CARISMA (dal gr. χάρισμα)
Secondo la tradizione cattolica il carisma è un dono soprannaturale dello Spirito Santo concesso in via straordinaria ad alcuni membri deila Chiesa per il bene generale della comunità cristiana. Come tale, si distingue dalla grazia santificante, che a tutti viene infusa nel battesimo. Esso appartiene, secondo i teologi, all'ordine delle grazie gratis datae, distinte dalla grazia gratum faciens, per la quale viene giustificato chi la riceve, mentre le prime vengono largite per contribuire alla giustificazione degli altri (S. Tom., Sum. Theol.,1-2ª, q. III,1).
Questo termine, usato la prima volta da Filone (De alleg., III, I, 102), ricorre specialmente nelle lettere di S. Paolo, sebbene con significato non sempre identico. Gli scrittori ecclesiastici e i critici moderni, non sono concordi nel fissare il numero dei carismi. S. Paolo ne enumera 9 in I Cor. (XlI, 11-30) e 5 in Rom. (XII, 6, 8). I primi sono: la parola della sapienza, la parola della conoscenza, la fede, la grazia di dar la salute, la virtù dei miracoli, la profezia, la discrezione o discernimento degli spiriti, la facoltà di parlare più lingue, l'interpretazione dei discorsi; ai quali si aggiungono quelli degli apostoli, dei profeti, dei dottori, l'ausilio e il governo. L'Engelmann li divide in due gruppi, secondoché si riferiscono all'ordine interno, disponendo chi li riceve a compiere gli uffici della Chiesa, o all'ordine esterno, cioè all'incremento e all'espansione della Chiesa stessa. Sebbene la dottrina dei carismi sia stata svolta principalmente da S. Paolo, si trova cenno di veri e proprî carismi nel Vangelo, p. es. in Matteo, X, 1, dove Gesù, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro autorità sugli spiriti immondi, così da scacciarli e curar ogni languore e malattia, e al v. 8: "Curate gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demonî; date gratuitamente ciò che gratuitamente avete ricevuto". Così nella celebre finale di Marco (XVI, 17-18) sono enumerati i prodigi di coloro che avranno creduto.
Che nella Chiesa primitiva abbondassero i carismi e che ad alcuno di essi corrispondessero mansioni e uffici appropriati, oltreché dal Nuovo Testamento si desume anche dai Padri greci e latini. Così nel Dialogo con Trifone (XXXIX) Giustino, parlando dell'iniziazione dei cristiani, menziona i carismi conferiti ai discepoli, contrassegnandoli con i nomi di δόματα (doni), πνεύματος δυνάμεις (virtù dello Spirito Santo), χαρίσματα ἀπο τοῦ πνεύσματος τοῦ ϑεοῦ (carismi dello Spirito di Dio), e la loro enumerazione corrisponde a quella di S. Paolo. Ignazio martire indirizza la sua epistola a quei di Smirne con le parole: "Ignazio... alla chiesa di Dio... mirabilmente dotata in ogni carisma" (ἐν παντὶ χαρίσματι). Ireneo (Adv. Haer., II, 32,4), commentando la discesa dello Spirito Santo in forma di colomba nel battesimv di Gesù, ricorda i doni compartiti dallo Spirito ai discepoli di Cristo e le meraviglie che essi compiono usandone a vantaggio della Chiesa, non esclusa la risurrezione dei morti, e conclude: "E impossibile indicare il numero dei doni che la Chiesa ha ricevuto e che dispensa ogni giorno". Così nei due primi secoli. Nei Padri latini più antichi non appare molto chiara la distinzione fra i carismi propriamente detti e gli altri doni dello Spirito Santo, eccettuato in Ilario che, allegorizzando il miracolo della moltiplicazione dei pesci, dice che il loro numero indefinito significa la divisione dei diversi doni e carismi. Le testimonianze dei Padri sono abbondantemente raccolte nello studio di A. Gardeil (v. bibl.).
Dottrina di S. Paolo. - Essa è compendiata in 1 Cor., XII-XIV, e si può dividere in cinque parti: nella prima è indicata la natura, il fine, la diversità dei carismi (XII, 1-11); nella seconda si dimostra come essi si riducano ad unità in analogia col corpo umano (XII, 12-31); nella terza si esalta, sopra tutti i carismi, la carità (XIII); la quarta contiene un confronto fra il dono delle lingue e la profezia (XIV,1-25); nella quinta si dànno le norme per il buon uso dei carismi (26-40). Per natura, essi sono doni spirituali; quanto al fine, mirano al bene comune dei fedeli; le loro funzioni sono molteplici a seconda dei bisogni e delle circostanze. Stando a san Tommaso (Sum. Theol., I-II, q. CXI, a. 4) alcuni carismi appartengono alla perfezione della conoscenza, come la fede, la parola della sapienza, la parola della scienza; altri alla conferma della dottrina, ossia della verità rivelata, come la grazia di risanare, di far miracoli, ecc.; altri infine alla facoltà di esprimere, come il dono delle lingue e l'interpretazione dei discorsi.
