Carboneria
Società segreta della prima metà del sec. 19°. Sorse prima nell’Italia meridionale durante il regno di Gioacchino Murat (non prima del 1807 e non più tardi del 1812), probabilmente come scisma interno alla massoneria, divenuta ormai di stretta osservanza napoleonica; almeno fino al 1815 rimase ristretta a tale regione (moti delle Calabrie del 1813 e degli Abruzzi del 1814), diffondendosi dopo tale data anche in Sicilia e nello Stato pontificio e, attraverso la Romagna, venendo a contatto con le sette democratiche dell’Italia settentrionale, facenti capo all’organizzazione settaria di F. Buonarroti come gli adelfi e i federati. Dall’Italia essa poi si diffuse in Francia (febbraio 1821) e in Spagna. Il momento più importante della vita della C. fu il moto napoletano del 1820; entrata in crisi per il fallimento di esso e per i successivi processi specie nel Lombardo-Veneto a carico dei carbonari e di membri di altre sette, fu riorganizzata da F. Buonarroti prima col nome di C. riformata, poi con quello di C. democratica universale, e rimase potente organizzazione clandestina a largo raggio europeo fino al 1835 almeno. Compito della C., i cui membri si chiamavano tra loro cugini e si servivano di un complicato rituale in parte mutuato dalla Massoneria, era quello di opporsi ai governi assoluti e di tendere alla concessione di uno statuto; successivamente (1818), il Buonarroti immise in essa l’esigenza repubblicana e un vago programma sociale tendente alla legge agraria, ma nello stesso tempo la considerò come una setta inferiore, di semplice preparazione a quella superiore dei Sublimi maestri perfetti e del Mondo. L’ultima prova di forza della C. furono i moti dell’Italia centrale del 1831 e in Francia la rivolta di Lione del 1834: il processo francese del 1835, la morte del Buonarroti nel 1837 e la vittoriosa concorrenza della Giovine Italia del Mazzini finirono con lo spezzarne le file.