ANGELONI, Carlo
Nato a Lucca il 16 luglio 1834, da Costante e da Lore a Giannotti, ricevette l'istruzione elementare nel seminario di S. Michele in Lucca. Verso i dieci anni l'A. manifestò una spiccata tendenza agli studi musicali. Primo suo maestro fu Lorenzo Guidi, modesto compositore, che insegnava in quel seminario; subito dopo, l'A. venne affidato a Michele Puccini, padre di Giacomo, insegnante di contrappunto nel civico istituto Pacini di Lucca. Iniziò prestissimo a scrivere musica: tra le sue prime composizioni si ricordano un Credo a 4 voci e orchestra, eseguito sotto la sua direzione nel gennaio 1849 nella chiesa di S. Francesco in Lucca, e un Magnificat a 4 voci, coro e orchestra, scritto nel 1851 A vent'anni portò a termine la prima opera teatrale in 4 atti, il Popolano di Londra, rappresentata nel 1854 al teatro Comunale di Camerino. Il 29 giugno 1855 andava in scena, al teatro Nota (poi Goldoni) di Lucca il melodramma in 3 atti Carlo di Viana. I successi ottenuti da questi lavori non migliorarono in alcun modo la sua situazione economica, sempre assai precaria; accettò pertanto di recarsi a Firenze, ove dimorò sino al 1862 nella più ritrosa modestia, dando lezioni private, e rifiutando proposte di lavoro vantaggiose, che lo avrebbero, però, obbligato a trasferirsi fuori d'Italia. Compose intanto un'opera in 4 atti a sfondo patriottico, Alisa di Foix, rappresentata al Comunale di Camerino nel febbraio 1860. Tomato a Lucca, fu nominato direttore della banda civica e insegnante di canto, di organo, di armonia e, più tardi, di composizione nell'istituto Pacini. Iniziò così un'attività intensa e appassionata di docente, in cui profuse il meglio delle sue energie; di fatto, fu anche direttore dell'istituto. A Lucca l'A. compose prevalentemente musica sacra. Nel 1871 fece rappresentare, al teatro Pantera di Lucca, Asraele degli Abenceraggi, con grande successo. L'A. si illuse che quella fosse l'occasione propizia per far conoscere le sue opere teatrali, e tentò, ma inutilmente, di rappresentare la nuova opera a Cremona, a Bologna e a Milano, ove gli editori Lucca e Ricordi rifiutarono le sue musiche. Nel 1877 scrisse il Miserere, una delle sue più originali creazioni, e due anni dopo completava un Requiem, che fu poi prescelto in un concorso nazionale per una messa da eseguirsi ai funerali del re Carlo Alberto in Torino. Furono suoi allievi in quegli anni, tra gli altri, Giacomo Puccini, Carlo Carignani, Gustavo Luporini e Domenico Cortopassi. Anche Alfredo Catalani ebbe dall'A. qualche lezione. Negli ultimi anni scrisse ancora lo Stabat Mater, che, contrariamente alle forme tradizionali, contiene qualche pagina esclusivamente orchestrale, tra cui un pregevole intermezzo sinfonico prima dell'Eja Mater: Esso fu eseguito a Lucca il 25 marzo 1898. Ritiratosi dall'insegnamento nel 1895, l'A. fu nominato direttore onorario dell'Istituto Pacini e, contemporaneamente, ricevette l'offerta della cattedra di contrappunto e fuga nel liceo musicale Rossini di Pesaro, ma declinò l'invito. Nel 1900 terminò l'opera il Dramma in montagna, in tre atti, rappresentata in Lucca il 27 aprile 1902.
L'A. morì in Lucca il 13 genn. 1901.
Tutte le musiche scritte dall'A. sono rimaste manoscritte. A quelle già citate si devono ancora aggiungere: il dramma tragico Muzio, composto nel 1850 e rimasto incompiuto; l'opera buffa Il Merciaio, in 3 atti, rappresentata da un gruppo di dilettanti nel teatro Comunale di Tereglio (Lucca) nel 1855; i Vespri, scritti nel 1863. Della numerosissima produzione vocale sacra e profana vanno ricordate numerose cantate di ispirazione patriottica, serenate, romanze per solo e pianoforte e varie messe. Le partiture autografe dell'Asraele e del Dramma in montagna sonoconservate nella Biblioteca di S. Cecilia in Roma; il Miserere e lo Stabat nella Biblioteca del conservatorio Cherubini di Firenze; la Messa per il giubileo di papa Leone XIII nella Biblioteca Apostolica Vaticana. La musica sacra dell'A., nonostante il gusto allora dominante, risente pochissimo, e limitatamente alle parti a solo, dello stile teatrale; castigatissima, non è né sciatta né pesante. Particolarmente notevole, per la sua originalità, lo strumentale del Miserere, in cui sono adoperati viole, celli, contrabbassi, fagotti e harmonium, senza i violini: un procedimento che ricorre anche nel Deutsches Requiem di Brahms e che costituisce una ricerca di colore espressivo singolarmente notevole per quell'epoca. Meno originale forse la musica teatrale, che pure si distingue per una generosa vena melodica e per una eccezionale facilità contrappuntistica.
Bibl.: L. Landucci, C. A., cronistoria, Lucca 1905; Musica, XXIII (1929), nn. 10-11, pp. 1-5 (dedicato completamente all'A.); D. L. Pardini, C. A., quaderno di ricordi lucchesi, Lucca 1934; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, p. 53; Encicl. dello Spettacolo, I, coll.614-616; Diz. Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1959, p.39.