CARLI, Raffaello dei, detto Raffaellino del Garbo
Dal Vasari sappiamo che morì a cinquantotto anni nel 1524: la data di nascita dovrebbe dunque aggirarsi intorno al 1466 (1470 circa, per il Milanesi). Nel commento al Vasari, il Milanesi riferisce poche altre notizie sul C., senza citarne la fonte; esse però, per il fatto di essere assai circostanziate, sembrano abbastanza attendibili. Secondo tali notizie il C. sarebbe nato a San Lorenzo a Vigliano, in comune di Barberino Valdelsa, da un Bartolomeo di Giovanni di Carlo di Cocco: con tale patronimico il pittore è infatti citato in vari documenti, pubblicati dallo stesso Milanesi e dai commentatori fiorentini del Vasari (1851). Inoltre, l'artista, rimasto orfano in tenera età, sarebbe stato allevato per due anni da un suo parente, Pasquino di Carlo e, alla morte di questo, dalla famiglia Capponi. Nel 1505 e nel 1516 avrebbe avuto delle liti giudiziarie con Carlo, figlio del defunto Pasquino, per ragioni di interesse.
Dalla portata al catasto del 1498 si sa che il C. teneva bottega contemporaneamente in Borgo San Iacopo e nel quartiere di S. Maria del Fiore, mentre tra il 1513 e il 1517 risulta a pigione in bottega di proprietà della Badia in via del Garbo (donde il suo nome di Raffaellino del Garbo, con cui è più noto). Secondo il Vasari fu allievo di Filippino Lippi. Il 15 nov. 1499 fu immatricolato nell'arte dei medici e speziali.
Alcune opere datate e firmate hanno dato origine a lunghe discussioni: infatti la tavola ora nei magazzini di palazzo Pitti reca la firma "Raphael de Caponibus" mentre la Messa. di s. Gregorio (ora a Sarasota) è segnata con il nome di "Raphael Karli" e "Raphael de K(a)rolis" è firmata La Madonna con il Bambino e due santi (ora a San Francisco). Una firma apparentemente diversa, "Raphael de Florentia", compare poi nella tavola con Madonna e santi in S. Maria degli Angeli a Siena (Gamba).
Questa diversità di iscrizioni ha indotto alcuni critici, a partire dal Milanesi (1879), a scindere la personalità del C. in quella di due o tre (o anche più) pittori contemporanei, nonostante che il Vasari e l'Anonimo Magliabechiano parlino di un solo artista di quel nome. Dopo i contributi di alcuni importanti studiosi alla tesi dell'unità del personaggio (Ulmann, 1894; Van Marle, 1931; Scharf, 1933; Neilson, 1938), una definitiva chiarificazione è stata fornita nel lungo saggio sul pittore di M. G. Carpaneto, che ne ha anche ricostruito l'attività.
Le origini pittoriche del C. sono da ricercarsi negli affreschi, eseguiti in collaborazione col maestro Filippino Lippi, nella volta della cappellina Carafa in S. Maria sopra Minerva a Roma, ricordati dal Vasari e recentemente riscoperti (C. Bertelli, Ilrestauro della cappella Carafa [1965], in Boll. dell'Ist. centrale del restauro, 1967, pp. 189-195). Nell'opera, databile verso il 1495, il C. mostra già la sua personale poetica nell'andamento più lento in cui scioglie i concitati ritmi lineari del maestro. Allo stesso periodo sono riferibili due tondi con la Madonna, il Bambino e angeli:l'uno a Berlino Dahlem (Staatliche Muscen), in cui si notano anche scoperte reminiscenze dal Botticelli e contatti con la scultura contemporanea, e l'altro già nella collezione Benson e poi in vendita da Christie's nel giugno 1967, in cui comincia a scorgersi l'influenza di Lorenzo di Credi. Un accostamento al Pinturicchio è visibile invece nella tavola datata 1500 con Madonna, santi e donatori ora nei depositi di Pitti (Smyth, ill. 13). I ricordi umbri, specialmente dal Perugino, si faranno più fitti nelle opere degli anni successivi, tra le quali le più importanti sono la Messa di s. Gregorio del 1501 (Sarasota, Florida, Ringling Museum), la Madonna in trono con due santi e due angeli del 1502 (San Francisco, M. H. De Young Memorial Museum, coll. Kress) e la tavola di Siena, pure del 1502, in cui però il Padre Eterno nella lunetta è di un gusto tipicamente ghirlandaiesco. L'unico affresco superstite del C. è la Moltiplicazione dei pani e dei pesci nel convento fiorentino di S. Maria Maddalena dei Pazzi, databile all'anno 1503 (C. von Fabriczy, Memorie sulla chiesa…, in L'Arte, IX [1906], p. 260) il cui soggetto, inedito a Firenze, è stato messo in rapporto dagli studiosi (Vertova) con la contemporanea attività, del Sodoma per il convento benedettino di S. Anna in Camprena. A un tempo non lontano è riferibile il Ritratto di giovane della National Gallery di Londra, la cui attribuzione tradizionale al Botticelli documenta l'alta qualità raggiunta dal C. in questo genere, di cui un altro notevole esempio, di qualche anno più tardo, si trova a Berlino negli Staatliche Museen. Le due opere più notevoli del C. appartengono agli anni tra il 1503 e il 1505 c.: si tratta della Pietà di Monaco (Alte Pinakothek) e della Resurrezione dell'Accademia di Firenze.
