ROSSI, Carlo Alberto
Nacque a Rimini il 30 agosto 1921, primogenito di Francesco (Chino) e Fernanda Ferretti. Ebbe un fratello minore, Alfredo (1925-2008). Sposò Lyda Sabba (1924-1974), con la quale ebbe i figli Giorgio (1951) e Rossella (1956).
Intorno ai sette anni si avviò alla formazione musicale studiando canto nell’Istituto Giovanni Lettimi di Rimini. Intraprese lo studio del pianoforte con un insegnante riminese di nome Balena. Portò a compimento gli studi classici nel liceo Giovanni Berchet di Milano, città in cui si stabilì con la propria famiglia nel 1936. Durante gli studi liceali si esibì in ambito lombardo con il quintetto vocale I Barboni, costituito in ambiente scolastico. A Milano proseguì la formazione musicale con un maestro di nome Ferrari e intraprese gli studi nella facoltà di medicina. Assolse il servizio militare nei primi anni Quaranta, interrompendo così il percorso universitario, mai più concluso.
Entrò presto in contatto con l’ambiente dell’editoria musicale milanese, promuovendosi come autore di canzoni. Negli anni Quaranta pubblicò i propri pezzi per le edizioni di Vittorio Mascheroni (il quale firmò come autore dei testi, laddove non coautore di versi e musica): Luna indiscreta, Perdonami, Fascino e Quando piange il ciel sono, di questa fase, i titoli più significativi (incisi dai maggiori cantanti dell’epoca, tra cui Natalino Otto e Alberto Rabagliati). Nel 1946 pubblicò, per le edizioni milanesi Melodi, Conosci mia cugina?, scritta con Giuseppe Perotti. Maggior successo ottenne con Amore baciami, baciami, baciami (pubblicata nel 1948, ma già incisa da Lidia Martorana l’anno prima), canzone che gli garantì presto, e per lungo tempo, un cospicuo introito per i diritti d’autore; ne aveva composto dapprima la musica al pianoforte, affidando poi la stesura dei versi a Gian Carlo Testoni: questa modalità di produzione caratterizzò gran parte della sua attività compositiva.
Avviò l’attività imprenditoriale nel 1949 a Milano, fondando le Edizioni musicali Ariston insieme al fratello Alfredo e a Ladislao Sugar. Per la Ariston pubblicò nello stesso anno Trieste mia (sotto lo pseudonimo Cicero) in collaborazione con Guido Viezzoli. Entrò a far parte del consiglio di amministrazione della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) e assunse inoltre, nel 1950, la direzione artistica delle edizioni musicali Musicalcine. Costante e sempre più intenso fu dal dopoguerra e per tre decenni l’impegno compositivo, in rapporto alle circostanze produttive e ai contesti fruitivi coevi: l’editoria e i festival della canzone dapprima, poi anche il mercato discografico. Concorse così a quasi tutte le edizioni del Festival di Sanremo, dall’inizio (1951) e fino al 1969. Presentò nel 1951 Eco fra gli abeti (testo di Enzo Bonagura, cantanti Nilla Pizzi e Achille Togliani) e nel 1953 Acque amare (testo di Nicola Salerno, cantanti Carla Boni e Katyna Ranieri). In questo stesso anno, al di fuori di Sanremo, spiccarono Mon Pays (scritta con Salerno) e Stradivarius, brano destinato all’orchestra di Armando Trovajoli. Partecipò più volte al Festival di Napoli: nel 1952 presentò Nun è curaggio... è ammore (testo di Antonio Galante, cantante Togliani). Ma dell’orientamento verso la canzone napoletana, i risultati più felici (diffusi poi da Roberto Murolo, Peppino di Capri e altri) furono raggiunti con Ugo Calise: ’Na voce, ’na chitarra (Edizioni musicali Ariston, 1955); Chitarra mia napulitana (Festival di Napoli, 1956), Nun è peccato (Edizioni musicali Tre Stelle, 1959). Più volte i suoi brani si aggiudicarono il primo premio in festival non solo nazionali. Le centinaia di canzoni di Rossi depositate nell’archivio SIAE ne testimoniano la prolifica produzione, soprattutto in collaborazione con alcuni parolieri: Testoni, Vito Pallavicini, Giorgio Calabrese; con Alberto Testa, che pure emerge fra questi, Rossi scrisse Al chiar di luna, un vertice della ripetuta cooperazione fra i due autori, pubblicata nel 1958 e portata al successo da Fred Buscaglione e dal Quartetto Cetra.
