CARAITI
. Setta ebraica che ripudia la dottrina tradipionale rabbinica e accetta come base della vita religiosa la sola Bibbia. la continuazione dell'antico Sadduceismo, che era bensì scomparso come partito dopo la distruzione dello stato giudaico (70 d. C.), ma le cui idee, a quanto sembra, permanevano ancora in qualche cerchia appartata e di quando in quando affioravano con la costituzione di piccole sette antirabbiniche. Il caraismo deve la sua origine a ‛Ānān ben Dāvīd (sec. VIII) che raccolse gli elementi delle sette rabbiniche preesistenti nella setta degli ‛Ānāniti. Nuovo vigore acquistò la setta per opera di Binyāmīn da Nahāwend nella Persia occidentale (circa 830-850): con lui i seguaci prendono il nome di Bĕnē Miqrā' (Figli della Bibbia), modificatosi poi in Qārā'īm, caraiti, ossia biblisti. Alla fine del secolo IX è da ricordarsi fra i dotti caraiti Dāniyyēl al Qūmisī. Frattanto il caraismo si era largamente diffuso e cominciava a costituire una minaccia per l'ebraismo rabbinico. Alla fine del sec. IX e al principio del X si manifesta in seno a questo una vivace reazione e sorgono polemisti che combattono fieramente il caraismo, fra i quali di gran lunga il più notevole è Sa‛adyāh al-Fayyūmī (882-942) che con la sua fiera lotta assicurò la vittoria all'ebraismo rabbinico. Varî dotti (giuristi, esegeti, lessicografi, filosofi, polemisti) ha il caraismo nei secoli X-XI, particolarmente notevole tra essi Abū Yūsuf Ya‛qūb al-Qirqīsānī (sec. X), ma ormai la sua ascesa è arrestata. Nella seconda metà del sec. XI il caraismo cominciò a diffondersi in Spagna, ove però ebbe breve vita, e nell'Impero bizantino, ove rimase saldo a lungo, anche dopo la conquista turca. Fra i dotti caraiti bizantini sono da ricordarsi in particolar modo Yĕhūdāh Hadassī (sec. XII), Ahărōn da Nicomedia (sec. XIV), Ēliyyāh Bashyazi, Kālēb Afendopolo (sec. XV), Mōsheh Bashyazi (sec. XVI). Frattanto in Oriente le comunità caraitiche decadevano e a poco a poco scomparivano, assorbite in parte dall'Islām e in maggior parte dall'ebraismo rabbinico. Invece, una nuova sede trovava il caraismo in Russia e in Lituania. Già nel sec. XII il viaggiatore Pĕtaḥyāh di Ratisbona ci attesta la presenza di eretici, che sembrano essere caraiti, nel paese dei Tartari, cioè nella Russia meridionale. Dal principio del sec. XIII abbiamo prove della presenza di caraiti in Crimea. Alla fine del sec. XIV Vitoldo granduca di Lituania trasferì in Lituania come coloni alcuni caraiti di Crimea. Di là essi si estesero anche in Volinia e in Galizia. Anche in queste nuove sedi dell'Europa orientale sorsero tra i caraiti dotti degni di menzione, come Yiṣḥāq Troki (sec. XVI), Simḥāh Lutzki (sec. XVIII) autore di un sommario bibliografico della letteratura caraitica, il primo saggio in materia, e Abrāhām Firkowitsch (1786-1874), infaticabile ricercatore delle antichità caraitiche, che nel desiderio di dimostrare l'alta antichità degli stanziamenti caraitici in Crimea non esitò a falsificare iscrizioni e date per raggiungere il suo intento, e pervenne a far credere che i caraiti si trovassero in Crimea fino dal sec. VI a. C. e che tutta la cultura e la scienza degli ebrei rabbaniti fossero di origine caraitica. In base alle "scoperte" del Firkowitsch il governo russo concesse ai caraiti la pienezza dei diritti civili nel 1863. Non tutto, naturalmente, il materiale del Firkowitsch è falso; tra le cose da lui raccolte molto è autentico e importante e dà reale valore alla sua opera di ricercatore. Il numero dei caraiti in Russia era nel 1910 di circa 13.000; e fuori delle provincie dell'antico impero russo di circa 2000, in diverse comunità di cui la maggiore al Cairo, e le altre a Costantinopoli, a Gerusalemme, a Hīt sull'Eufrate, e a Halicz in Galizia. Nei paesi musulmani, dal punto di vista dello statuto personale a loro riconosciuto, sono distinti dagli altri ebrei.
Bibl.: Jost, Gesch. des Judenthums und seiner Sekten, Lipsia 1857-59; II, pp. 294-381; H. Grätz, Gesch. der Juden, Lipsia 1866-78, Indici, s. v. Karäer; Fürst, Gesch. des Karäerthums, Lipsia 1862-69; Gottlober, Biqqōret lĕ-Tõlĕdōt, ha-Qārā'īm, Vilna 1865; Harkavy, in Jewish Encycl., VII, pp. 438-446; Poznanski, in Encycl. of Relig. and Ethics, VII, pp. 662-672.