CANTARINI, Simone, detto il Pesarese
Nacque a Pesaro dove fu battezzato il 12 aprile del 1612. La biografia più dettagliata del C. è stata scritta dal Malvasia (1678); mentre il Baldinucci include le notizie nella vita di Guido Reni ricalcando prevalentemente fonti precedenti. Il Malvasia conobbe il C. personalmente; e tuttavia la biografia da lui scritta fornisce purtroppo solo scarne informazioni utili ad una ricognizione cronologica dell'opera dell'artista: infatti egli menziona specificatamente un numero relativamente limitato di opere e raramente data i passi salienti della carriera artistica del Cantarini. D'altra parte il Malvasia (II, p. 381) si sofferma a lungo sugli aspetti negativi del carattere del C. e sulle molte situazioni difficili in cui lo coinvolsero la sua presuntuosa superbia e l'ossessiva gelosia: "fu egli altiero molto, e satirico non meno per proprio istinto, e natura, per motivo e istigazione degli adulatori...".
I primi influssi artistici sul C. risalgono alla cultura tardomanierista marchigiana: più precisamente ai primi maestri con i quali studiò, G. G. Pandolfi e C. Ridolfi. Con maggior profitto studiò i dipinti a lui accessibili del massimo pittore italiano del tardo Cinquecento, Federico Barocci, e di due ottimi maestri appartenenti alla tendenza caravaggesca, O. Gentileschi e Giovanni Francesco Fossombrone. L'influenza del Gentileschi è, per esempio, percepibile nell'eleganza opalescente del colore e nella particolare delicatezza della composizione strutturale, in opere quali la Immacolata con tre santi della Pinacoteca di Bologna o la Madonna della cintola della Pinac. di Fano (F. M, Aliberti Gaudioso, in Mostra di opere darte restaurate, Urbino 1968, pp. 96-99).
Evento decisivo nello sviluppo artistico del giovane C. fu però la collocazione nella cattedrale di Pesaro di una grande pala d'altare con la Madonna e Bambino con i ss. Tommaso e Girolamo (ora nella Galleria vaticana) del grande maestro bolognese Guido Reni. Il C. ne rimase fortemente colpito: "non si può dire quanto restasse sovrafatto da questa nuova delicatezza, accompagnata da sì gran nobiltà di maniera", nota il Malvasia (II, p. 374). Altre due importanti pale d'altare del Reni erano state nello stesso periodo collocate nella cattedrale della vicina Fano: il Cristo che consegna le chiavi a s. Pietro (ora a Perpignano) e un'Annunciazione che il Malvasia definì "la più bella tavola del mondo".
Il C. quindi decise di stabilirsi a Bologna come allievo del Reni (anni 1630-32 c.: Emiliani, 1956-57). Il Malvasia riferisce (II, p. 374) che inizialmente il C., fintosi "...debil scolare ... umile tutto, e docile, e della più ben composta e maneggiabile pasta del mondo", celò la sua abilità sia al maestro sia ai condiscepoli, ma che con il passar del tempo e sentendosi più sicuro di sé mutò atteggiamento. Divenne estremamente critico nei confronti del maestro, e contemporaneamente esprimeva giudizi demolitori sull'opera del Domenichino e dell'Albani. Tale era la sua presunzione che in assenza del Reni egli osava persino correggerne l'opera dinanzi agli altri allievi. Insorsero, inoltre, difficoltà circa la produzione di incisioni del C. su disegno del Reni. Finalmente, dopo una serie di episodi spiacevoli, il C. abbandonò lo studio del Reni (circa 1635-37, secondo l'Emiliani). Da un documento segnalato dall'Emiliani risulta che il C. tornò a Pesaro, almeno per un breve periodo, in occasione delle nozze di sua sorella, nel 1639. Nei primi anni del quinto decennio probabilmente, il C. soggiornò a Roma dove si interessò soprattutto alla scultura antica e alle decorazioni murali di Raffaello.