Fu dunque compositore apprezzato e richiesto: le sue canzoni si distinsero per una scrittura impreziosita dalle influenze del jazz e dello swing prebellici, e soprattutto dai costrutti armonico-melodici e formali propri del song americano, declinati nei pezzi ballabili più mossi (su ritmi di tango, beguine ecc.), nei valzer e negli slows.
Nel 1956 lasciò la Ariston e proseguì indipendentemente l’attività editoriale con la propria C.A. Rossi Editore, società che ebbe sede a Milano in Galleria del Corso n. 2. Nel 1958 inaugurò a Rimini il Whisky Juke Box, sala da ballo giovanile in cui si alternavano band e orchestre, e si ballava sui dischi: gestì il locale per dieci anni. Nello stesso anno avviò l’attività di produttore discografico: realizzò a Milano il centro di registrazione e doppiaggio Fonorama, in via Barletta n. 11, e fondò la Juke Box s.r.l. (dal 1966 CAR Juke Box). L’etichetta, rimasta in attività fino al 1975 (ma negli ultimi anni ceduta a Mara Del Rio), produsse i lavori di Luciano Tajoli, Joe Sentieri, Jenny Luna, Mimì Bertè (Mia Martini), Le Orme e altri, dimostrandosi aperta ai nuovi orientamenti stilistici del beat e del progressive rock.
A partire dai primi anni Sessanta, Rossi raggiunse con le proprie canzoni un ulteriore successo, amplificato dalle voci coeve più note (quella di Mina prima fra tutte): nel 1960 ottenne il suo miglior piazzamento a Sanremo (terza posizione in classifica) con Quando vien la sera (cantata da Wilma De Angelis e Sentieri); nel 1961 presentò Le mille bolle blu (cantata da Mina), rilevante esito della collaborazione con Pallavicini; nel 1964 partecipò con E se domani (testo di Calabrese; cantanti Fausto Cigliano e Gene Pitney). Dal 1966 al 1969 le canzoni con cui concorse al festival furono scritte con Marisa Terzi, autrice dei testi e cantante (sotto contratto già dal 1960 con la Juke Box). Con lei firmò tra l’altro Se tu non fossi qui (1966) e Che vale per me (1968).
Nel periodo successivo alla morte della moglie Lyda, avvenuta nel 1974, Rossi abbandonò le attività professionali. Nel 1977 sposò Marisa Terzi in seconde nozze (non ebbero figli). Non smise di comporre, destinando la propria musica anche alle bande di Stato. Al volgere del secolo si stabilì a Crotone, dove trascorse l’ultimo decennio di vita. Nel Festival di Sanremo del 2002 ricevette il premio alla carriera.
Morì a Milano il 12 aprile 2010.
Fonti e bibl.: Biografia di C.A. R. (dattiloscritto autorizzato), Rimini, Archivio del Comune, reg. Sigismondo d’oro, 1996; Published music. January-June 1953, in Catalog of copyright entries, 3rd series, VII, part 5A, n. 1, Washington, U.S. Government. Printing Office, 1953, pp. 723, 772; C.A. R., in Enciclopedia della canzone napoletana, I, a cura di E. De Mura, Napoli 1969, pp. 348 s.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, p. 439; C.A. R., 100 canzoni d’autore, Milano 1987; E. Giannelli, C.A. R., in Dizionario della canzone italiana, a cura di G. Castaldo, Milano 1990, pp. 1498 s.; G. Borgna, L’Italia di Sanremo. Cinquant’anni di canzoni, cinquant’anni della nostra storia, Milano 1998, pp. 8 s., 38, 95, 211 s.; S. Palomba, La canzone napoletana, Napoli 2001, pp. 106, 129, 162 s., 282, 286, 380; N. Ronchetti, La mia vita tra le mille bolle blu, in L’Unità, 1° settembre 2002, p. 4; M. Gandin, I capolavori del signor R., in Club 3, maggio 2007, pp. 26-29; M. De Luigi, Storia dell’industria fonografica in Italia, Milano 2008, pp. 25, 35, 133 s.; S. Facci - P. Soddu, Il Festival di Sanremo. Parole e suoni raccontano la nazione, Roma 2011, ad ind.; Il Salvatori 2016. Il dizionario della canzone, I, a cura di D. Salvatori, Firenze 2015, pp. 51, 64, 335, 392, 539, II, 128, 274, 392.