REINHOLD, Carl Leonhard
Filosofo, nato a Vienna il 26 ottobre 1758, morto il 10 aprile 1823 a Kiel. Alunno dei gesuiti, poi dei barnabiti e maestro al loro collegio, fuggì in Germania nel 1783. Aderì alla filosofia kantiana, divenendo nel 1787 professore di filosofia a Jena. Dal 1794 insegnò all'università di Kiel.
L'importanza storica del R. dipende dalle sue relazioni con la filosofia di Kant: le sue lettere sulla filosofia kantiana diedero una spinta decisiva alla prima affermazione di questa dottrina; con la sua successiva opera (Versuch einer neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermögens) s'inizia già il movimento di sviluppo del kantismo verso l'idealismo assoluto di Hegel. Il R., abbandonando il presupposto della validità di una scienza bell'e compiuta, cercò di derivare sistematicamente la filosofia critica da un unico principio fondamentale, da quella radice comune della sensibilità e dell'intelletto cui Kant aveva solo accennato. Da questo principio che deve essere universale, intelligibile per sé stesso, ricavato attraverso la mera riflessione sul fatto irrefutabile della coscienza, il R. vuol trarre tutta la filosofia trascendentale. Il R. lo chiama "proposizione della coscienza", formulandolo così: La rappresentazione viene distinta nella coscienza da ciò che è rappresentato e dal rappresentante, ed è riferita ad ambedue. Questa teoria della facoltà rappresentativa non vuol essere che l'esposizione delle condizioni costitutive della rappresentazione, una specie di analisi descrittiva della coscienza pura. Dal duplice riferimento proprio della rappresentazione pura, il R. deduce i concetti fondamentali presupposti dalla critica della ragion pura: ricettività e spontaneità, materia e forma, molteplicità e sintesi, rappresentazione empirica e a priori, coscienza oscura e auto-coscienza, e corrispondentemente sensibilità e intelletto. Raggiunto così il punto di partenza di Kant, svolge ulteriormente in modo sistematico il contenuto dell'esposizione kantiana. Questo tentativo anticipa la tendenza formale della dottrina della scienza di Fichte. Ma storicamente fallisce per due manchevolezze: della dottrina della cosa in sé, che in Kant si dispiega attraverso diverse fasi, non viene superata dal R. quella più dogmatica; inoltre egli non accoglie nel suo principio supremo la ragione pratica. In ambedue i sensi Fichte l'oltrepassò, e il R. stesso aderì a lui. Ma questo passaggio e i successivi cambiamenti del R. non hanno operato in modo rilevante nella storia della filosofia.
Opere principali fino alla fase fichtiana: Briefe über die kantische Philosophie (1786-87, nel Deutscher Merkur di Wieland; 2ª ed. ampliata e rifatta, Lipsia 1790-92; ristampa, Lipsia 1923); Versuch einer neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermöoens (Jena 1789); Beiträge zur Berichtigung bisheriger Missverständnisse der Philosophen (ivi 1790-94); Über das Fundament des philosophischen Wissens (ivi 1791).
Bibl.: J. Fries, Kant, R., Fichte, Lipsia 1803; J. E. Erdmann, Versuch einer wissenschaftlichen Darstellung der Geschichte der neueren Philosophie, III, i, Riga e Lipsia 1848, pp. 422-95; M. von Zynda, Kant R., Fichte, Berlino 1910; E. Cassirer, Das Erkenntnissproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit, III, Berlino 1920, pp. 33-58; P. Caraballese, Il problema della filosofia da Kant a Fichte, Palermo 1929, pp. 107-119. - Della filosofia postfichtiana del R. tratta H. Adam, C. L. R.'s Systemwechsel, Heidelberg 1930 e, anche Erdmann nell'opera citata. - Per la vita, v. C. L. R.'s Leben und literarisches Wirken, pubblicato da E. Reinhold, Jena 1825.