CARACCIOLO, Gualtiero, detto Viola
Della celebre famiglia napoletana, nacque da Niccolò e da Isabella Siginulfo nella seconda metà del XIV secolo. Laconferma di una concessione a lui fatta il 23 aprile del 1390 da re Ladislao, con uno dei primi atti dopo la sua incoronazione (29 maggio), è la prima notizia che abbiamo di lui. Due anni più tardi egli partecipò, al Consiglio nel quale la regina Margherita trasmise al figlio il comando effettivo.
Nel 1398 mentre la campagna napoletana condotta da Ladislao contro Luigi II d'Angiò si volgeva decisamente in suo favore, il C. era siniscalco del regio ospizio e come tale seguiva il sovrano nei suoi spostamenti. Alla fine del secolo, dopo lo acquisto vittorioso di Napoli da parte del re, il C. ottenne anche il titolo di regio ciambellano. Nel 1401 egli divenne governatore di Sulmona, assumendo così una carica delicata e importante nel quadro del riordinamento del Regno, che, al ritorno dalla campagna contro il conte di Fondi, il re si accingeva ad operare.
Il C. seguì forse Ladislao nell'impresa di Roma, che culminò il 21 apr. 1409 con il suo successo politico e militare nei confronti del pontefice Gregorio XII. Certo è che i Perugini in un indirizzo inviato al sovrano, raccomandandogli la propria città, fecero il nome del C. fra quelli delle personalità che avrebbero gradito avere per podestà. Nello stesso anno il C. fu inviato in Calabria per riscuotere somme dovute alla Corona. Rimase forse in quelle regioni, mentre Ladislao perdeva il possesso dell'Urbe prima e fronteggiava poi la nuova spedizione di Luigi II contro di lui, perché nel 1410 divenne capitano di Catanzaro, governatore di Policastro (Salerno) e giustiziere di Taverna (Catanzaro). Quattro anni più tardi, allorché dopo esser di nuovo passato per Roma, Ladislao firmava piuttosto sorprendentemente la pace con i suoi avversari, il 22 giugno 1414 nel territorio di Assisi, il C. fu uno dei gentiluomini che intervennero alla solenne stipulazione. Morto subito dopo Ladislao e salita al trono Giovanna II, quando ella si liberò della prepotente tutela del marito e riformò la corte ed il Consiglio, il C. fu ammesso a far parte di quest'ultimo organo. Inoltre divenne siniscalco del regio ospizio della regina. Insieme con Giovanni Dentice, che lo sostituì alla sua morte nella carica succitata, ottenne la rendita delle grascie e dei pesi negli Abruzzi, una parte della gabella "del quartuccio" in Napoli e l'esenzione, nel 1420, dei tributi sui suoi beni. L'anno prima, insieme con il fratello Ciarletta, aveva sovvenuto la sovrana con un prestito.
Morì il 4 nov. 1421 e fu seppellito nella cappella Caracciolo in S. Maria Donna Regina in Napoli. Aveva sposato Martuscella di Venceslao Piscicelli, da cui aveva avuto un figlio, Colantonio, e tre figlie.
Ignorando la data della sua morte tutti i biografi gli attribuiscono le vicende vissute successivamente da un omonimo, GualteroCaracciolo detto anch'egli Viola, di cui ignoriamo l'esatta collocazione nell'albero genealogico della famiglia. Costui nel 1423 era visitatore generale del Regno. Il 5 apr. 1425 fu presente e sottoscrisse ad Aversa l'atto di rogazione della lega, che la regina, rotti i rapporti con Alfonso d'Aragona, strinse allora con Luigi III d'Angiò e con Filippo Maria Visconti. L'anno dopo fu nominato capitano di Gaeta. Nelle alterne vicende che contrapposero, vivente la regina, il pretendente aragonese a quello angioino, il Caracciolo prese posizione in favore di quest'ultimo, anche se nel 1432 sembrò propendere dalla parte di Alfonso d'Aragona. Alla morte di Giovanna II (2 febbr. 1435) egli fu uno dei membri del Consiglio di baroni, cui era affidata la reggenza del Regno, destinato nel testamento della regina a Renato d'Angiò. Forse per un sentimento di lealtà verso la defunta sovrana, nella lotta che seguì per il possesso del reame, egli si mantenne angioino. Prima del prevalere di Alfonso, che parve cancellarlo dalla vita pubblica, il Caracciolo ebbe ancora la carica di governatore della casa dell'Annunziata, nel 1436, e quella di castellano di Monteleone, nel 1441.
Fonti e Bibl.: Codice aragonese..., a cura di F. Trinchera, II, 1, Napoli 1868, pp. 74, 91; Diurnali del duca di Monteleone, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXI, 5, a cura di M. Manfredi, p. 60; C. D'Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli 1624, p. 170; F. De Pietri, Cronologiadella famiglia Caracciolo, Napoli 1803, pp. 44, 62; N. F. Faraglia, Storia della regina Giovanna II d'Angiò, Lanciano 1904, pp. 79, 127, 231, 318, 392, 418; A. Cutolo, Re Ladislao d'Angiò Durazzo, Milano 1936, I, p. 422; II, pp. 52, 92 s., 139, 170, 215, 219; F. Fabris, La genealogia dellafamiglia Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tav. VIII.