CAPRAMARITO
. Coi termini capramaritum, charavaritum, chalvaritum, ecc., in alcuni statuti sinodali del sec. XIV (Avignone), si designa lo schiamazzo accompagnato da atti lubrici, in occasione di seconde nozze (v. batterella). L'usanza, nonostante le pene comminate dalla chiesa, continuò e tuttavia perdura nelle campagne e nei villaggi sotto varî nomi. Il francese charivari ha acquistato ormai senso generico di "frastuono, baccano"; i Belgi lo chiamano pélage e kwarné (= cornage), gli Spagnoli cencerrada, i Tedeschi Katzenmusik. In Italia ogni regione ha il suo nome: il Piemonte ciabra, la Liguria foci o facioresco (Novi), le Marche tucca (Pesaro), l'Emilia tamplà (Ferrara), il Friuli scornata, baterele, calderata, la Campania ciambelleria (Napoli), la Toscana martinada (Siena) e scampanata, come la Romagna. La parola allude all'uso di dileggiare le seconde nozze, non favorite in antico dalla chiesa. La più comune spiegazione popolare è quella che ritiene il baccano fatto, allo scopo di tener lontano lo spirito offeso del coniuge defunto.
Bibl.: A. De Gubernatis, Storia comp. degli usi nuziali, 2ª ed., Milano 1878, p. 242; R. Corso, Prov. giur. it., in Riv. ital. soc., XX (1916).