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di Napoleone Eugenio Adamo - Enciclopedia Dantesca (1970)
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caosso

Napoleone Eugenio Adamo

. Parola usata soltanto in If XII 43 da tutte parti l'alta valle feda [" la profonda orribile valle dell'Inferno "] / tremò sì, ch'i' pensai che l'universo / sentisse amor, per lo qual è chi creda / più volte il mondo in caòsso converso, " convertito, mutato in caos ". Il termine è caòs nelle edizioni precedenti quella del Petrocchi; per il fenomeno cfr. B. Migliorini, Un tipo di versi ipometri (in Studi e problemi di critica testuale, Bologna 1961, 193-201), e in particolare, per la lettura dei codici in questo verso, l'edizione Petrocchi (Inferno 196).

D. accenna qui a una frana della roccia che è varco al settimo cerchio. Mentre egli discende per questa ruina, Virgilio gli spiega che essa si formò a causa del terremoto che si ebbe alla morte di Gesù, secondo il racconto evangelico (" Iesus autem iterum clamans voce magna emisit spiritum. Et ecce... terra mota est, et petrae scissae sunt, et monumenta aperta sunt ", Matt. 27, 50-52). A intendere il senso degli ultimi due versetti del passo citato è da ricordare che in essi si allude alla dottrina di Empedocle (è chi creda...) secondo cui il mondo è costituito dalla discordia dei vari elementi, cessando la quale e subentrando l'amore, il mondo si converte nel caos; sicché Virgilio vuol dire che, sentendo quel terremoto quando Cristo morì, credette che l'universo sentisse amor e appunto si convertisse in caos.

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