MASCHI, Carlo Alberto.
– Nacque a Grezzana, presso Verona, il 21 nov. 1909, da Giovanni e da Pia Fagiuoli.
Dopo gli studi liceali si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università cattolica di Milano, alla quale rimase sempre legato; qui nel 1933 conseguì la laurea con la tesi Il concetto di ius naturale nelle fonti del diritto romano.
Dei due professori di diritto romano che allora insegnavano alla Cattolica, E. Albertario e B. Biondi, il M. appare certo più influenzato dal secondo che non dal primo, dal quale in particolare lo avrebbe distanziato la riluttanza ad aderire ai dettami della cosiddetta Scuola interpolazionistica, in ciò anticipando la tendenza, tipica dei decenni successivi, a considerare, fino a prova contraria, le fonti giuridiche classiche presumibilmente immuni da contaminazioni giustinianee.
In ogni caso, già nei suoi primi anni di collaborazione didattica nella facoltà giuridica dell’ateneo milanese, gli interessi scientifici del M. sembrano caratterizzati da una certa autonomia di giudizio, come rivelano sia il suo primo scritto, Disertiones. Ricerche intorno alla divisibilità del consortium nel diritto romano antico (Milano 1935) sia, soprattutto, l’ampia monografia su La concezione naturalistica del diritto e degli istituti giuridici romani (ibid. 1937).
Nel primo saggio il M. inaugura il filone delle ricerche incentrate sull’opera del giurista romano Gaio, per la cui ricostruzione si era allora rivelato prezioso il rinvenimento, in Egitto, di frammenti papiracei idonei a integrare, almeno in parte, il contenuto del palinsesto veronese delle Institutiones. Nel secondo, riprendendo i temi della dissertazione di laurea, enuncia, con notevole senso di equilibrio e coerenza di metodo, la tesi secondo cui tutto il diritto positivo romano sarebbe intrinsecamente ispirato alla naturalis ratio, da intendersi come la realtà stessa delle cose, alla quale i giuristi, nell’assumere le più svariate decisioni, avrebbero spontaneamente aderito, mossi da sentimenti di equità e di giustizia.
Nell’anno accademico 1937-38 il M. ottenne l’incarico di diritto romano nell’Università di Camerino e, nel 1938-39, quello di storia del diritto romano nell’Università di Parma. Tuttavia, avendo vinto il concorso, l’anno successivo venne chiamato dall’Università di Cagliari (dove fu anche preside di facoltà, nel 1942), e poi, nell’immediato dopoguerra (1945-46), dall’Università di Trieste, alla cattedra di storia del diritto romano. In questo periodo, in cui esercitò la sua attività di docente lontano dalla Cattolica di Milano – alla quale però progressivamente si riavvicinò, per coprirvi l’incarico di storia del diritto romano (fin dal 1955-56) e quindi la cattedra della stessa materia (dal 1960-61) –, il M., se da una parte riprese e approfondì ulteriormente temi a lui cari (su Gaio: La parafrasi greca delle Istituzioni attribuite a Teofilo e le glosse a Gaio, in Scritti di diritto romano in onore di C. Ferrini pubblicati dalla R. Università di Pavia, a cura di G.G. Archi, Milano 1946, pp. 319-342; Caratteri e tendenze evolutive delle Istituzioni di Gaio, in Atti del Congresso internazionale di diritto romano e di storia del diritto, Verona… 1948, a cura di G. Moschetti, I, Milano 1951, pp. 7-49. Sullo ius naturale: Il diritto naturale come ordinamento giuridico inferiore? (in L’Europa e il diritto romano. Studi in memoria di P. Koschaker, II, Milano 1954, pp. 425-437), d’altra parte inaugurò almeno due nuove direttrici di ricerca.
