Carentana
. Numerose sono le interpretazioni date alla C. che D. nomina in If XV 9, ove paragona gli argini lungo i quali egli e Virgilio camminano muovendo verso il terzo girone del settimo cerchio a quelli costruiti dai Fiamminghi per difendersi dal mare e a quelli costruiti o rafforzati dai Padovani, anzi che Carentana il caldo senta, per difendersi dalle acque della Brenta che aumentano al tempo dello scioglimento delle nevi.
Nel Medioevo C. (che in varie edd. antiche e moderne della Commedia è anche chiamata Chiarentana ovvero Chiarantana) è toponimo che indica la Carantania, ducato comprendente la Carinzia, la Stiria e la Carniola e governato dapprima dai Carolingi, poi dagli Eppensteiner, quindi dagli Spanheimer e, nel periodo compreso tra la fine del XIII e la prima parte del XIV secolo, da Mainardo II di Tirolo e dai suoi successori. È la ‛ Chiarentana ' ricordata più volte nella Cronica di G. Villani e nel Dittamondo (III 2, IV 14) di Fazio degli Uberti, corrispondente alla zona indicata col termine di ‛ Carantani ' a nord delle ‛ Alpes Julianae ' e della ‛ Provincia Venetiarum ' nella carta dell'Anonimo ravennate del VII secolo, e alla ‛ Carantana ' del Planisfero del Vesconte (Revelli, Italia 127). È evidente la derivazione del toponimo dal tedesco Kärnten.
Le diverse interpretazioni derivano fondamentalmente dal fatto che l'aumento primaverile delle acque della Brenta dipende dallo scioglimento delle nevi del Trentino, regione donde il fiume discende, e non di quelle della Carinzia. Ma D. .probabilmente voleva dare soltanto un'indicazione climatologica di carattere generale; egli conosceva senz'altro i limiti geografici del ducato di Carinzia e, d'altro canto, gli era ben nota la zona di origine della Brenta, che in Pd IX 27 egli considera come uno dei limiti della Marchia Trivisiana. Alcuni commentatori, dimostrando ancora una volta le loro scarse cognizioni geografiche, pongono senz'altro in Carinzia le origini della Brenta e riescono quindi a spiegare facilmente il passo dantesco: cose Iacopo, il Bambaglioli, il Lana, l'Ottimo, il Boccaccio, Benvenuto e l'Anonimo. Il Buti e il Daniello, invece, fanno della C. una montagna del Veneto.
Particolarmente dibattuta fu la questione nel secolo scorso; interessante la disputa su alcuni periodici pubblicati a Venezia nel 1843. Ad essa prese parte il Dembscher (Gazzetta privilegiata di Venezia, ottobre 1843), il quale sostenne che C. è la Carinzia, ossia il paese abitato una volta dai Carantani, comprendente tutto il Tirolo ed estendentesi fino a Verona. In risposta a ciò F. Lunelli, il quale tornò sull'argomento più volte negli anni successivi, pubblicò un articolo, firmato con lo pseudonimo ‛ Anonimo trentino ', su La Fenice del. dicembre 1843: egli sosteneva che la C. di D. doveva identificarsi con un monte del basso Trentino a oriente del lago di Levico (uno dei due laghi dai quali nasce la Brenta), chiamato Canzana o Carenzana dagli abitanti della zona. Tale interpretazione, che già si riscontra nel commento dell'Andreoli, è poi ripresa e difesa da G. Poletto, il quale ricorda che P. Maccà nella sua Storia del territorio vicentino (tomo XLV, 420) parlando della Brenta scrive: " Il fiume Brenta scaturisce da una sorgente della montagna di Chiaranzana, che è appresso Pergine, borgo situato nella giurisdizione di Trento "; aderiscono alla tesi del Lunelli anche il Gennari, l'Agnelli, il Fallani e C. Ricci. Di contro, F. Scolari pubblicò su La Fenice (1844) alcuni articoli, firmati con lo pseudonimo Girolamo Veladoni, nei quali proponeva, rifacendosi a quei codici che riportano C. con l'iniziale minuscola, d'intenderla come quella parte della montagna che, rispetto all'agricoltore, ne costituisce la ‛ chiarentana ', cioè quella parte verso la quale egli guarda per cogliervi il segno di tempo sereno.
