CARBONE (VIII, p. 953; App. II, 1, p. 504)
Carboni naturali. - La produzione mondiale di c. durante il decennio 1949-58 è stata caratterizzata da una prima fase di espansione che ha portato il totale per il 1951 a 1.460, 4 milioni di t da 1.286, 1 milioni nel 1949.
Tale espansione, determinata in particolare dall'aumento della produzione americana, è stata dovuta sia alla maggior domanda in seguito alla guerra di Corea, sia alle scarse disponibilità dei paesi europei che hanno così provveduto ad acquisti sul mercato americano. Successivamente, per tre anni consecutivi (1952, 1953, 1954) la produzione mondiale è andata restringendosi sino a scendere a 1.393,7 milioni di t nel 1954. Anche questa volta è stato l'andamento della produzione americana a determinare la tendenza di quella mondiale: da 522,8 milioni di t prodotti nel 1951, negli S. U. A. si è passati a 382,0 milioni nel 1954. Ma contemporaneamente la produzione dei paesi della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA, v.) saliva a 241,6 milioni da 231,4 milioni del 1951 e anche per la Gran Bretagna si registravano aumenti per quanto lievi. La situazione europea apportava naturalmente una decurtazione della domanda d'importazione, mentre il consumo interno americano, che nel 1952 risentiva dello sciopero dell'industria siderurgica, si contraeva di fronte alla sempre più forte concorrenza esercitata dai prodotti petroliferi e dal metano. A questo proposito è interessante notare che nel 1954 il fabbisogno americano d'energia veniva soddisfatto per il 35,9% dal petrolio, per il 29,3% dal c., per il 25% dal metano, e per il rimanente 9,8% dall'energia elettrica, mentre negli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale la situazione era la seguente: il 53,5% era soddisfatto dal carbone, il 31% dal petrolio, l'11% dal metano e il rimanente 4,5% dall'energia elettrica.
Per i tre anni seguenti (1955, 1956, 1957) la produzione fu nuovamente in aumento e nel 1957 essa risultava di 1.600 milioni di tonnellate. A questo aumento contribuivano tutti i maggiori paesi produttori: S. U. A., URSS, Germania Occ., Polonia, Cecoslovacchia. Solo per la Gran Bretagna non si è avuto alcun miglioramento sensibile (227,2 milioni di t nel 1957, contro 225,2 milioni nel 1955 e 227,7 milioni nel 1954).
Nel 1958 la produzione mondiale è scesa a 1.530 milioni di t dai 1.600 milioni dell'anno precedente. Questa contrazione è dovuta più che altro ai minori quantitativi prodotti negli S. U. A. (380,8 milioni di t contro 467,6 milioni nel 1957). Anche per l'Europa Occidentale si è registrato un lieve declino (da 494,6 milioni nel 1987 a 488,7 milioni nel 1958) da imputare quasi interamente alla Gran Bretagna, la cui produzione è scesa di quasi 5 milioni di t, da 227,2 milioni di t a 222,5 milioni. I paesi della CECA hanno prodotto 246,4 milioni di t contro 247,9 milioni; in particolare Germania, Belgio e Italia hanno registrato dei regressi, mentre in Francia e in Olanda si è avuta una lieve espansione. Il 1958 è stato il secondo anno consecutivo in cui si è verificata una riduzione nella produzione complessiva dei paesi della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, l'anno record essendo stato il 1956 con un totale di 249,2 milioni di t così suddiviso: 134,4 milioni di t nella Germania Occidentale, 55,1 milioni in Francia, 29,5 milioni in Belgio, 11,8 milioni in Olanda e 1,1 milioni in Italia. La produzione tedesca, che in tale anno aveva segnato con 134,4 milioni di t un nuovo massimo, ha incominciato a scendere nel 1957 e nel 1959 risultava di soli 125,6 milioni di tonnellate. In diminuzione sono pure la produzione belga e italiana, mentre quella francese è salita nel 1958 a 57,7 milioni di t per poi scendere nel 1959 a 57,6 milioni e quella olandese nel 1958 è rimasta pressoché invariata sugli 11,8 milioni di t, per poi salire nel 1959 a 11,9 milioni. Ma tornando al 1958, il rallentato ritmo della produzione industriale, le minori esportazioni, i contratti d'importazione dagli S. U. A. tuttora validi, sono tutti fattori che avrebbero dovuto far ridurre maggiormente la produzione di carbone della CECA di quanto non sia effettivamente avvenuto, se le locali industrie carbonifere da una parte e i sindacati dei minatori dall'altra non avessero esercitato forti pressioni sui governi e in particolare su quello tedesco e belga. In Germania, infatti, per proteggere l'industria del c. sono stati applicati elevati dazî all'importazione dei prodotti petroliferi che esercitano una sempre più pericolosa concorrenza al carbone.
