MANZINI, Carlo Antonio
Nacque a Bologna il 5 ott. 1600, da Geronimo e da Camilla Vitali.
Pochissime sono le notizie certe sulla sua vita; condusse un'esistenza tranquilla, interamente consacrata agli interessi scientifici e culturali, e priva di episodi memorabili. Sin da giovanissimo iniziò quel percorso di studi che lo accompagnò fino alla morte, spaziando dalle lettere antiche e moderne a varie scienze, tra cui la geografia, la matematica e soprattutto l'astronomia e l'ottica. Il 22 dic. 1625 si laureò in filosofia all'Università di Bologna; molti anni dopo, il 6 dic. 1650, fu aggregato al Collegio dei filosofi. Allievo di G.A. Magini, fece parte in gioventù di un importante gruppo di scienziati bolognesi vicini, pur con un atteggiamento comprensibilmente prudente, all'esperienza di G. Galilei; di tale gruppo facevano parte personalità di spicco come C. Marsili e G.A. Roffeni. In seguito, l'esito drammatico della vicenda di Galilei costrinse il M. a prendere le distanze - peraltro in maniera a volte ambigua - dagli aspetti più compromettenti delle sue teorie.
Fu in contatto con molti dei principali scienziati del tempo, come M. Bettini (insieme con il quale compì alcuni esperimenti), B. Cavalieri (che dal M. fu sostenuto per ottenere la cattedra di matematica presso l'ateneo bolognese), O. Montalbani ed E. Divini. Quest'ultimo lo scelse come destinatario di due lettere scientifiche: Si ragguaglia di un nuovo lavoro, e componimento di lenti, che servono a occhialoni, o semplici, o composti, Roma 1663; Intorno alle macchie nuovamente scoperte nel mese di luglio 1665 nel pianeta di Giove con suoi cannocchiali, ibid. 1666. Particolarmente legato al M. fu l'astronomo ferrarese G.B. Riccioli, che nel primo volume del suo Almagestum novum (Bologna 1651) ne lodò le conoscenze filosofiche e scientifiche e lo definì suo "amicissimus". Partecipò a Bologna alla fondazione dell'Accademia dei Vespertini, che si applicava alle matematiche. Fece inoltre parte di alcune importanti accademie letterarie: quelle bolognesi dei Gelati e della Notte e quella romana degli Umoristi (fatto che lascia immaginare un suo soggiorno a Roma, di cui non si ha alcuna traccia sicura).
Dal 1667 al 1670 visse a Firenze. Prese parte alla vita culturale della città, entrando a far parte dell'Accademia degli Apatisti, per le cui riunioni preparò molti discorsi.
In seno all'Accademia svolse un ruolo di primo piano. Scrive a tal proposito il Fantuzzi (p. 206): "Scelto poi a protettori di questa nobile Accademia l'eminentissimo sig. cardinale Delci, questi destinò suo luogotenente il co. Carlo Antonio, che sostenne questa carica fino alla morte del porporato". Nel maggio 1670 vi tenne un'orazione funebre per il granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici.
Tornato a Bologna, riprese a svolgere ogni estate osservazioni astronomiche presso una propria casa di Battedizzo, dove aveva fatto erigere a quello scopo una terrazza.
Il M. morì a Bologna nel 1677.
Gli furono tributate esequie solenni nella chiesa di S. Giacomo, alla presenza, tra l'altro, dell'intero Collegio dei filosofi. L'orazione funebre pronunciata da E.A. Coppellini fu pubblicata, unitamente con un florilegio di poesie composte per l'occasione, nel volume Le scienze inconsolabili per la morte del co. C.A. M. (Bologna 1677). Questo non fu l'unico tributo all'importanza del M. come scienziato: un cratere della Luna fu chiamato in suo onore Manzinus da Riccioli.