In epoca imprecisata, ma comunque dopo il 1642, anno in cui morì il Reni, il C. tornò a Bologna dove si era creata una situazione favorevole all'attività di altri maestri. Il C. infatti aprì un proprio studio, in una casa di proprietà della famiglia patrizia degli Zambeccari; e a Bologna il C. proseguì proficuamente la sua attività fino alla fine.
Il Malvasia (II, p. 381) narra le vicende degli ultimi mesi di vita del C.: chiamato a Mantova per fare il ritratto del duca, evidentemente si comportò male, criticò i quadri della collezione ducale e soprattutto le opere di Giulio Romano; inoltre si dilungava nell'esecuzione del ritratto tanto che il duca stesso "motteggiandolo si pose a consigliarlo a lasciar l'impresa", che fu infine effettivamente affidata ad altri. L'umiliazione afflisse talmente il C. che ne cadde malato; il suo medico gli consigliò di cambiare aria recandosi a Verona, ma vi morì poco dopo, il 15 ott. 1648, né mancarono i sospetti che fosse stato avvelenato da un altro pittore della corte di Mantova (Malvasia, p. 381).
II C. fu il migliore allievo del Reni e l'unico pittore della sua cerchia capace di formulare uno stile fortemente personale: il suo ricco pittoricismo, i colori lievemente graduati e le inflessioni nuove nelle pose delle figure contribuirono ad introdurre a Bologna la pittura più delicata ed intimistica degli ultimi decenni del Seicento. La sua influenza è percepibile in particolare nell'opera del suo dotato allievo Lorenzo Pasinelli, e nel più giovane Donato Creti.
Il C. ebbe una produzione eccezionalmente abbondante e la sua facilità e ricchezza inventiva sono particolarmente evidenti nel vasto corpus dei suoi disegni (A. Emiliani, in Arte antica e moderna, 1959;vedi anche R. Cocke, P. F. Mola, Oxford 1972, ad Ind.); fu anche eccellente incisore (per un catalogo delle sue incisioni vedi A. Bartsch, Catalogue raisonné des estampes gravées..., Vienne 1795, pp. 51-73; e Le peintre graveur, Vienne 1819, XIX, pp. 127-146).
Si dà qui di seguito un elenco delle opere più importanti del C.: Riposo in Egitto (Milano, Pinac. di Brera); Riposo in Egitto (Roma, Gall. Colonna); Madonna col Bambino (Roma, Gall. Doria); Riposo in Egitto (ibid.); Susanna e i vecchioni (Bologna, Pinac. naz.); Immacolata (ibid.); S. Giovanni Battista (ibid.); La Vergine col figlio in gloria e i ss. Barbara e Floriano (Aicurzio, Pieve di Vimercate; ora a Brera, depositi; vedi Boll. d'arte, XLIX [1964], p. 371); Adorazione dei Magi (Bologna, S. Giuseppe fuori Porta Saragozza); La gloria di s. Giacomo (Rimini, Pinac.); S.Giovanni evangelista (Palermo, Museo civico); S.Pietro che sana gli infermi (Fano, S. Pietro in Valle); Adorazione dei Magi (Firenze, coll. Torrigiani-Salina; vedi I maestri emiliani della pittura del Seicento emiliano [1959], catal., n. 58); Sacra Famiglia (Roma, pal. Venezia); Sacra Famiglia (Roma, Gall. Borghese); Allegoria della musica (Milano, coll. G. Pasquinucci; vedi I maestri emiliani..., catal., n. 56); Atlante e Ippomene (Ferrara, coll. Dell'Acqua; vedi I maestri emiliani..., catal., n. 54); Sacra famiglia (Parigi, Louvre, in due versioni); Sacra Famiglia (Stamford, coll. del marchese di Exeter, Burghley House); Giuseppe e la moglie di Putifarre (Dresda, Gemäldegalerie).