Dei carismi che riguardano il governo della Chiesa o la sua espansione il primo è l'apostolato. Dopo Cristo, solo gli apostoli ebbero la pienezza dei carismi, siccome i soli a cui furono rivolte le parole: "Ricevete lo Spirito Santo", cioè la pienezza della sua effusione. In seguito, i carismi rimasero nella loro pienezza nella Chiesa, ma in diversa misura nei singoli (cfr. S. Giov. Cris., Hom. 32, in I Cor.). Per riceverli, non è necessaria la cooperazione dell'uomo, potendosi in proposito applicare le parole del Vangelo (Giov., III, 8): "Lo Spirito spira dove vuole". Anche i peccatori diranno a Gesù nel giorno del giudizio: "Non ahbiamo noi profetato in tuo nome e non abbiamo nel tuo nome cacciato i demonî e.. fatto molti prodigi?" (Matt., VII, 22).
Segue la profezia, cioè il dono di conoscere e predire il futuro. Non era un dono permanente; giacché, mentre un profeta parlava, si alzava a parlare uno degli ascoltatori, improvvisamente ispirato dallo Spirito Santo, e l'altro doveva mettersi a sedere (I Cor., XIV). Né solo agli uomini era riservato questo carisma: in Atti, XXI, 8-q, si ricorda Filippo l'evangelista, di Cesarea, che aveva quattro figlie che profetavano.
La discrezione degli spiriti metteva chi la possedeva in grado di giudicare se certe manifestazioni straordinarie fossero causate dagli spiriti, buoni o cattivi, o da agenti naturali.
I dottori avevano l'ufficio di predicare e insegnare a un gruppo determinato di fedeli per preservare la fede nei luoghi evangelizzati dagli apostoli e dai loro discepoli (II Tim., II, 2).
La parola della sapienza (λόγος σοϕίας) è per S. Paolo la conoscenza dei misteri principali della fede; mentre la parola della scienza (λογος γνώσεως) è una cognizione profonda del cristianesimo e la capacità di esporne i principî e le conclusioni. Per alcuni commentatori esse rappresentano due gradi dello stesso carisma.
L'ausilio (I Cor., XII, 28) è l'assistenza ai poveri e agl'infermi, affidata nei tempi apostolici a diaconi e diaconesse (Atti, VI, 1).
Il governo è l'attitudine ad amministrare, dirigere, governare la comunità dei fedeli. Questo carisma andava ordinariamente congiunto col carattere episcopale o sacerdotale, ma non sempre, come appare da Rom., XII, 8 e da Efes., IV, 11, dove si parla di profeti e pastori che potevano essere semplici fedeli. Essendo quello delle anime il più difficile dei governi, richiedeva nelle difficoltà e nelle angustie della Chiesa primitiva una speciale assistenza dello Spirito Santo, rappresentata appunto da questo carisma, connesso con tutti i gradi della gerarchia, vescovi, presbiteri, diaconi.
La fede, considerata come carisma, era quella che muove le montagne, quale occorreva a fare e moltiplicare i fedeli e i martiri.
La grazia di far miracoli comprendeva i prodigi del genere di quelli menzionati in Marco, XVI, 17, 18: così negli Atti si legge di S. Pietro che risuscita Tabita (IX, 40), di S. Paolo uscito illeso dal morso della vipera (XXXVIII, 3, 5) e simili.
La grazia di dar la salute è nominata a parte perché più frequente e destinata a far maggior impressione, importando l'intervento soprannaturale di Dio e in sé e quanto al modo (pronunzia del nome di Gesù, imposizione delle mani, ecc.).
Il dono delle lingue o glossolalia fu ed è ancora oggetto di grandi controversie per la sua interpretazione: se cioè esso consistesse nella facoltà di parlare lingue straniere, o di farsi comprendere da ascoltatori di diverse nazionalità parlando la propria lingua, o infine di farsi comprendere da tutti i presenti pronunciando, nell'esaltazione conseguente al carisma, suoni confusi e inarticolati. Quest'ultima opinione sembra da scartarsi a causa della descrizione fatta di questo carisma in I Cor., XIV.
