Cariddi
. Vortice localizzato di fronte a Scilla, nello stretto di Messina, conosciuto e temuto dagli antichi naviganti che vi costruirono sopra il mito di mostri che in antri abissali attendono navi e naviganti. D. si serve dell'immagine di C. per descrivere l'eterno scontrarsi degli avari e dei prodighi, in If VII 22 Come fa l'onda là sovra Cariddi, / che si frange con quella in cui s'intoppa, così convien che qui la gente riddi.
Così Salimbene descrive C. (Cronica, Bari 1966, 511): " Nota quod Farúm, in Sicilia, iuxta Messanam civitatem, est quoddam brachium maris ubi aliquando est magnus discursus, et magni gurgites fiunt ibi, qui naves absorbent et demergunt, iuxta illud Ps.: Veni in altitudine maris, et tempestas demersit me. Item in illo Pharo sunt Syrtes et Caribdes et scopuli praegrandes et multa infortunia ", offrendocene una visione dalla costa siciliana che egli ha derivato da racconti di monaci di Messina.
Curiosa la descrizione che di C. ci offre il Lana, nel commento ai versi danteschi: " Cariddi è uno mare el quale è in septentrione, et è molto percosso da la buora e fallo molto ondezare ".
Si può senz'altro escludere che D. abbia visto con i propri occhi lo stretto di Messina; al Bassermann sembra " che lo stretto di Messina sia stato da Dante conosciuto per diretta visione "; ma è fragilissima ipotesi.
Bibl. - Bassermann, Orme 278; Revelli, Italia 11.