CARDIA (Κκαρδία)
Città importame dell'antichità nella parte NO. del Chersoneso Tracico, nel Μέλας κόλπος, poco sopra al capo Xeros (odierno Baklar-Burnu), così chiamata dall'aspetto del luogo a forma di cuore. Fondata da coloni milesi e clazomenî, fu da Milziade figlio di Cipselo, nel 560 circa a. C., protetta dalla parte nord con un muro; passò nel 493 in mano dei Persiani; liberata dopo la battaglia di Micale, fece parte, col rimanente del Chersoneso, della lega delio-attica; sebbene non compaia nominativameme nelle liste dei tributi. Durante la guerra del Peloponneso fu, nel 410, base navale della flotta ateniese. Alleata di Filippo di Macedonia, raggiunse il suo massimo splendore verso la metà del sec. IV, ma in seguito subì la tirannide di Ecateo, dal 335, e fu distrutta nel 309 da Lisimaco, che ne trasportò gli abitanti a Lisimachia. Cardia fu patria di Eumene e dello storico Ieronimo. Le monete di Cardia, del sec. IV, presentano la testa di Demetra, la spiga di grano e il leone.
Presso Cardia, nell'883, si svolse un'importante battaglia navale tra Arabi e Greci. Penetrati gli Arabi nel Mar di Marmara, l'imperatore Basilio il Macedone affidò a Nicata il comando della flotta, in difesa di Costantinopoli; presso Cardia si venne al conflitto, culminato in una completa vittoria dei Greci. Venti navi arabe furono bruciate e le altre costrette alla fuga.
Bibl.: Oberhummer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, col. 1932; A. M. Schultz, De Chersoneso Thracica, Berlino 1853; P. Foucart, Les Ath. dans le Cherson. de Thrace, in Mém. Ac. Inscr., XXXVIII (1909).