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CARNASCIALESCHI, CANTI

di Gennaro Maria Monti - Enciclopedia Italiana (1931)
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CARNASCIALESCHI, CANTI

Gennaro Maria Monti

. In senso lato, si chiamano canti carnascialeschi le canzoni che si accompagnano ai divertimenti del carnevale dal Quattrocento in poi; in senso ristretto, quelli che si cantavano a Firenze nei secoli XV e XVI nelle mascherate carnevalesche. Quando quelle mascherate rappresentavano divinità mitologiche e personificazioni di virtù, quei canti erano detti Trionfi; quando mestieri o condizioni d'uomini Carri. Il Lasca ci attesta che quel modo di festeggiare fu trovato da Lorenzo il Magnifico, che lo sostituì alle preesistenti canzoni a ballo cantate da uomini mascherati a guisa di donne e di fanciulli. Per la maggior parte, i canti carnascialeschi hanno forma metrica affine alla ballata. Ne sono a noi pervenuti oltre quattrocento, di cui appena qualcuno con allusioni, se pur velate, ai fatti del giorno. In gran parte, sono abbastanza scollacciati e immorali, esortazioni a godere la vita finché duri giovinezza; così, ad es., uno dei più noti dello stesso Lorenzo, il Trionfo di Bacco ed Arianna. Oltre al Medici, composero canti carnascialeschi il Poliziano, il Giambullari, il Varchi, il Grazzini e persino il Machiavelli e molti minori. Celebre è il Carro della morte di Antonio Alamanni, in cui si vollero vedere allusioni politiche.

Il Galiani e il Martorana diedero il nome di canti carnascialeschi alle poesie cantate a Napoli in occasione delle feste popolari, non soltanto carnevalesche, chiamate coccagne "feste date in forma di altissimi carri guarniti di commestibili di varie sorti da saccheggiarsi": di essi alcuni furono giudicati "singolarmente graziosi e pieni di poetico capriccio".

Edizioni: Lasca (Firenze 1559); Bracci (Cosmopoli [Lucca] 1750); Guerrini (Milano 1883).

Vedi anche
Poliziano Mancini Gentiluomo padovano (sec. 17º), autore di un romanzo di avventure allegorico e morale, Il principe Altomiro, che ha qualche interesse per notizie sui viaggi da lui compiuti e sulle superstizioni del suo tempo. ottonàrio Nella metrica italiana, verso composto di otto 'posizioni metriche', con gli accenti principali sulla terza e settima sillaba (per es., i due versi della Risurrezione di A. Manzoni: "È risorto: or come a morte La sua preda fu ritolta?"). Adoperato fin dalle origini della nostra letteratura, l'o. rimase ... Niccolò Machiavèlli Pensatore e letterato (Firenze 3 maggio 1469 - ivi 21 giugno 1527). Figlio di Bernardo, dottore in legge (1430 o 1431-1500), e di Bartolomea de' Nelli. Grazie ai Ricordi del padre relativi agli anni 1474-87, sappiamo che studiò grammatica dal 1476, abaco dal 1480, e che dal 1481 seguì le lezioni di grammatica ... carnevale Periodo dell’anno antecedente la quaresima (il nome deriva dall’espressione latina carnem levare «toglier la carne»), la cui data di inizio è, secondo alcuni, il giorno di S. Stefano, ma per i più il 17 gennaio. Non di rado la festa si limita agli ultimi 3 giorni, o addirittura al martedì grasso, che ...
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  • carnascialeschi, canti
    Enciclopedia on line
    In senso lato, canti che si accompagnavano ai divertimenti del carnevale dal Quattrocento in poi; in senso stretto, quelli che si cantavano a Firenze nel 15° e 16° secolo. Secondo A. Grazzini, che ne fece una prima raccolta nel 1559, furono invenzione di Lorenzo il Magnifico, che ne compose parecchi, ...
Vocabolario
canto¹
canto1 canto1 s. m. [lat. cantus -us, der. di canĕre «cantare»]. – 1. a. Movimento ritmico della voce dall’uno all’altro grado della serie dei suoni; con sign. concr., espressione vocale della musica, l’atto del cantare. Si dice propr....
carnascialésco
carnascialesco carnascialésco agg. [der. di carnasciale] (pl. m. -chi). – Del carnasciale, cioè del carnevale. Canti c.: in senso lato, canti che si accompagnavano ai divertimenti del carnevale dal Quattrocento in poi; in senso stretto,...
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