CAPELLI, Camillo, detto Camillo Mantovano
Figlio di Giov. Maria, pittore originario di Mirandola altrimenti ignoto, nacque probabilmente a Mantova, in data imprecisata. Il Coddè, che si basa sulle ricerche di C. Volta, fissa il culmine della fortuna di questo pittore verso il 1514, ma tale notizia non trova conferma.
Il C. molto probabilmente apprese l'arte dal padre, e successivamente si perfezionò, forse sotto la guida di Francesco Genga il Vecchio. Come pittore a olio e di affreschi egli fu al servizio di Isabella Gonzaga a Mantova (Coddè), presumibilmente partecipando alla decorazione dell'appartamento del Paradiso (Patzak), ma questa sua attività a Mantova non è documentata, come non lo è quella ad Urbino ipotizzata dal Lanzi.
Documentato è il soggiorno a Pesaro nel quarto decennio del secolo (Patzak): sotto la direzione del Genga decorò la villa Imperiale insieme con Francesco Menzocchi e Raffaellino del Colle. Per queste sue opere il C. venne definito dal Vasari "in far paesi e verdure rarissimo", "pittore in fare paesi, fiori, fronde, frutti..., eccellente".
Attualmente riesce purtroppo difficile accertare quali opere egli abbia effettivamente eseguito nella villa Imperiale. In base alla descrizione vasariana della sua attività, inclineremmo ad attribuirgli le ghirlande e gli archi di fronde della pergola nella camera delle Cariatidi, e le ghirlande, i cestini di fiori ed i frutti, e fors'anche i paesaggi, nella camera degli Amorini (come già proposto dal Patzak). Il Marchini gli attribuisce inoltre i paesaggi della camera del Giuramento, che però sono indubbiamente di epoca più tarda (attribuiti a Giuseppe Gennari dal Patzak).
Già il Thode rilevò la eccezionale importanza dei paesaggi dipinti nella villa Imperiale: qui essi compaiono per la prima volta come creazioni del tutto autonome, addirittura predominanti, con un proprio valore artistico. Il Marchini vi rileva una "freschezza così evidente da anticipare le prime nature morte del Barocco". Se risultassero esatte le ipotesi già avanzate sul contributo del C. nelle singole decorazioni della villa Imperiale, dovremmo rivalutare la importanza dell'artista nell'evoluzione della pittura di paesaggio. Il Lanzi menziona anche l'esistenza di decorazioni e pitture murali con paesaggi silvestri del C. nel palazzo ducale di Pesaro, ma purtroppo non rimangono che tracce appena leggibili (Patzak, Hadeln, Marchini). Invece nella loggia (attualmente garage) esistono tuttora frammenti di una pergola silvestre che possiamo attribuire al Capelli.
Il C. è documentato a Pesaro ancora il 14 marzo 1537 come padrino (Patzak), insieme con F. Menzocchi, della figlia dell'architetto della villa Imperiale G. B. Belluzzi. Non molto dopo, con ogni probabilità nel 1539, giungeva a Venezia, insieme con lo stesso Menzocchi e Giuseppe e Francesco Salviati. Tutti questi pittori lavorarono contemporaneamente (sicuramente negli anni 1539-40) alla decorazione del palazzo Grimani a S. Maria Formosa. Il C. eseguì, secondo la testimonianza del Vasari, i festoni che originariamente contornavano una Psiche, oggi scomparsa, di F. Salviati. In compagnia di F. Salviati il C. operò a Venezia anche più tardi, come ad esempio in lavori non meglio specificati per F. Saraceno (documento in data 16 dic. 1541). Benché all'epoca risiedesse già stabilmente a Venezia, il C. mantenne sempre i contatti con F. Genga. In una lettera del 7 dic. 1546 da Fossombrone, la duchessa Giulia Varano scrive che il C. doveva eseguire cartoni per tappezzerie in cuoio, seguendo le istruzioni del Genga stesso (Gronau, 1936).
Nel 1547 il C. e il fratello Bernardino, anch'egli pittore e probabilmente aiuto del C., maritavano a Venezia la loro sorella Ganzenna col famoso xilografo Niccolò Boldrini. Secondo il contratto stipulato il 19 giugno i due fratelli si impegnavano ad alloggiare per un anno la giovane coppia nella loro casa, sita nella parrocchia di S. Marina. Nel 1548 il C. è menzionato tra i pittori allora residenti a Venezia (Pino). Sempre a Venezia, il 1º ott. 1568, il C. faceva testamento in favore della propria governante (evidentemente il fratello Bernardino era già morto).
Il C. morì nella città di Venezia il 13 ottobre 1568.
Fonti e Bibl.: P. Pino, Dialogo di pittura (1548), a cura di R. e A. Pallucchini, Venezia 1946, pp. 129 s.; G. Vasari, Le vite…, a cura di G. Milanesi, Firenze 1881, VI, p. 318; VII, p. 18; S. Bettinelli, Delle lettere e delle arti mantovane..., Mantova 1774, p. 135; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, p. 196; G. Moschini, Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, I, p. 205; P. Coddè, Memorie biogr. poste in forma di dizionario dei pittori... mantovani, Mantova 1837, pp. 38 s.; H. Thode, Ein fürstlicher Sommeraufenthalt...,Die Villa Monte Imperiale bei Pesaro, in Jahrbuch der kön. preuss. Kunstsamn.lungen, IX (1888), pp. 171 s.; B. Patzak, Die Villa Imperiale in Pesaro, in Die Renaissance-und Barock-villa in Italien, III, Leipzig 1908, pp. 16, 17, 24, 213, 260-62, 268, 305, 320, 330, 339; G. Vaccaj, Pesaro, Bergamo 1909, figg. pp. 44, 54; W. Bode-G. Gronau-D. von Hadeln, Archiv. Beiträge zur Gesch. der venezian. Kunst aus dem Nachlass Gustav Ludwigs, in Italien. Forschungen d. Kunsthist. Institut in Florenz, IV (1911), pp. 107 s., 122 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 5, Milano 1932, p. 668; G. Gronau, Doc. artistici urbinati, Firenze 1936, p. 142; G. Marchini, La villa Imperiale di Pesaro, Milano s.d., pp. 13, 17, 23 s., 27; I. H. Cheney, Francesco Salviati's North Italian Journey, in Art Bulletin, XLV(1963), p. 341; J. Schulz, Venetian painted ceilings of the Renaissance, Berkeley-Los Angeles 1968, pp. 142; A. Pinelli-V. Rossi, Genga architetto, Roma 1971, pp. 127, 258, 336, 340; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 537.