Altra interpretazione è quella di C. Pasqualigo, il quale, in una recensione al commento di T. Casini (1889) anch'egli d'accordo con il Lunelli nel proporre il monte Chiarenzana nel Trentino, sostiene doversi identificare la C. con un monte ‛ Sarentano ', localmente La Sarenta ', situato nei pressi dei laghi onde nasce la Brenta. Il Passavalli propose una soluzione molto semplice con la sostituzione di Valsugana a C.; la variante però non è riscontrata in alcun codice. Un'idea simile si trova nel commento Rossi-Frascino. Anche il Bassermann si preoccupa di collocare la C. di D. nel Trentino, identificandola con il lago di Caldonazzo al quale corrisponde il toponimo ‛ Cardonati ' che egli ha letto in una carta del XVI secolo le due forme, Caldonazzo e Cardonati, egli sostiene (Orme 428-430), sarebbero meno lontane dalla voce C. di quanto può apparire a prima vista.
Tra coloro i quali identificano la C. dantesca con la Carinzia medievale sono da ricordare F. Lanci, G. Dalla Vedova e L. Ricci. Il primo basa la sua opinione su numerosi elementi: alcuni antichi commenti, la Cronica di G. Villani, il Dittamondo di Fazio degli Uberti, la derivazione dal toponimo tedesco Kärnten, il fatto che ai suoi tempi si chiamavano ancora Carantani gli spezzati del fiorino, un ballo popolare che egli sostiene venuto di Carinzia e che prende il nome di Chiarentana o Chirintana, il fatto che nelle Storie boeme di Dubravio si legge Carentani per Carinti, e il fatto, infine, che nella Geografia stampata ad uso del Collegio Nazareno (Roma 1788) alla voce ‛ Carintia ' segue la definizione ‛ Carenthanorum regio '. Meno decisa la posizione del Dalla Vedova, mentre netta è quella di L. Ricci il quale, in un lavoro dedicato alla questione, dopo aver passato in rassegna e criticato piuttosto probatamente le varie proposte, conclude: " La Chiarentana non è nel passo controverso un'indicazione idrografica ma semplicemente climatologica; e ognun sa che nel rapporto della fisica terrestre il nostro grande poeta aveva cognizioni parecchie "; D. avrebbe cioè inteso semplicemente dire che i Padovani si preoccupano degli argini lungo la Brenta prima che si senta il caldo in Carinzia, cioè all'inizio della primavera nell'Italia settentrionale, e avrebbe citato proprió la Carinzia, anziché un'altra regione alpina, perché abbastanza vicina alla zona di origine della Brenta.
Bibl. - G. Gennari, Antico corso dei fiumi del Padovano, Padova 1776, 122; F. Lunelli, Sulla voce C. di D.A., Trento 1864, passim; F. Scolari, La C. ossia della vera e giusta intelligenza del verso 9 canto XV Inf. della D. C,di D. A. - Lettera seconda, Venezia 1843, passim; G. Dalla Vedova, Gli argini della Brenta al tempo di D., in D. e Padova, Padova 1865, 77-87; ID., Intorno alla interpretazione di due nomi geografici della D. C., in risposta ad una lettera del comm. Hercolani, estr. vol. II ser. 3, R. Acc. Lincei 1875, 5; L. Scarabelli, La C. e il Bulicame nella D.C., in " Il Propugnatore " V (1872) 216-230; F. Lanci, Del Bulicame e della C. nella D. C. di D. A. - Consideramenti, Roma 1872, 18-43; C. Pasqualigo, Recensione al commento di T. Casini, in " L'Alighieri " I (1889) 22; I. Passavalli, D. nel Trentino, in " Voci del Trentino ", Milano 1889, 118; D.G. Poletto, La C. e la Brenta, in Alcuni studi su D. A., Siena 1892, 271-274; C. Ricci, La D. C. illustrata nei luoghi e nelle persone, Milano 1898, 62; L. Ricci, La C. di D. - Appunti, Trento 1898, passim; G. Suster, Della C. dantesca e della sua vera lezione, in " L'Alto Adige " 12-13 ottobre 1912; H. Colin Grafiam, Anzi che Chiarentana il caldo senta, in " Modern Language Notes " LXXIX (1964) 1, 47-57.