La prima opera a stampa del M. fu una raccolta di aforismi in latino, gli Astrorum simulachra (Bologna 1624), dedicata a V. Malvezzi, alla cui famiglia era legato. Ma il vero ingresso nel campo della pubblicistica scientifica ebbe luogo con le Tabulae primi mobilis (Bologna 1626). La funzione delle tavole è specificata nel frontespizio, in cui si dice che attraverso di esse "nova dirigendi ars, et praecipue circuli positionis inventio non minus facilis, quam exacta ostenditur: cui accessit Compendium de directionibus iuxta aliorum methodum per easdem tabulas absolvendis". Nella dedicatoria al cardinale Ludovico Ludovisi, il M. afferma che si tratta della sua prima opera portata a termine.
Oltre agli interessi scientifici, coltivò sin da giovane la scrittura letteraria: un suo poemetto uscì all'interno di un volume collettivo in onore dei nobili veneziani Nicolò Barbarigo e Marco Trevisan, Le muse di Bologna, s.l. 1628. Successivamente, non pubblicò nulla per un lunghissimo periodo; il silenzio fu rotto da un breve testo, Euclides applicatus, uscito in Apiaria universae philosophiae mathematicae di M. Bettini (Bologna 1645). Del 1650 (Bologna) è il discorso Della sicura incertezza nella declinatione dell'ago magnetico dal meridiano, scritto in forma di lettera (indirizzata a C. Malvasia), in cui il M. tratta alcuni aspetti della gnomonica. Pochi anni dopo dette alle stampe un testo di argomento geografico, Stella Gonzaga (ibid. 1654).
La sua opera scientifica di maggiore impegno e successo fu L'occhiale all'occhio. Dioptrica pratica (ibid. 1660). Significativamente dedicato a s. Lucia, il trattato affrontava tutti i principali aspetti relativi all'ottica, dall'anatomia dell'occhio alle caratteristiche della luce. Particolare spazio viene dedicato alle tecniche di fabbricazione di tutti i generi di "cannocchiali", da quelli per le osservazioni astronomiche a quelli per oggetti di dimensioni infinitesimali. Per questo aspetto, il M. poteva giovarsi dell'esperienza di costruttore di strumenti ottici di ogni tipo, attività nella quale eccelleva (per le sue osservazioni astronomiche, Riccioli utilizzava telescopi fabbricati dal Manzini). Come maestro nella costruzione di "occhiali" è indicato F. Fontana, di cui vengono lodate le Novae… observationes; il M. ricorda di essersi recato nel 1641 a Napoli, dove Fontana lavorava, per incontrarlo.
Per quanto riguarda gli argomenti teorici discussi nell'Occhiale, nessuno deriva da ricerche originali: scopo dichiarato del M. è allestire una compilazione - il più possibile esaustiva, ma presentata in forma compendiosa - che possa appagare dubbi e curiosità dei lettori. D'altronde, è lo stesso autore a dichiararsi versato più nella pratica che nella teoria. Le caratteristiche dell'opera spiegano la scelta di adottare l'italiano e non il latino: il pubblico di riferimento dell'Occhiale è individuato non tanto negli scienziati quanto nei tecnici.
L'osservazione astronomica sta alla base del discorso Le comete (Bologna 1665), scritto, come si legge nel frontespizio, "in occasione della comparsa cometa dell'anno 1664 di decembre, e di gennaio 1665, e di un'altra cometa veduta d'aprile 1665. Et di due haloni, o corone, l'una solare, l'altra lunare, viste in simile congiontura, non indegne di consideratione". L'apparizione delle due comete colpì non poco gli scienziati e fu all'origine di una foltissima produzione editoriale: sull'argomento furono stampati testi di F. Barzini, G. Boscarini, G. Brunacci, M. Capellari, G.D. Cassini, G.F. Castagnola, L.I. Conti, V. Gualfedi, B. Lanoni, C. Moscheni, G. Petrucci. Insieme con il discorso, trovano spazio nel volume alcune poesie dedicate allo stesso argomento, oltre ai Parentalia in obitu marchionis, et equitis commendatarii d. Io. Baptistae Manzini, un breve testo scritto dal M. in occasione della morte del fratello maggiore, Giovanni Battista (sulla quale secondo lui poteva avere influito proprio il passaggio della cometa), e utile per la ricostruzione di molti aspetti della vita di quest'ultimo.