Nei paesi del blocco comunista si è avuto nel 1958 un aumento di quasi 25 milioni di t (da 451,8 milioni nel 1957 a 476,8 milioni), ma di questa cifra circa 23 milioni di t vanno assegnati all'URSS (350 milioni di t contro 327,3 milioni) e circa 2 milioni ai paesi dell'Europa Orientale (126,8 milioni di t, contro 124,5 milioni).
In Africa non si sono avute variazioni degne di rilievo, la maggior produzione dell'Unione Sudafricana essendo stata neutralizzata da quella minore della Rhodesia. Per l'Asia si riscontra un lieve miglioramento che ha portato la produzione a 103,8 milioni di t dai 102,9 milioni del 1957. In particolare sono risultate in aumento le produzioni dell'India e del Pakistan, ma quella del Giappone è scesa dai 52,2 milioni di t del 1957 a 50,7 milioni.
Per quanto riguarda il commercio internazionale del carbone, nel 1958 si è avuta una netta riduzione delle importazioni da parte dei paesi aderenti all'ECE (tutti i paesi europei - ad esclusione della Svizzera che non è membro delle Nazioni Unite - più gli Stati Uniti), riduzione che ha portato a un maggior equilibrio con le esportazioni. In particolare per gli Stati Uniti si è registrato un declino di 14,6 milioni di t nelle sue esportazioni verso i paesi ECE, di cui 12 milioni verso i paesi della CECA, e 1,9 milioni verso la Gran Bretagna. In diminuzione anche le esportazioni della CECA da 42,4 milioni di t a 36,8 milioni. Per contro sono aumentate lievemente quelle della Polonia e dell'URSS. Complessivamente le importazioni dei paesi ECE (esclusi la Spagna e i paesi comunisti) sono risultate nel 1958 di 90,9 milioni di t, contro 113,4 milioni nel 1957.
Nonostante la sensibile decurtazione subìta dalle esportazioni degli S. U. A. verso i paesi dell'ECE, il carbone americano ha pur sempre costituito il 33,6% del totale importato dai paesi dell'ECE, contro il 40,1% nel 1957. Ma questa fase di contrazione delle spedizioni americane si è ulteriormente accentuata nel 1959. Come si è visto, le importazioni di carbone americano da parte della CECA sono scese nel 1958 a 25,8 milioni di t dai 37,8 milioni del 1957, mentre quelle della Gran Bretagna passavano da 2,6 milioni di t a 1,6 milioni. Per contro registravano aumenti gli acquisti di carbone polacco e sovietico, saliti rispettivamente a 2,6 milioni di t e 1,2 milioni di t da 1,99 milioni e 1 milione nell'anno precedente.
Dal canto loro le esportazioni sono quelle indicate dalla seguente tabella 3.
Le esportazioni inglesi, che nel 1938 risultavano di 38,8 milioni di t, sono ulteriormente scese a 5,4 milioni, mentre si registrava un aumento del 22% sul 1957 delle spedizioni di carbone polacco. Quest'ultimo è stato importato specialmente dalla Germania Occidentale, dall'Italia e dalla Danimarca.
Nel dicembre 1958 le scorte mondiali di carbone erano salite a 145,3 milioni di t, con un incremento di 21,9 milioni su quelle del corrispondente mese del 1957. Tale incremento è stato dovuto pressoché esclusivamente alle aumentate riserve presso le bocche delle miniere salite particolarmente nei paesi della CECA, in Gran Bretagna, e in Giappone. Per contro le scorte presso il consumo sono risultate ridotte negli S. U. A., in Gran Bretagna e in altri paesi. Durante il 1959 la situazione delle scorte alle bocche delle miniere è andata peggiorando sia nei paesi della CECA, sia, soprattutto, in Gran Bretagna.