CASNEDI, Carlo Antonio
Nato a Milano il 5 maggio 1643 da Francesco Maria, senatore regio, e da Caterina Rumma. entrò come novizio nella Compagnia di Gesù il 30 luglio 1663 nella provincia milanese. Distintosi per intelligenza e dottrina, fu adibito ben presto all'insegnamento ricoprendo per quattordici anni, dal 1669 al 1683, le cattedre di filosofia e teologia scolastica nel collegio di Brera. Divenuto confessore di Tomás Enriquez de Cabrera, duca di Medina, ammiraglio di Castiglia, lo seguì nel 1683 in Spagna, ove ebbe la carica di qualificatore della Suprema Inquisizione di Spagna e Portogallo. Nel 1705 si trasferì a Lisbona, sempre al seguito del duca di Medina, grazie alla cui generosità il C. poté fondare il Collegio gesuitico dei missionari delle Indie. Dal 1721 al 1724 egli ebbe anche l'incarico di visitatore e di provinciale dei gesuiti del Portogallo. Aveva lasciato Lisbona e stava rientrando in Spagna, quando improvvisamente la morte lo colse a Badajoz l'11 maggio 1725.
La fama del C. è legata a un ampio trattato di teologia, che suscitò non poche polemiche, la Crisis theologica..., pubblicata in cinque volumi a Lisbona tra il 1711 e il 1719. In un periodo in cui ancora la disputa accesa intorno al probabilismo suscita scarsa eco in Italia, il C. si. propone come il campione delle idee teologico-morali della maggioranza dei suoi confratelli iberici, giovandosi dei consigli e dell'approvazione di Francisco de Morejon, maestro di teologia, rettore del Collegio imperiale di Madrid e qualificatore dell'Inquisizione, di Juan de Palazol, consigliere imperiale, e del teologo José Sancio, provinciale della provincia di Toledo. Il trattato, che nel complesso segue un andamento tipicamente scolastico con tutti i difetti che tale metodo comporta, tenta una difesa della dottrina probabilistica sulla base di un sistematico ricorso all'autorità di s. Tommaso d'Aquino; il più possibile è limitata invece la citazione di Molina, Suarez, Sanchez e Vasquez.
Il primo volume (Crisis theologica, in qua selectiores, et acriores hujus, et elapsi saeculi controversiae, subsecutura in Elencho legendae, discutiuntur. Tomus primus..., Ulyssipone 1711) comprende due trattati, "De decretis pontificiis" e "De probabilitate in genere". Di particolare interesse è il primo, soprattutto per la "disputatio De directa, et reflexa infallibilitate Papae", che, nel difendere l'opinione dell'infallibilità pontificia in materia dottrinale e morale, l'estende - contro l'opinione dei giansenisti - anche alle questioni di fatto, avallando in tal modo la decisione di condanna dell'Augustinus di Giansenio da parte di Innocenzo X. Il secondo volume (Crisis theologica, in qua selectiores, et acriores de Probabilitate theologica controversiae, subsecutura in Elencho legendae discutiuntur. Tomus secundus..., Ulyssipone 1711) contiene i trattati "De probabilioritate et probabilitate comparative theologice sumptis" e "Fundamenta antiprobabilistorum". Il terzo volume (Crisis theologica tomus tertius. Duplex Gordius Conscientiae Nodus, unde in incertis, certitudo conscientiae, et an satis certitudo reflexa certae Probabilitatis, perfectissima Deiparae, et Angelorum praxi, et omnium Scholarum calculo solutus...), pubbl. a Lisbona nel 1712, studia nel quinto trattato la probabilità soggettiva e oggettiva e nel sesto, "Examen quaestionis a plerisque suppositae ut verae et a paucis neotericis negatae ut falsae", la sufficienza e la necessità della certezza del giudizio riflesso; notevole è, in appendice (pp. 445-528), la "Digressio moralis de Sacramento Paenitentiae ad mentem Urbani VIII, Clementis X et Innocentii XII", che susciterà anni dopo aspre reazioni. Nel 1719 vide la luce, sempre a Lisbona, il quarto volume (Crisis theologicae, in qua contra Michaelem de Molinos, et recentissime exortos, et damnatos Caco-Mysticos, Eucharistice Transubstantiatos, sublimiora Theologiae Mysticae Arcana...., tractantur...), che tratta le dottrine quietiste condannate da papa Innocenzo XI. Infine venne pubblicato l'ultimo volume (Crisis theologicae, in qua pleraeque difficiliores ab Alexandro VII et VIII, an Innocentio XI et nuperrime a SS. D. N. Papa Clemente XI damnatae, insertis pluribus aeque arduis, ac novis quaestionibus, praecipue ad utrumque iudiciale internum, et externum Forum spectantibus, discutiuntur, tomus quintus..., Ulyssipone Occidentali 1719), nel quale sono esaminate le questioni create dalla bolla Unigenitus di Clemente XI, che costituiva un grosso successo per i gesuiti probabilisti.
Il C., come responsabile del Collegio dei missionari delle Indie, seguì anche con molta attenzione il viaggio in Oriente del visitatore apostolico Giovanni Ambrogio Mezzabarba, incaricato da Clemente XI di raccogliere precisi elementi di giudizio sulla controversia intorno ai cosiddetti riti cinesi, che vedeva i missionari della Compagnia di Gesù fortemente compromessi dall'accusa di snaturare la purezza della dottrina cattolica. Egli fu costantemente informato dalla Cina sugli sviluppi dell'inchiesta del Mezzabarba e cercò di ottenere l'appoggio della Corona portoghese a Roma, per evitare una condanna.
Fedele apologeta della dottrina dei confratelli, il C. scrisse anche una difesa delle teorie millenaristiche del padre Antonio Vieira (Sententia... post repetitam huius clavis lectionem, de Regno Christi Domini in terra consummato, auctore incomparabili P. Antonio Vieyra), rimasta inedita e oggi irreperibile.
Alcuni decenni dopo la morte del C., nel pieno della battaglia scatenata dagli antigesuiti per ottenere la soppressione della Compagnia, le sue opere vennero accuratamente analizzate e accusate di lassismo morale (si vedano le giansenistiche Nouvelles ecclésiastiques, Paris 1756, p. 197). In particolare. con una forzata interpretazione di alcuni "casi" morali contenuti nel terzo volume della Crisis theologica, si volle fare dei C. un assertore della liccità della bestemmia. In sua difesa alcuni confratellì intervennero con la Lettre à l'auteur des Nouvelles Ecclésiastiques, dans laquelle on lui demande si le scandale donné à Lisbonne par le Jésuite Casnedi, est le plus grand qui soit dans l'Eglise, s.n.t., e con la Réponse au livre intitulé: Extraits des assertions dangereuses et pernicieuses en tout genre que les soi-disans Jésuites ont, dans tous les temps et persevéramment soutenues, enseignées et publiées dans leurs livres, avec l'approbation des Supérieurs et Généraux..., III, Justification de la doctrine du Corps de la Compagnie de Jésus, et de la plûpart des Théologiens de cette Compagnie, dénoncés dans la Collection des Assertions, s.l. 1764, pp. 527 s.
Bibl.: F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium..., I, 2, Mediolani 1745, col. 334; Nouvelles ecclés., Paris 1756, p. 197;C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, coll. 810 s.; XI, col. 1638; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., XI, coll. 1300 s.; Dict. de théologie cathol., II, coll. 1822 s.