capsule collection
loc. s.le f. Collezione essenziale di capi d’abbigliamento, composta da pochi elementi facilmente abbinabili e intercambiabili tra di loro.
• L’idea è di Stefano Pilati, direttore creativo della maison [Yves Saint Laurent], che ha lanciato in questi giorni «Edition Soir», una minicollezione di abiti da sera «dalla foggia classica, ma con un approccio moderno», come spiegano dall’atelier parigino. «Edition soir» uscirà una volta all’anno ed è in vendita nei monomarca della griffe e in una rete di boutique selezionate. Accanto alle proposte più easy, la capsule collection offre anche soluzioni sartoriali demi couture su misura. Il tutto completato, com’è ovvio, da accessori come scarpe di satin e preziose borsette in coccodrillo. (Repubblica, 16 febbraio 2009, Affari & Finanza, p. 30) • Guillermo Mariotto, per esempio, designer di Gattinoni, ha lanciato una capsule collection di borse prodotta da Nannini e foderata con una tela a fiorini d’oro. I simboli cittadini, insomma, diventano nuovi loghi di una moda il cui valore, più che nel nome dello stilista, sta nel luogo di produzione quale sinonimo di artigianalità specializzata spesso proprio toscana. Qualcosa di simile al Dop e al Doc degli alimentari. (Unità, 10 gennaio 2013, p. 30, Firenze) • Dolce & Gabbana hanno preso il pigiama e l’hanno trasformato in prezioso capo di alta moda, con una capsule collection «Pigiama Party» e un evento ad hoc a Hollywood, e un marchio di elegante nicchia come F.R.S. di Francesca Ruffini (le iniziali della stilista, ma è un acronimo che sta anche per «For Restless Sleepers», per dormienti inquieti) ha fatto del pigiama il suo capo fondamentale. (Matteo Persivale, Corriere della sera, 7 gennaio 2017, p. 17, Cronache).
- Espressione inglese composta dall’agg. capsule ‘ridotto all’essenziale, compatto’ e dal s. collection ‘collezione’.