Schmitt, Carl
Filosofo e giurista tedesco (Plettenberg 1888-ivi 1985). Professore a Monaco e poi a Berlino presso la Scuola superiore di amministrazione, durante il nazismo fu nominato consigliere di Stato prussiano e professore di diritto pubblico a Berlino. Attaccato dalle SS sulla loro rivista (Das Schwarze Korps), rinunciò a parte dei suoi incarichi. Dopo la guerra fu processato dagli Alleati per i suoi rapporti con il nazismo e venne prosciolto (1947) con un «non luogo a procedere», ma con il divieto di insegnamento. Ritiratosi nella nativa Plettenberg, continuò i suoi studi fino alla morte. Ispirandosi ad autori classici come Hobbes e a moderni come Juan Donoso Cortés e Weber, S. isola il concetto di politico in quanto tale, e lo lega strettamente al rapporto amico-nemico. Secondo S. il fenomeno politico sorge in seno a una comunità di individui quando questa prende coscienza di sé stessa come di una comunità di intenti, mantenuta unita dalla fede negli stessi valori e decisa a proteggersi per mezzo di «rappresentanti» che aiutino gli «amici» e combattano i «nemici». Da questo punto di vista l’ordinamento giuridico – la Costituzione – grazie al quale tale comunità prende forma legale non deve mai essere considerato secondo la lettera, ma secondo lo spirito. Ciò diventa particolarmente vero quando viene messa in pericolo la vita stessa della comunità. Tale era la situazione della Repubblica di Weimar, per fronteggiare la quale si sarebbe resa necessaria un’interpretazione estensiva dell’art. 48 della Costituzione (che assegnava poteri eccezionali al presidente della Repubblica), e quindi la sospensione della Costituzione stessa e l’instaurazione di una «dittatura commissaria». S. introduceva qui un nuovo concetto di sovranità, in base al quale «sovrano è chi decide sullo stato di eccezione». Lo stato di eccezione mette a nudo le radici di ogni ordinamento costituzionale, che poggia sempre su una decisione politica fondamentale, quella di proteggere gli amici e combattere i nemici. Tale visione trova un corrispettivo nella teologia «teistica» di Donoso Cortes, secondo la quale lo stato di eccezione ha per la giurisprudenza un significato analogo al miracolo per la teologia. In entrambi i casi, infatti, il corso apparentemente naturale delle cose si rivela dipendente in ogni momento da un potere piu forte. Non a caso S. definisce «teologica» tale concezione politica, che si collega intimamente al concetto di «creazione continua». Le opere piu importanti di S. in questo ambito sono: Die Diktatur (1921); Politische Theologie (1922); Die geistesgeschichtliche Lage des heutigen Parlamentarismus (1923); Römischer Katholizismus und politische Form (1923); Der Begriff des Politischen (1927); Verfassungslehre (1928); Der Hüter der Verfassung (1929).