Per la prima sono state sempre indicate le derivazioni dall'analoga tavola del Perugino, conservata nel Museo degli Uffizi - con ricordi anche dell'ambiente del Verrocchio - ma anche da Leonardo e da Piero di Cosimo; l'opera trova d'altronde un ante quem sicuro, nell'analoga composizione di Raffaello Botticini già nel Museo della collegiata di Empoli, del 1508. Nella Resurrezione di Cristo della Accademia gli elementi leonardeschi si moltiplicano, indicando una data leggermente più tarda rispetto alla Pietà di Monaco, anche per il preciso riferimento al cartone della Battaglia di Anghiari, che è dell'agosto 1504.
Del 1505 è la Sacra Conversazione nella chiesa fiorentina di S. Spirito, alla quale è da ricollegare un disegno degli Uffizi (n. 306 E) ed in cui si riscontra la consueta mescolanza di elementi umbri e filippineschi, che porta a un risultato di pacato classicismo, di piacevole effetto sebbene alquanto convenzionale. L'attività successiva del C. scade sempre più nella routine della bottega, da cui si solleva solo a tratti; le opere più importanti di questo periodo sono la tavola dell'Abbazia di Vallombrosa del 1508, la coeva Annunciazione in S. Francesco a Fiesole, in cui è forse rintracciabile un primitivo impianto filippinesco, e l'Incoronazione di Maria ora al Louvre, ma eseguita per la chiesa fiorentina di S. Salvi, del 1511 (doc. in Shearman).
Importanti, in questo ultimo periodo di attività del pittore, sono i disegni per ricami, in alcuni dei quali il C. seppe dare il meglio di sé, come ben avvertì il Vasari: i ricami forse più importanti derivati da suoi cartoni sono quellidella pianeta del cardinale Passerini, conservata al Museo diocesano di Cortona, databile agli anni immediatamente precedenti il 1515 (Ragghianti).
Suo figlio Bartolomeo, detto il Bontaca, fu pittore; s'iscrisse all'arte dei medici e speziali il 4 giugno 1537 e morì il 25 nov. 1555, ricevendo sepoltura nella chiesa di S. Simone (Milanesi, in Vasari, IV, p. 235). Il Vasari lo ricorda solo indirettamente, per dire che vendette a bassissimo prezzo dei disegni del padre. Nient'altro è noto né della sua vita né della sua attività pittorica.
Fonti e Bibl.: Oltre all'importante articolo di H. Ulmann, Raffaellino del Garbo, in Repert. für Kunstwissenschaft, XVII(1894), pp. 90-115, e alla bibl. cit. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, s.vv.Garbo, Raffaellino del (XIII, p. 170), Carli, Raffaello de (V, pp. 604-606), e Capponi, Raffaello de (V, pp. 552 s.), si veda: G. Vasari, Le Vite…, a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, pp. 233-253 (v. anche l'ed. di Firenze, VII, 1851, pp. 190-201); Il Codice Magliabechiano, Cl. XVII, 17… (1537-1542), a cura di C. Frey, Berlin 1892, pp. 107 s.; C. Gamba, Dipinti ignoti di R. C., in Rassegna d'arte, VII(1907), pp. 104-109; H. S. Ede, Florentine Drawings of the Quattrocento, London 1926, tav. 43; R. Van Marle, The develop. of the Italian Schools of painting, XII, The Hague 1931, pp. 416-46; B. Berenson, Ital. pictures of the Renaissance. Florentine school (1932), London 1963, I, pp. 185-89; A. Scharf, Die frühen Gemälde des Raffaellino del Garbo, in Jahrbuch der Preussischen Kunstsammlungen, LIV (1933), pp. 151-66; B. Berenson, Disegni fiorentini (1938), Milano 1961, I, pp. 166-81; II, pp.118-23, 142-44; K. B. Neilson, Filippino Lippi, Cambridge 1938, pp. 186-207; C. H. Smyth, The earliest works of Bronzino, in Art Bulletin, XXXI(1949), pp. 185-207 passim, 209 s.; C. L. Ragghianti, Andrea del Sarto a Cortona, in La Critica d'arte, VIII(1949), p. 117, ill. 86-91; L. Vertova, I Cenacoli fiorentini, Torino 1965, pp. 58-61; J. Shearman, Andrea del Sarto, Oxford 1965, pp. 21-23; The Burlington Magazine, CX(1968), suppl. pubblicitario, tav. V (un tondo con Madonna con Bambino e s. Giovannino);M. G. Carpaneto, Raffaellino del Garbo, in Antichità viva, IX(1970), 4, pp. 3-23; X(1971), I, pp. 3-19; B. B. Fredericksen-F. Zeri, Census of pre-nineteenth-cent. Ital. paintings in North Amer. public collections, Cambridge, Mass., 1972, p. 171; L. Grassi, Disegni ital. del Trecento e del Quattrocento, Venezia s. d., pp. XXXI, 191-93; The Burlington Magaz., CXV(1973), p. XXIV (riprod. di un disegno con S. Giacomo Maggiore in vendita da Sotheby il 13 dic. 1973).