Quanto alla durata dei carismi nella Chiesa, certo è che furono più frequenti nel corso dei primi due secoli, come ne fanno testimonianza gli scrittori contemporanei già ricordati. Nei due secoli successivi si andarono facendo sempre più rari, perché, come nota S. Agostino (De vera religione, XXV, 47), non erano più necessarî alla diffusione del cristianesimo già profondamente radicato. Tuttavia l'Engelmann cita 13 testimonianze di Padri del sec. IV comprovanti la durata dei carismi al tempo loro. Né mancano nella storia della Chiesa esempî di carismi in tutti i secoli posteriori, come ne fanno fede gli Acta dei bollandisti (v.) e i processi di beatificazione e di canonizzazione fino ai dì nostri (cfr. Görres, Christliche Mystik).
Funzione dei carismi nel governo della Chiesa primitiva. - Gli avversarî della gerarchia ecclesiastica propugnano l'esistenza d' una Chiesa primitiva retta dallo Spirito (chiesa pneumatica), e amministrata o da sacerdoti o da semplici fedeli dotati dei carismi che li rendevano atti al governo nell'esercizio delle sue varie attribuzioni. Per essi la Chiesa stessa non è che un dono di Dio, cioè un carisma, e non può essere governata che dallo Spirito: e siccome l'operazione di Dio non può esser vincolata da costituzioni di sorta, rimane esclusa dalla Chiesa qualsiasi organizzazione giuridica o gerarchica. Così le singole comunità cristiane, indipendenti l'una dall'altra e congiunte fra loro dal solo vincolo della carità, si reggevano per virtù dei carismi senza bisogno di vescovi, la cui istituzione compare soltanto con i Padri apostolici. In questa conclusione convengono per diverse vie studiosi indipendenti di varie scuole (liberale. democratica, mistica o spirituale) quali il Köstlin, il Sohm, il Sabatier, il Harnack. Tuttavia, senza entrare nella questione della costituzione interna della Chiesa (v.), è da notare che, se molti fedeli, in virtù di speciali carismi, erano atti al ministero della parola, cioè a predicare, istruire, ecc., non ne segue che l'insegnamento ufficiale e pubblico fosse in potere di coloro che si sentivano animati dal soffio dello Spirito, e non fosse vincolato a un grado speciale o a una speciale consacrazione. Inoltre non vi fu mai separazione fra il ministero della parola e la celebrazione del culto pubblico: perciò dove occorrono esempî di carismatici (apostoli, profeti, dottori) in funzione di predicatori o d'insegnanti, non si tratta in realtà che di doni straordinarî, subordinati al magistero della Chiesa. Se i varî uffici conferiti dalla Chiesa andavano congiunti, nelle persone che li esercitavano, a carismi, ciò corrisponde al criterio di governo per cui si debbono di preferenza distribuire le cariche fra i soggetti più indicati; così nell'invitare i fedeli di Gerusalemme a eleggere i diaconi, gli apostoli raccomandano che si tenga conto di tali doni: "Trovate fra di voi uomini di buona volontà, pieni di Spirito Santo e di sapienza" (Atti, VI, 3; cfr. E. Ruffini, La Gerarchia della Chiesa negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di S. Paolo, V, Carismi e Carismatici, Roma 1921). Tanto i carismi quanto i loro soggetti appartengono alla Chiesa universale, di cui le chiese particolari non sono che parti integranti, fatte a sua immagine; non è quindi il caso di parlare d'una Chiesa primitiva carismatica, come sarebbe impropria l'espressione applicata alle chiese particolari.
Bibl.: Oltre gli scrittori citati cfr.: J.B.A. Engelmann, Von den Charismen im Allgemeinen und den Spracheng aben im Besonderen, Ratisbona 1848; I. M. C. De Smedt, L'organisation de l'Église chrétienne jusqu'au milieu du III siècle, in Revue des questions historiques, V (1888), p. 44; V (1891), p. 50; E. De Faye, Études sur les origines des Églises de l'âge apostolique, Parigi 1909; H. Lesêtre, La Sainte Église au siècle des Apôtres, Parigi 1906; Lindsay, The Church and Ministry in the early centuries, Londra 1902; A. Loisy, L'Évangile et l'Église, Parigi 1902; Hatch, The organisation of the early Christian churches, Londra 1881; A. Harnack, La Missione e la propagazione del cristianesimo nei primi tre secoli, trad. it., Torino 1906; E. Renan, Histoire des origines du christianisme, III, Saint Paul, Parigi 1869; R. Sohm, Wesen und Ursprung des Katholicismus, Lipsia 1912; C. Weizsäcker, Das apostolische Zeitalter der christlichen Kirche, Tubinga 1902; inoltre l'articolo Dons du Saint-Esprit, di A. Gardeil, in Dict. de théologie catholique, e quello di A.J. Grieve, Charismata in Hastings, Encyclopaedia of Religion and Ethics.