HEMPEL, Carl Gustav
Filosofo della scienza, nato a Oranienburg l'8 gennaio 1905. Partecipò alle riunioni dei neopositivisti del gruppo di Berlino; lasciata la Germania (1934), si stabilì negli Stati Uniti, insegnando dapprima a Yale e poi dal 1955 a Princeton. Contro il riduzionismo dei primi neopositivisti ha proposto un'interpretazione liberalizzata del criterio di significanza che ammette la sensatezza dei termini teorici pur negandone la piena traducibilità in protocolli osservativi.
H. ha sostenuto la tesi dell'unità delle scienze empiriche ritenendo che in tutte - dalla storia alla fisica - fossero rintracciabili due tipi di spiegazioni entrambe valide: quella probabilistica, giustificata dal ragionamento induttivo, e quella nomologico-deduttiva, fondata sul ragionamento ipotetico-deduttivo.
Opere: Beiträge zur logischen Analyse der Wahrscheinlichkeitsbegriffs (1934); Fundamentals of concept formation in empirical science (1952; trad. it. La formazione dei concetti e delle teorie nella scienza empirica, 1961); Aspects of scientific explanation and other essays in the philosophy of science (1965); Philosophy of natural science (1966; trad. it. 1968).
Bibl.: Prefazione di A. Pasquinelli alla trad. it. di La formazione dei concetti e delle teorie nella scienza empirica, Milano 1961, pp. VII-XXIV; A. Pasquinelli, Nuovi principi di epistemologia, ivi 1964; D. Antiseri, Il modello Popper-Hempel, in La nuova Critica, 1969-70, pp. 7-68; A. C. Danto, Filosofia analitica della storia, Bologna 1971, pp. 275-317; S.C. Patten, Carl Hempel: explanations by reasons, in Canadian Journal of Philosophy, 1972-73, pp. 503-22.