CAPILUPI, Lelio, Ippolito e Camillo
Figli di Benedetto, segretario e confidente d'Isabella d'Este fino al 1515. Lelio (1497-1563), uomo assai dotto, fu buon petrarchista e poetò anche in latino e in lingua maccheronica; trasse centoni in volgare (sonetti) dalle opere di Virgilio. Ippolito nacque a Mantova (8 luglio 1511), terzogenito di Benedetto. Rimasto orfano, fu fatto educare a Roma dal fratello Lelio. Poeta latino e volgare, filologo, grammatico, erudito, tradusse dal latino e dal greco. Ministro di don Ferrante Gonzaga, fu prigioniero sotto Paolo IV in Castel S. Angelo. Vescovo di Fano nel 1560, seguì il cardinale Ercole Gonzaga al concilio di Trento, e fu nunzio a Venezia. Ebbe importanti incarichi anche da Carlo V, e nel 1568 rinunziò al vescovado per essere ministro del re di Svezia a Roma e a Napoli. Morì a Roma nel 1579. Traduzioni e lettere sue esistono manoscritte nella Biblioteca capilupiana di Mantova e nella raccolta d'Arco di quell'archivio Gonzaga.
Le sue poesie volgari a stampa sono nel volume Rime del S. Lelio e fratelli Capilupi, Mantova 1585, recante anche un sonetto di Emilio figlio di Camillo (1504-1548), secondogenito di Benedetto, scrittore in versi e in prosa e corrispondente dei Gonzaga alla corte cesarea dal 1544 al 1548. I suoi importanti carteggi si conservano pure nell'archivio Gonzaga. Le Rime dei fratelli Capilupi ebbero varie ristampe.
Bibl.: G. B. Intra, Di Ippolito Capilupi e del suo tempo, in Arch. stor. lomb., XX (1893), pp. 76 segg.; id., Di Camillo Capilupi e de' suoi scritti, ibid., XX (1893), pagine 693 segg.; G. Kupke, Die Correspondenz Ippolito Capilupis, in Quellen u. Forschungen aus ital. Archiven u. Bibl., III (1899); A. Carpino, I Capilupi poeti manotvani del sec. XVI, Catania 1901 (di scarso valore).