Negli anni fiorentini, il M. si dedicò con impegno anche ad argomenti diversi da quelli scientifici. Nel 1663 pubblicò a Firenze Il duello schernito, un trattato in cui si discutevano soluzioni alternative al duello per comporre le contese d'onore. Seguì la stesura degli Incentivi alla vita solitaria, e beata, l'ultima opera stampata dal M. (Bologna 1674).
Si tratta di una serie di riflessioni che prendono spunto dalla vita di s. Brunone, fondatore dell'Ordine certosino; scopo del testo, come si legge nel frontespizio, è "accendere la brama di quelli che inclinano a fuggire il mondo, et eleggersi luoghi idonei alle penitentie, orationi, et alle contemplationi, tacitamente additando loro le ritiratissime celle de gli venerandi monaci certosini, alias cartusiani".
Le opere a stampa non esauriscono la produzione del Manzini. Un'importante raccolta manoscritta, catalogata col titolo Miscellanea di prose e versi, è conservata nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna (Mss., B.1399). Vi sono riuniti tra l'altro molti degli interventi tenuti nelle riunioni dell'Accademia degli Apatisti, compresa l'orazione funebre per il granduca Ferdinando II de' Medici; vari gli argomenti oggetto di discussione: il M. affronta problemi scientifici, questioni di filosofia morale, teologia, retorica. Nutrita è anche la sezione delle poesie (per lo più sonetti), in cui si raccolgono soprattutto testi sacri e d'occasione, non senza qualche concessione alle tematiche amorose, interpretate secondo i canoni del gusto barocco. Interessante una disputa poetica con G.D. Cassini risalente al 1663, da cui si ricava tra l'altro che in quel periodo il M. si dedicò anche a studi di chimica.
Fonti e Bibl.: The description of a way, said to be new and universal for working convex spherical glasses upon a plain, for all practicable lengths, without other dishes or concave moulds, in Philosophical Transactions, III (1668), pp. 837-840; A. Aprosio, La Biblioteca Aprosiana, Bologna 1673, p. 594; V. Zani, Memorie, imprese e ritratti de' signori Accademici Gelati di Bologna, Bologna 1677, pp. 94-96; P.A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi e dell'opere loro stampate e manoscritte, Bologna 1714, p. 79; G. Targioni Tozzetti, Notizie degli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana nel corso di anni 60 del secolo XVII, I, Firenze 1780, pp. 171, 243, 247; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 206 s.; S. Mazzetti, Memorie storiche sopra l'Università e l'Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1840, p. 393; A. Lazzeri, Intellettuali e consenso nella Toscana del Seicento. L'Accademia degli Apatisti, Milano 1983, p. 18; G.L. Betti, Nel mondo di Galileo. Le carte Marsili della Biblioteca comunale di Bologna e altri documenti inediti, in L'Archiginnasio, LXXXI (1986), pp. 325-344; Id., Tra Università e Accademie. Note sulla cultura bolognese di fine Seicento, in Strenna storica bolognese, XXXVII (1987), pp. 88 s.; Id., C.A. M. biografo del fratello Giovan Battista ed alcune lettere del cardinale Mazzarino, ibid., XLI (1991), pp. 57-73; Id., La penna e l'archibugio. Note su Giovan Battista, C.A. e Luigi Manzini, ibid., XLIV (1994), pp. 37-53; Id., Lettere di argomento scientifico conservate nell'archivio della famiglia Manzini presso l'Archivio di Stato di Bologna, in Nuncius, X (1995), pp. 691-714; Id., Le vide dans deux discours académiques de C.A. M. prononcés à l'Académie florentine des "Apatistes", in Géométrie, atomisme et vide dans l'école de Galilée, a cura di P. Festa - V. Jullien - M. Torrini, Fontenay-aux-Roses 1999, pp. 153-165.