Affrontò questi nuovi indirizzi sempre seguendo il suo metodo che vedeva piegato lo studio dei singoli istituti ad alcune grandi idee-guida: quella della libera volontà negoziale, da ritenersi prevalente sulle formalità dirette a esprimerla (La solennità dell’heredis institutio nel diritto romano, in Aegyptus, XVII [1937], pp. 197-232; Studi sull’interpretazione dei legati. Verba e voluntas, Milano 1938; Volontà tipica e volontà individuale nei negozi mortis causa, in Scritti in onore di C. Ferrini pubblicati in occasione della sua beatificazione, I, Milano 1947, pp. 317-353); e quella dei principî fondamentali del diritto romano, sorta di rivisitazione critica dei Prinzipien des römischen Rechts (München-Leipzig 1934) di F. Schulz, che ne risultano in parte confermati, in parte discussi e corretti, sulla base del convincimento che criteri come l’aequitas o la humanitas o la caritas, anziché porsi come oggetto di astratta indagine da parte dello studioso intento a rinvenirli a posteriori nell’esperienza romana, orientavano quotidianamente, già allora, l’interpretazione tecnico-giuridica (Humanitas come motivo giuridico. Con un esempio: nel diritto dotale romano, in Annali triestini. Sezione 1, s. 3, XVIII [1948], pp. 263-362; Humanitas romana e caritas cristiana come motivi giuridici, in Jus, I [1950], pp. 266-274). Ma è soprattutto con l’opera Il diritto romano nella prospettiva storica della giurisprudenza classica (Milano 1957), che si fa penetrante la critica del M. all’impostazione di Schulz, secondo il quale i giuristi classici sarebbero stati del tutto privi di senso storico, salva qualche rara eccezione. Tale affermazione non corrisponderebbe a verità, specie in riferimento all’epoca postadrianea, quando invece la riflessione storica, mai peraltro fine a se stessa, si sarebbe rivelata uno strumento indispensabile per alimentare l’opera di continuo aggiornamento, da parte dei prudentes, del diritto vigente. Di ciò il M. cerca di dare dimostrazione, nell’ultima sezione del libro, conducendo una puntuale analisi esegetica delle fonti.
Oramai stabilizzato all’Università Cattolica, nel 1964-65 passò alla cattedra di diritto romano, pur mantenendo l’insegnamento di storia e, per qualche anno, anche quello di esegesi delle fonti di diritto romano. In questa fase il M. si dedicò con intensità alla didattica e dalle sue lezioni ebbe origine la pubblicazione di due manuali, la corposa Storia del diritto romano e gli Studi di diritto ereditario romano. Appunti complementari per il corso di diritto romano (ambedue ibid. 1968), nonché La categoria dei contratti reali. Corso di diritto romano (ibid. 1973), che per alcuni versi rappresenta il punto più elevato anche delle ricerche condotte dal M. su singoli istituti giuridici (delle quali basti qui ricordare quelle sul mutuo e sul deposito, e ancora sulla proprietà comune, sulla superficie, sulle servitù, oltre che sul concepito e il procurato aborto). In questi anni, comunque, il M. non mancò di riprendere, e anzi affinare, la riflessione sui grandi principî.
In particolare, la certezza del diritto, non pregiudicata, in età antica, dalla mancanza di un ordinamento legalizzato, grazie soprattutto all’attività del magistrato giusdicente (Certezza del diritto nel diritto romano e nel pensiero contemporaneo, in Jus, X [1959], pp. 32-38; Considerazioni sulla certezza del diritto, in Scritti giuridici in onore di M. Cavalieri, a cura di E. Allorio et al., Padova 1960, pp. 147-153; Certezza del diritto e potere discrezionale del magistrato nel diritto romano, in Studi in onore di E. Betti, Milano 1962, III, Storia del diritto e diritto romano, pp. 411-449) e la critica del diritto (che per il M. non era, in epoca romana, de iure condendo o esterna, bensì interna, derivando dagli stessi organi che producevano le regole: La critica del diritto nell’ambito degli ordinamenti giuridici romani, in Jus, XII [1961], pp. 49-67, e in Studi in onore di B. Biondi, Milano 1965, II, pp. 707-755). Negli anni di poco precedenti il suo collocamento fuori ruolo (1° nov. 1980), e anche in seguito, il M. impresse ai suoi studi un respiro più ampio, di carattere marcatamente filosofico, rivendicando le ragioni della storicità della scienza giuridica (Filosofia del diritto e diritto positivo [Impostazione di una ricerca], in Studi in onore di G. Donatuti, introd. di E. Reggi, Milano 1973, II, pp. 709-720; Qualche considerazione sull’esperienza giuridica, in Boll. della Scuola di perfezionamento e di specializzazione in diritto del lavoro e in organizzazione aziendale, 1973, n. 20, 56-57-58, pp. 8-12; Antico e moderno nella scienza del diritto, ultimo scritto del M. pubblicato postumo da G. Lombardi in Studia et documenta historiae et iuris, XLVIII [1982], pp. 257-288).
Il M. morì a Milano il 28 marzo 1982.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. dell’Università cattolica del S. Cuore, Fascicoli personali dei professori universitari, f. 1794 M, 1794 M bis; S. Di Blasi, C.A. M. Ricordo d’un maestro del diritto, in L’Avvenire, 1° apr. 1982; R. Bonini, In memoriam. C.A. M. (1909-1982), in Studia et documenta historiae et iuris, XLVIII (1982), pp. 611-626; A. Burdese, Commemorazione di C.A. M., in Arch. giuridico «F. Serafini», CCIII (1983), pp. 405-418; G. Broggini, C.A. M. (1909-1982), in Jus, XXX (1983), pp. 299-311.