CARIE (IX, p. 18)
Carie dentale. - La carie patologica dei denti presenta due fasi distinte: la prima di decalcificazione e la seconda di disgregazione e dissoluzione del tessuto organico. I recenti contributi hanno portato nuovi concetti sulla patogenesi di questo processo morboso, e vien sostenuto che l'acido lattico libero nella cavità orale e nei residui alimentari non può raggiungere una concentrazione così notevole da distruggere e decalcificare i tessuti del dente. D'altronde fu osservato che all'inizio dei processi cariosi, in corrispondenza della superficie smaltea, al di sotto della cuticola negli spazî interprismatici e principalmente dove esistono i fasci e le lamelle, si impiantano dei germi che, essendo in preponderanza produttori di acido lattico, provocano la decalcificazione del tessuto e, disintegrandolo, ne inducono la distruzione. Il processo è più lento attraverso lo smalto (tessuto più calcificato), rapido attraverso la dentina (tessuto meno calcificato), in corrispondenza della quale viene favorito l'accumulo dei detriti specie nelle regioni interstiziali e nelle regioni intercuspidali. I batterî della dentina entrano nei canalicoli, si moltiplicano a spese del protoplasma, man mano che si decalcifica la dentina, la quale, costituita prevalentemente da tessuto collageno, è un ottimo pabulum per le colonie microbiche e pertanto la decalcificazione procede continuamente.
Nella seconda fase del processo carioso, lo smalto si scioglie e si disgrega, onde non rimane che una cavità. Ma nella dentina, là dove esiste maggiore quantità di tessuto organico, questo conserva forma, volume ed aspetto istologico pressoché integro, ma è di consistenza molle, perché ha perso i suoi sali di calcio. Tra i germi che sarebbero decalcificatori e produttori di acido lattico vi sarebbe lo streptococco lattico di Kruse con azione complessa che domina il quadro fondamentale della carie. In generale i batterî della carie sono saprofiti, anaerobi facoltativi e negli strati superficiali anche anaerobi obbligati.
Oltre la "carie patologica" è stata descritta una "carie sperimentale" che si ottiene sottoponendo denti sani all'azione di una miscela di saliva e pane; dopo alcune settimane la decalcificazione dei tessuti duri interviene ed i germi penetrano nei canalicoli dentinali. Ma poi non avviene la seconda fase della carie come è stata descritta sopra, mancando la flora batterica e le condizioni orali.
La carie patologica non può essere paragonata alla carie in vitro: i germi che invadono la dentina sono diversi, mancano gli streptococchi e mancano i fenomeni successivi alla decalcificazione. La carie deve essere considerata dal punto di vista eziologico e della predisposizione come un processo causato fondamentalmente dal sistema di vita dei popoli più civilizzati.
Complicazioni. - Sono date dalle "pulpopatie" o malattie della polpa dentaria. Dobbiamo distinguere delle "pulpopatie acute" e delle "pulpopatie croniche" per quanto riguarda il decorso; pulpopatie a camera pulpare chiusa e a camera pulpare aperta; stati degenerativi, involutivi, atrofici ed iperplastici dal punto di vista anatomo-patologico; mentre in rapporto alla causa si distinguono in settiche, traumatiche e tossiche.
Fra le pulpiti acute si annoverano: una pulpite acuta parziale e una pulpite totale, e da ultimo, una pulpite purulenta od ascesso pulpare. Quest'ultima è l'esito della pulpite totale, mentre la pulpite acuta parziale è pregressa rispetto alla totale. La pulpite traumatica non proviene dalla carie, ma è in dipendenza dei traumi che colpiscono il tessuto duro del dente fino a ripercuotersi sulla polpa. Le pulpiti croniche presentano diverse forme; le principali sono: la pulpite ulcerosa e quella iperplastica; la prima caratterizzata da un'ulcera della polpa, la seconda da una formazione più o meno notevole di carattere vegetante che interviene sulla superficie della polpa stessa. Da ricordarsi, per la sua diffusione, la pulpite cronica gangrenosa.
Tra le complicazioni della carie si annoverano anche le "periodontopatie" che sono, a loro volta, complicazioni delle pulpopatie.
Si tratta di infiammazioni della membrana periodontale, costituita da quel tessuto connettivo che tiene in rapporto statico e dinamico il dente con l'osso mascellare.
Fra le periodontiti si distinguono: periodontiti settiche e non settiche, periodontiti acute e croniche. Le periodontiti settiche, in generale, sono da carie; così del pari le periodontiti acute e le periodontiti croniche, che insorgono in seguito a complicazioni da pulpopatie. Da rammentarsi anche le periodontiti chimiche e tossiche dovute a medicinali applicati sulla polpa e sulle gengive. Il decorso della periodontite acuta può divenire cronico, onde si ha una periodontite apicale cronica localizzata, una periodontite cronica diffusa, una periodontite cronica plastica e una periodontite cronica ascendente.
Terapia. - Alla terapia locale, rivolta alla eliminazione dei germi dai tessuti residui ed alla ricostituzione delle parti perdute, oggi si associa la terapia medica generale tendente a rinvigorire il tessuto dentario e renderlo meno aggredibile dal processo carioso, combattendo quelle alterazioni organiche che influiscono sui denti (avitaminosi, malattie infettive gravi, tubercolosi, ecc.).
Bibl.: S. Palazzi, Trattato italiano di odontologia, Milano 1942; id., Manuale di terapia dentaria, ortodonzia ed odontotecnica, Milano 1947.