Fonti e Bibl.: F. Scannelli, Il microcosmo della pittura (1657), a cura di G. Giubbini, Milano 1966, ad Indicem; L. Scaramuccia, Le finezze de' pennelli italiani…(1674), a cura di G. Giubbini, Milano 1965, ad Indicem; C. Malvasia, Felsina Pittrice (1678), Bologna 1841, I-II, ad Indicem;Id., Vite di pittori bolognesi (appunti inediti), a cura di A. Arfelli, Bologna 1961, ad Indicem; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno..., Milano 1812, IX, pp. 357 ss.; G. P. Zanotti, Nuovo fregio di gloria... nella vita di L. Pasinelli, Bologna 1703, pp. 16-21, 94-97, 102-104; Id., Dialogo in difesa di Guido Reni..., Venezia 1710, [p. 2]; Biblioteca Apost. Vaticana, cod. Capponi 257: N. Pio, Le vite di pittori...,Roma 1724, p. 214; G. A. Lazzarini, Catalogo delle pitture... nelle chiese di Pesaro, Pesaro 1783, ad Indicem;L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, V, Pisa 1816, pp. 120-23; G. Giordani, Sei lettere pittoriche, Nozze Hercolani-Angelelli, Bologna 1836, p. 26 (una mezza figura attr. al C. nella collez. Angelelli); A. Bolognini-Amorini, Vite de' pittori.. bolognesi, Bologna 1843, V, pp. 273-84; G. A. dell'Acqua, Disegni inediti... di Brera, in L'Arte, XL, (1937), pp. 146 s.; A. Petrucci, Il Pesarese acquafortista, in Boll. d'arte, XXXII(1938), pp. 41-54; F. Arcangeli, S. C. Due dipinti, in Paragone, I(1950), 7, pp. 38-42; F. Arcangeli-C. Gnudi-C. Ravaioli, Mostra della pittura del Seicento a Rimini, Rimini 1952; O. Kurz, Bolognese Drawings at Windsor Castle, London 1955, pp. 83-85; G. Ronci, Disegni italiani nella Biblioteca nazionale di Rio de Janeiro, in Boll. d'arte, XLII (1957), pp. 141 s.; A. Emiliani, S. C. detto il Pesarese..., tesi di laurea università di Firenze, 1956-57; Id., S. C. Opera grafica, I, in Arte antica e moderna, 1959, pp. 438-56; Id., I maestri della pittura del Seicento emiliano (catal.), Bologna 1959, pp. 114 ss. (con ulter. bibl.; vedi anche recens. di D. Miller, in The Burlington Magaz., CI[1959], pp. 210 s.); Id., Mostra di disegni del Seicento emiliano nella Pinacoteca di Brera, Milano 1959, pp. 27 ss.; Ital. Drawings from the Museum's collections...,Rhode Island School of design, Providence 1961, n. 36; A. E. Pérez Sánchez, Pintores italianos del s. XVII en el Museo del Prado, in Archivo español de arte, XXXV (1962), pp. 513 s. (una Sacra famiglia); L. Salerno, Palazzo Rondinini, Roma 1964, p. 285 (una Maddalena, in un inv. del 1809); Le cabinet d'un grand amateur,P.-J. Mariette…, (catal.), Paris 1967, p. 21; F. L. Gibbons, Notes on the Princeton drawings, III, S. C. or Cecco Bravo?, in Record of the Art Museum,Princeton Univ., XXVIII(1969), n. 2, pp. 38-46; R. Roli, I disegni italiani del Seicento, Milano 1969, pp. 35-37; L'opera dell'Acc. Clementina per il patrimonio art. e la formazione d. Pinacoteca nazionale di Bologna,a cura di A. Emiliani, in Atti e mem. d. Accad. Clementina di Bologna, X (1971), ad Ind.; A. Neerman, Italian old master drawings... (catal.), London s.d. (ma 1971), n. 32; Id., Drawings of ital. school... (catal.), London s.d., p. 52; F. Vivian, Il console Smith,mercante e collezionista, Vicenza 1971, p. 156; J. Garms, Quellen aus dem Archiv Doria-Pamphili, Rom-Wien 1972, p. 331; L. C. J. Frerichs, Italiaanse Tekeningen, I, De 17 de eeuw., Amsterdam 1973 (catal.), nn. 21-24; F. Borroni Salvadori, Le esposizioni…, Firenze 1974, p. 124, n. 556; E. Borea, Pitt. bolognesi del Seicento nelle gallerie di Firenze, Firenze 1975, ad Indicem;U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 524 s.