CARACCIOLO (Caracciuolo, Caraccioli), Giovanni Battista, detto il Battistello
Già Faraglia dimostrò (1883) e gli scarsi documenti lo confermano, che la biografia del C. scritta dal De Dominici non è attendibile. Figlio di Cesare, nacque presumibilmente a Napoli tra il 1575 e il 1580, poiché nel 1598 sposò una Beatrice di Mario da Gaeta. I due abitarono nella parrocchia di S. Maria della Carità (ora S. Liborio), e dal 1602 al 1612 ebbero sei figli: altri due sono registrati nel 1622 e nel 1624, mentre gli altri due figli nominati nel testamento del C. devono esser nati in un'altra parrocchia.
Dagli atti della parrocchia di S. Maria della Carità, dove abitavano numerosi artisti, appare che il C. fu padrino di uno dei fratelli di B. Cavallino, nato nel giugno 1623 (cfr. Prota Giurleo), e che nel 1626 fu testimone, insieme con G. Ribera, al matrimonio dell'allievo dello Spagnoletto, G. Dò; nel 1632 P. Finoglio fu padrino di uno dei nipoti del Caracciolo. Da numerosi altri documenti, molti dei quali sono pagamenti per pitture (tratte di banche: Spirito Santo, Ave Grazia Plena, Monte di Pietà), riferentisi a tutti quanti gli anni compresi fra il 1601 e la data della sua morte (ad eccezione delle annate 1601, 1605, 1611, 1613, 1618, 1619, 1621, 1625, 1630, 1633), il C. risulta presente ed attivo a Napoli.
Il De Dominici scrive che il C. andò a Roma e scrittori posteriori hanno ipqtizzato varie date per questo viaggio. È logico ritenere che il C. sia stato a Roma varie volte ad approfondire la sua conoscenza dell'arte del Caravaggio e anche di quella di Annibale Carracci e della sua scuola. In un inventario del 1666 della villa Pamphili è registrato un "disegno in carta di aquarella" del C. "copia nelle loggie di Raffaele" (J. Garms, Quellen aus dem Archiv Doria-Pamphilj..., Rom-Wien 1972, p. 347). Da uno statuto dell'Accademia di S. Luca ora perduto (Missirini) risulterebbe che il C. era accademico, ma la data del 1596 è errata perché troppo precoce. Probabilmente il C. passò per Roma quando si recò a Firenze alla fine del 1617; nei mesi di gennaio, febbraio e ottobre dell'anno seguente fu pagato per un ritratto di Maria Maddalena d'Austria (ora perduto) e per un Riposodurante la fuga in Egitto (Firenze, Pitti). Nel gennaio 1620 era di nuovo a Napoli, dove è probabilmente da identificare con lui il Caracciolo padrino nella parrocchia di S. Maria della Carità. D'altra parte, i quadri di Firenze sono gli unici quadri del C. per i quali è documentata l'esecuzione fuori Napoli.
La produzione del C. consiste quasi esclusivamente in quadri di soggetto religioso, ma sappiamo che eseguì un ritratto di G.B. Basile, conosciuto solo attraverso una incisione che apparve nella Teagene (Napoli 1687) del poeta, il quale gli aveva dedicato un'ode in Madriali e ode (Napoli 1617, ode XXXIX, pp. 160-63). Gli altri dipinti di soggetto profano sono i Putti vendemmianti (Roma, coll. Moretti) del 1606-10, Amore sconfitto (Roma, Gall. Sestieri) e Ragazzo addormentato (Palermo, Museo nazionale), questi ultimi due molto più tardi. Quadri del C. figuravano in numerose e importanti collezioni private del Seicento, compresa quella di G. Roomer, il famoso mercante fiammingo che abitava a Napoli e che ne possedeva almeno due.
Il C. morì a Napoli tra il 19 e il 24 dic. 1635 (date, rispettivamente, del suo ultimo testamento e della lettura di esso) e chiese di essere sepolto nella chiesa di S. Tommaso d'Aquino (ora distrutta).
