capitudini
. Nel linguaggio e nella pratica politica fiorentina del tempo di D. il termine c. è sinonimo di rettore e di console: rettori e consoli, per adoperare la lapidaria espressione dello statuto degli Oliandoli (n. 6. III), " sono capo e principio di ciaschuna arte ". C. è parola dal significato polivalente e può esprimere tanto l'insieme dei consoli e dei rettori di ogni arte - e in tal caso il termine equivale a rettoria e consolato - quanto ogni singolo membro dell'organo collegiale della c. o consolato : si deve anche aggiungere che tale termine, di uso comune nel Duecento e nei primi decenni del secolo successivo, fu poi abbandonato, e a esprimere le persone o l'organo preposto alle arti rimasero solo le parole ‛ console ' e ‛ consolato ' : proconsolo fu invece il nome dal 1317 dato al priore delle c. dell'arte dei giudici e notai. Ventuno, cioè tante quante erano le arti, erano le c., e riunite insieme formavano quello che i documenti del tempo chiamano consiglio delle c.: vario era il numero dei consoli, o c., di ogni singola arte, e la variazione era in funzione del numero degl'immatricolati, oscillando da un minimo di due (seta) a un massimo di otto (lana).
La c. dell'arte nasce con l'arte stessa, ma le notizie sicure su di essa sono abbastanza tarde : un documento fiorentino del 22 novembre 1234 non solo mostra l'esistenza delle c., ma fa anche vedere che esse, prendendo parte alle riunioni dei consigli generale e speciale del podestà, svolgono già un ruolo di rilievo nella vita politica del comune.
Vari erano i modi di elezione delle c. (se ne vedano le norme negli statuti del comune e in quelli delle singole arti), e fino al 1329 la più osservata era l'elezione di secondo grado (i consoli in carica e i membri dell'arte scelgono mediante votazione i socidestinati a nominare le successive c.) mentre dopo il 1329, in conseguenza di analoga generale riforma per gli organi del comune, prevarrà il principio dell'estrazione a sorte, col quale si cercò, almeno in teoria, di eliminare l'ingiusta strettissima rotazione precedente, per togliere la quale si volle anche portare la durata di carica dei rettori da sei a quattro mesi.
Anche nella vita delle c. vigeva l'istituto del divieto mediante il quale si proibiva la rielezione delle stesse persone se non erano trascorsi due anni: altro divieto generalmente osservato era quello di allontanarsi da Firenze nel periodo di carica, e solo nel caso di pii pellegrinaggi si poteva derogare a questo principio generale: dopo il 1293, cioè dopo l'emanazione degli Ordinamenti di Giustizia, ai Grandi era proibito di ricoprire la carica di console.
Duplice è la funzione delle c.: la prima e più immediata è quella di direzione della vita delle arti, delle quali esse sono gli organi motori centrali: a questa carica son chiamate le persone più qualificate dell'arte stessa, né la riforma del 1329 porta cambiamenti sensibili in questo campo ; le grandi casate del popolo grasso si passano fra loro gl'incarichi e la cosa non sorprende affatto ove appena si pensi che la carica del console dava non solo il controllo di potenti organizzazioni economiche, ma permetteva anche un largo ascendente sul potere politico.
La crescente influenza delle c. nella vita politica fiorentina nel corso del secolo XIII è la testimonianza più eloquente del cammino percorso dalle forze che esse rappresentavano : da posizioni di scarsa o nulla rilevanza dei primi del Duecento percorrono tanta strada da arrivare alla conquista pressoché esclusiva del potere, garantendosene il godimento anche con una legislazione persecutoria degli altri gruppi sociali cittadini.
Grande autorità ebbero le c. nel governo del primo popolo (1250-1260), ma la loro importanza crebbe ancor di più negli anni successivi, quando i ghibellini furono cacciati dalla città e il comune fu definitivamente in mano ai guelfi : in quanto rappresentanti delle forze più omogenee e meglio organizzate i consoli esercitarono un'influenza sempre più larga, fino a improntare di loro stessi l'intera costituzione cittadina mediante l'istituzione del Priorato delle Arti del 1282. Le c. partecipano alla vita del comune al più alto livello: si deve aggiungere, anzi, che la costituzione fa pernio interamente su di loro e che le più alte cariche dello stato sono scelte da loro e fra loro; siamo di fronte a un ambiente politico che è un puro e semplice circolo vizioso nel quale elettori ed eletti si scambiano le cariche a vicenda e la vita stessa dello stato, a ogni suo livello, è potentemente condizionata dalle famiglie, che nel contempo dominano anche l'intera economia cittadina.
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