CARACCIOLO
. Una delle più antiche, se non la più antica, delle famiglie nobili napoletane. Suddivisasi in innumerevoli rami attraverso i secoli, è difficile porre nessi genealogici sicuri fra le diverse diramazioni, e quindi le genealogie esistenti sono piuttosto dei tentativi che filiazioni criticamente accertate.
Secondo la tradizione, i C. sono d'origine bizantina, ma i frammenti di Agatarchide di Cnido e di Sergio il Confessore, su cui tale tradizione è fondata, sono evidenti falsificazioni del sec. XVII, fatte per coonestare la pretesa dei C. di Avellino al titolo di Gran Maestro dell'Ordine costantiniano. I figli di un Giovanni C., vissuto nel sec. XII, divisero la famiglia in 4 rami: Landolfo iniziò il ramo dei C. Rossi, Riccardo dei C. Canella, Reginaldo dei C. di Capua, e Gregorio dei C. Carafa (v.). Il ramo dei C. di Avellino, quello storicamente più importante, ebbe inizio da Domizio (fine del sec. XV) e conquistò i titoli di conte di Gallarate (1539), di Torella (1560), di duca d'Atripalda (1572), di Avellino (1589), di gran cancelliere ereditario del Regno di Napoli (1609), di marchese di Sanseverino (1618), di conte di Serino (1635), di Grande di Spagna (1708), di principe del S. R. I. (1715). Importanti furono anche i C. di Brienza e di Atena, discendenti da Antonio, ultimo figlio del su ricordato Domizio, che acquistarono nel 1569 il marchesato di Brienza e nel 1636 il principato di Atena; i C. di Forino, che risalgono al Trecento; i C. di Torchiarolo, che risalgono ad Ambrogio, primo principe di Torchiarolo (1726); e soprattutto i C. di Melfi, illustrati da Giovanni (1480-1559), famoso generale, finito maresciallo di Francia e governatore del Piemonte, e da Giovanni Antonio, suo figlio, il celebre vescovo apostata di Troyes, amico di Calvino e di Beza, morto nel 1569.
Bibl.: F. Fabris, Supplementi napoletani a: Litta, Famiglie celebri italiane, Napoli 1902 segg., con numerose tavole.