L'attività del C. fu molto importante per lo sviluppo della pittura napoletana del Seicento: sotto molti aspetti fu il più attento seguace del Caravaggio, e ramificazioni del suo stile si trovano in tutta la pittura napoletana durante la prima metà del secolo.
Da quello che sappiamo oggi, la carriera artistica del C. ebbe inizio dopo l'arrivo del Caravaggio a Napoli nel 1606. Probabilmente il C. fu educato alla scuola di tradizione tardomanierista di F. Imparato e F. Santafede ma non restano quadri di questo periodo; la prima opera datata rimasta, i Cherubini (1601) affrescati sulla facciata esterna del Monte di pietà di Napoli, è ormai quasi completamente cancellata. Il C. era probabilmente artista già affermato quando ebbe i primi contatti con il Caravaggio e ne assimilò il realismo e gli effetti di luce e ombra in modo tale da produrre alcuni dei quadri più caravaggeschi che siano stati mai prodotti da seguaci del Merisi. Tra i primi quadri posteriori al 1606 sono la Madonna col Bambino e s. Giovanni (Napoli, Museo di S. Martino), S. Giuseppe con Gesù Bambino (Losanna, Musée cantonal des Beaux-Arts) e Cristo portacroce (Napoli, Quadreria dei gerolamini), dove ambiguità manieristiche di composizione o assenza di finezza nel trattamento delle luci e delle ombre rivelano nel C. un processo di adattamento del suo stile all'impeto della pittura del Caravaggio.
La prima opera ricordata nei documenti dopo il 1606, La liberazione di s. Pietro (Napoli, Monte della Misericordia), del 1615, dimostra che il C. ha risolto ormai i suoi antichi problemi, ed è tra i pochi artisti che comprendono appieno l'intensita vigorosa della lezione caravaggesca. Numerose opere possono essere datate attorno al 1615: S. Giovanni Battista (Berkeley, California, University Art Museum), due versioni del Cristo nel giardino degli Ulivi (Vienna, Kunsthistorisches Museum, e Vho, chiesa parrocchiale), il Battesimo di Cristo (Napoli, Quadreria dei gerolamini). Le due Trinità (erroneamente interpretato come Ritorno dalla fuga in Egitto; Napoli, Pietà dei Turchini: una versione più tarda nella chiesa del Gesù della Valletta), del 1617, è un tipico esempio di quelle pale d'altare, di grandi dimensioni e con numerose figure, del periodo 1615-1620, per le quali il C. spesso si ispira per la composizione alle Sette opere di Misericordia o alla Madonna del Rosario del Caravaggio: l'Immacolata Concezione (Napoli, S. Maria della Stella: unica opera dove la firma del C. appare per esteso), S. Francesco e s. Chiara con un'anima del Purgatorio (Nola, S. Chiara), Miracolo di s. Antonio da Padova (Napoli, S. Giorgio dei Genovesi; bozzetto, Napoli, coll. Pisani; copia di scarsa qualità a Benevento, Museo del Sannio, in prestito da Capodimonte). Allo stesso periodo appartengono la Madonna col Bambino (Los Angeles, County Museum of Art), Cristo e la Samaritana (Milano, Brera), la Maddalena (Roma, coll. Busiri Vici), nelle quali il C., usando perfettamente l'intensità caravaggesca di contrasti tra luce e ombra, interpreta le figure in termini di realismo grafico.
Capolavoro del C., e di grandi dimensioni, è La lavanda dei piedi (Napoli, Museo di S. Martino), documentato nel 1622, dove le figure sono magistralmente disposte nell'ambiente architettonico, con il Cristo che emerge per il brillante rosso della sua tunica.
