigoni, forse un suo parente - già figurava come "Accademico Filarmonico". Divenuto maestro di cappella del principe di Carignano e dopo aver fatto rappresentare a Bruxelles, dove sembra si fosse recato, nel dicembre del 1728 l'oratorio Il Ripentimento di Acabbo (probabilmente lo stesso del 1722 o un suo ampliamento), nel 1731 l'A. fu nominato a Londra da Francesco Geminiani direttore, insieme con Giuseppe Sammartini, dei concerti settimanali del giovedi alla Hickford's Room per l'anno 1732-33. Poco dopo il suo arrivo a Londra, nel 1732, vennero stampate, forse per i tipi di T. Atkins, dieci Cantate da Camera, che l'A. aveva dedicate alla regina d'Inghilterra, composizioni che il Gaspari giudicava "di squisito gusto accoppiando alla soavità della melodia accompagnamenti e bassi correttissimi". Il soggiorno londinese dell'A. fu, però, caratterizzato dalla sua partecipazione all'impresa di concorrenza creata dalla nuova società anti-haendeliana, l' "Opera of the Nobility", capeggiata dal principe di Galles, che già aveva chiamato Nicolò Porpora come compositore principale. L'8 febbr. 1734 l'A. fece rappresentare al Lincoln's Inn Fields Theatre (il teatro della nuova impresa, nella cui orchestra l'A. era anche liutista), la sua opera Fernando, dedicata a Diana Spencer Russel, duchessa di Bedford, su libretto di Paolo Rolli da La Fede ne' tradimenti di G. Gigli. L'opera fu replicata quattro volte ed ebbe un successo di partito più che di merito.
Un ricordo dell'A. e di quest'opera appare nel pamphlet satirico Harmony in an Uproar (del 12 febbr. 1734), scritto in difesa di G. F. Haendel contro i suoi avversari e attribuito al dottor John Arbuthnot.
Dalle pungenti allusioni si può giudicare piuttosto rilevante la parte che l'A. ebbe nell'impresa rivale, poiché egli è adombrato nella satira inglese come competitore di Haendel in qualità di "re di Arragon, il quale ha l'onore di essere il compositore dei madrigali per i figli della sguattera della regina Elisabetta", e sono senza dubbio rivolti all'A. e al suo Fernando il recitativo "Benvenuto, dolce Arragon, sulla strada principale, / È,sbarcato sano Don F -d -do [= Don Ferdinando] dalla Spagna?" e l'aria "O mio caro Arragon / Questo è un Paragon..." della sarcastica cantata L -I -F- Triumphant (= lincoln's Inn Fields Triumpliant).
Ma il "paragone" con Haendel non resse a lungo, sia per il Porpora sia per l'A., soprattutto per quest'ultimo, e prima che l'impresa fallisse tutti e due erano ritornati in Italia.
Verso il 1736 l'A., di nuovo a Firenze, entrò nella cappella granducale di Toscana come "aiutante di camera" e poi come compositore, tuttavia l'attività ridotta della cappella permise all'A. viaggi e altre occupazioni. Nel 1737 a Vienna egli scrisse infatti alcune composizioni di circostanza per la corte austriaca (si conservano manoscritte nella Nationalbibliothek di Vienna): Chi è costei che oltre l'usato ingombra, cantata per voce sola (alto) con cembalo e strumenti, per l'onomastico della regina Elisabetta Cristina imperatrice (sic) regnante; O quanti le già spente, allegorica cantata a soprano solo con cembalo e strumenti, per l'onomastico di Carlo VI, imperatore de' Romani (sembra sia andata perduta). Inoltre: un "drama musicale" senza titolo, il cui argomento è un colloquio di tre personaggi Architecturae, Scuipturae et Picturae: Cinto il crin di sacro alloro [1732?], e le cantate Flora, misera Flora, a voce sola con violino e basso, Aura, che fai soggiorno, con due violoncelli concertati, In dolce armonia due alme rimiro, con violino e violoncello concertato, Tu m'inviti, ombra selvaggia, con due violini e basso.
Alla corte austriaca nel 1738 venne eseguito anche il suo oratorio Ester su libretto del Metastasio. Nel carnevale del 1739 l'A., ritornato a Firenze, mise in scena due opere al teatro degli Infuocati in via del Cocomero, Scipione nelle Spagne (libretto di A. Zeno) e Sirbace (libretto di C. N. Stampa), che riuscirono a ottenere un discreto successo.
Nello stesso tempo divenne assai ricercato nella società nobile fiorentina come liutista e compositore di buone cantate, alcune delle quali (O dolce primavera, Dori bella e graziosa e Vezzose Ninfe udite) furono stampate nei due libri di Giuseppe Rigacci Raccolta di varie Canzoni sopra diversi leggiadri soggetti (Firenze 1739 e 1740). Dal suo ritorno a Firenze fino al 1740 l'A. prese parte come suonatore di tiorba qualche volta anche alle feste musicali per la Santa Croce (13 e 14 settembre) in Lucca. Nell'autunno del 1742 dalle lettere dell'ambasciatore inglese alla corte di Toscana, Horace Mann, all'amico Horace Walpole, l'A. risulta "Arrangeur" esclusivo della Accademia privata della nobiltà fiorentina per i concerti.
L'A. morì nella città di Firenze il 19 agosto 1744.
La probabile identificazione dell'A. con il "Signor Arigoni" menzionato in un avviso di concerto a Dublino nel 17.58 e come direttore di una compagnia italiana d'intermezzi a Edimburgo nel 1763, indicata nel Dizionario dei Grove, è quindi da escludersi. Anche il "Signor Arrigoni" che appare preredentemente in un altro avviso di concerto a Herenford nel Jackson's Oxford Journal del 4 sett. 1756 deve forse identificarsi con un certo violinista di nome Arrizoni. Oltre alle composizioni sopra citate, diverse altre cantate dell'A. sono conservate manoscritte, tra cui otto arie del Fernando, alla Biblioteca del British Museum, alla Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, alla Sachsische Landesbibliothek di Dresda, ecc.
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