FRIEDRICH, Carl Joachim
Studioso di politica d'origine tedesca, nato a Lipsia il 5 giugno 1901, morto a Lexington (Massachusetts) il 22 settembre 1984. Conseguì il dottorato a Heidelberg nel 1925, recandosi poi negli Stati Uniti a insegnare all'università di Harvard. Divenuto full professor (1936), rimase nella stessa università fino al pensionamento (1971). Dal 1965 fu anche professore a Heidelberg e direttore dell'Institut für Politische Wissenschaft. Nel 1963 fu eletto presidente dell'American Political Science Association e dal 1967 al 1970 fu presidente dell'International Political Science Association.
Cultore dei classici del pensiero politico, esperto di diritto costituzionale, conoscitore dei problemi della filosofia politica, ma anche attento ai contributi della nuova scienza politica, fu studioso produttivo in molti settori.
I suoi volumi più importanti e duraturi sono Constitutional government and democracy. Nature and development, pubblicato nel 1937 e più volte riveduto e ristampato (trad. it., 1963), e Man and his government (1963). Nel primo, mette a fuoco i principali problemi politici combinando efficacemente l'analisi delle istituzioni formali con quella delle strutture partitiche e la riflessione sulle costituzioni con quella sui processi decisionali effettivi. Nel secondo elabora un grande affresco delle diverse e talvolta contrastanti dimensioni della politica − potere e giustizia, eguaglianza e libertà −, nonché dei rapporti fra i diversi livelli e modi di governo.
Democratico e federalista convinto, F. è altresì autore di Inevitable peace (1948), d'ispirazione kantiana, e di Limited government (1974). In italiano sono anche disponibili alcune sue lezioni raccolte nell'Introduzione alla teoria politica (1970).
Curatore di molti volumi del Nomos yearbook dell'American society of political and legal philosophy, dedicati alla riflessione sui più importanti concetti filosofici e politici, è stato anche coautore di diverse pubblicazioni. Nella più famosa e controversa di queste, scritta in collaborazione con Z. Brzezinski (Totalitarian dictatorship and autocracy, 1956), propone e sostiene l'utilizzazione, la validità permanente e l'applicazione della categoria di totalitarismo sia alla Germania nazista che all'Unione Sovietica poststaliniana.