Da numerose opere del periodo 1625-30 abbiamo indicazione dell'ulteriore evolversi dello stile del C.: Cristo portacroce (Napoli, Museo di S. Martino), SS. Cosma e Damiano (Berlino, Staatliche Gemäldegalerie; copia a Madrid, Prado), S. Vito (Napoli, SS. Marcellino e Festo), Noli me tangere (Prato, Gall. comunale). In queste opere il C., pur continuando a fare uso del lumimismo caravaggesco, impiega figure genericamente più idealizzate che introducono direttamente il suo ultimo periodo (1630-35) nel quale abbandonò quasi completamente l'intenso chiaroscuro e il realismo dei suoi periodi precedenti: Assunzione della Vergine, commissionata nel 1631 (pala d'altare per la cappella dell'Assunta in S. Martino, ora a Capodimonte), Madonna col Bambino e s. Anna (Vienna, Kunsthistorisches Museum; copia a Siviglia, cattedrale), S. Gennaro e altri santi vescovi (Napoli, S. Martino; originariamente nella cappella di S. Gennaro, attualmente in quella del Rosario), e, strettamente collegati a questo, S. Martino e S.Giovanni Battista (Napoli, capitolo di S. Martino).
A differenza della maggior parte dei caravaggeschi, il C. durante tutta la sua carriera dipinse numerosi affreschi (tutti a Napoli): i già citati Cherubini del 1601 al Monte di pietà e quelli che reggono un drappo ai lati dell'organo in S. Anna dei Lombardi (circa 1607), Scene della vita di s. Simone Stock e di santi carmelitani (1617, S. Teresa agli Studi), Scene della vita di s. Gennaro, commissionato nel 1622, ma probabilmente eseguito solo dopo l'eruzione del Vesuvio del dicembre 1631 (S. Martino, cappella di S. Gennaro; quattro schizzi preparatori a olio nel Museo di S. Martino), Scene della vita della Vergine, iniziato nel 1631 (S. Martino, cappella dell'Assunzione). E ancora, nel periodo 1630-35 il C. dipinse: Scene della vita della Vergine e simboli dell'Immacolata Concezione (S. Diego dell'Ospedaletto, cappella dell'Assunzione), Nascita della Vergine (Gesù Nuovo, oratorio dei Nobili; è l'unico affresco firmato con monogramma), Storie degli Arcangeli (S. Maria la Nova, cappella degli Arcangeli), Storie della vittoria e dell'entrata in Napoli di Consalvo di Cordova (palazzo reale). Non deve sorprendere che il C. modificasse il suo stile in funzione di un mezzo pittorico più decorativo, quale l'affresco. Già due volte aveva sperimentato il suo stile chiaroscurale maturo in larghe tele per soffitti (Coronazione della Vergine, 1616, Capua, Annunciata; Madonna col Bambino e marinai, circa 1615-17, Napoli, S. Maria di Porto Salvo).
Le pitture del C. sono spesso firmate col monogramma formato dalle lettere B, C (o forse G) e A, che in passato è stato riferito ad A. Carracci (G. K. Nagler, Die Monogrammisten, München-Leipzig 1858, I, n. 308) o anche a G. B. Galestruzzi (A. Bartsch, Le peintre graveur, XXI, Leipzig 1870, p. 52). Probabilmente le tre lettere stanno per "B(attistello) CA(racciolo)" (la B è sempre più piccola delle altre due lettere). Del C. si conoscono ancora due incisioni, la Pentecoste e S.Giovanni Battista con l'agnello (Berlino, Kupferstichkabinett; firmate entrambe con il monogramma, rovesciato nella prima; riprodotte in Voss); numerosi disegni, alcuni dei quali, studi preparatori per le sue opere, sono conservati in collezioni pubbliche. Si ricordano fra quest'ultimi quelli diStoccolma, Nationalmuseum; Parigi, Louvre; New York, coll. Scholz; Napoli, Museo di Capodimonte e Museo di S. Martino; Amburgo, Museum für Kunst und Gewerbe; Firenze, Uffizi; Princeton, N.J., University Art Museum.
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