NICANDER, Carl August
Poeta svedese, nato a Strängnäs il 20 marzo 1799, morto a Stoccolma il 7 febbraio 1839.
Compose liriche melodiosamente romantiche (Fjärilar från Pinden, Farfalle del Pindo, 1822); cantò il sentimento della patria (Fosterlandskänslan, 1826), e alla leggenda e storia della sua patria domandò ispirazione per drammi (Runensvärdet, La spada runica, 1820) e poesie (Runor, 1824-25). Ma già nei Nya dikter, che seguirono nel 1827 a una prima raccolta (Dikter, Poesie, 1825-26), la materia, - re Enzo, la morte del Tasso - lo conduce all'Italia: e della nostalgia nordica verso l'Italia il N. fu in quel tempo in Svezia l'espressione più tipica. I due anni, che un sussidio dell'Accademia delle scienze gli permise di trascorrere in Italia (1827-29), segnarono il culmine della sua vita. L'immagine dell'Italia, che ne riportò, è ancora quella romantica (v. Minnen från Sodern, Ricordi del Sud, 1831-1839; Hesperider, 1835), ma con una particolare sensibilità per il pittoresco della vita popolare e con una "disarmata" intimità spirituale che è nuova. Gli anni che seguirono furono di rapido declino: continuò a scrivere per vivere, tradusse Schiller, compose un ciclo di romanzi su Napoleone (Lejonet i âknen, Il leone nel deserto, 1838), visioni liriche (Syner och röster ur det fördolda, Visioni e voci dal mondo occulto, 1838); ma ad alcune sue brevi liriche (Mitt lif, min sång, och min död, La mia vita, il mio canto, la mia morte; Aftonen, Sera; Vågen, L'onda) e ad alcune delle sue ispirazioni d'Italia resta oggi legato il suo nome.
Opere: Samlade dikter, 1ª ed., voll. 4, Stoccolma 1839-41; 5ª ed., voll. 2, ivi 1883; Samlade arbeten, 3ª ed., voll. 2, ivi 1862.