Vedi CANOPO dell'anno: 1959 - 1994
CANOPO (v. vol. II, p. 312)
I primi esempi di c. in Egitto risalgono alla IV dinastia; gli esemplari finora ritenuti più antichi sono infatti i quattro vasi c. in calcare appartenenti al corredo funerario della regina Meresankh III, una delle mogli di Khephren, sepolta nella necropoli di Glza. I quattro c., tutti con coperchio convesso, leggermente diversi l'uno dall'altro nella forma e nelle dimensioni, erano collocati in una cavità praticata nel pavimento della stanza del sarcofago. Già la regina Hetepheres, madre di Kheops, aveva tra le suppellettili funerarie nella sua tomba di Gîza una cassetta di alabastro per c.; tale cassetta, posta in una nicchia della parete, era divisa in quattro compartimenti ma i varí organi interni, estratti dalla salma durante il processo di mummificazione, erano conservati direttamente nei quattro scomparti, senza alcun tipo di contenitore, semplicemente avvolti in bende e ricoperti da natron.
Durante la V dinastia la presenza di vasi c. nei corredi funerarî si fa sempre più frequente, parallelamente al perfezionarsi dei sistemi di mummificazione; in questo periodo comunque i c. restano caratterizzati da semplici coperchi aniconici e non presentano alcuna iscrizione sul corpo; inoltre, pur comparendo a gruppi di quattro, non sono mai esattamente identici l'uno all'altro, né nella forma, né nelle dimensioni. Nel I Periodo Intermedio appaiono i primi c. con coperchi a forma di testa umana che riproducono più o meno fedelmente i lineamenti del defunto; il processo di antropomorfizzazione arriva al punto che i c. possono mostrare a volte anche gambe e braccia umane. A partire dall'inizio del Medio Regno, i vasi c. sono posti sotto la protezione dei quattro figli di Horus, rispettivamente preposti alla salvaguardia di stomaco, intestino, polmoni e fegato, e a loro volta protetti dalle dee Iside, Nefti, Neith e Selket; solo in seguito però, nella XVIII-XIX dinastia, i coperchi assumono la forma della testa di queste quattro divinità, cioè umana per Amset, di babbuino per Hapi, di sciacallo per Duamutef e di falco per Kebehsenuef. In epoca amarniana i coperchi dei c. reali sono di nuovo tutti e quattro a forma di testa umana; con Tutankhamon, alla fine della XVIII dinastia, e poi con Sheshonq, nella XXI, i c. riproducono esattamente il modello del sarcofago del defunto utilizzando addirittura anche lo stesso materiale (oro per Tutankhamon, argento per Sheshonq). Tra la XXI e la XXII dinastia i c. dei privati vanno sempre più diminuendo; le loro viscere sono lasciate dentro al corpo o reinserite nella mummia dopo essere state avvolte in bende. Con la XXV dinastia si ritorna all'uso antico che continua fino all'epoca tolemaica. Quando i c. non sono conservati nell'apposita cassetta di legno o pietra, divisa in quattro compartimenti, di regola sono collocati in fondo al sarcofago. In epoca tarda si possono trovare frequentemente nelle tombe anche dei «finti» c., cioè vasi non scavati all'interno ma riproducenti esternamente la forma del vaso c. con coperchio.
Bibl.: G. A. Reisner, Canopies, ed. ampliata da M. H. Abd-ul-Rahman, Il Cairo 1967; K. Martin, in LÄ, III, 2, 1978, s.v. Kanopen; E. Brovarski, Canopic Jars, Corpus Antiquitatum Aegyptiacarum, Museum of Fine Arts, Boston, I, Magonza 1978; E. Martin-Pardey, Eingeweidegefässe, Corpus Antiquitatum Aegyptiacarum, Pelizaeus Museum, Hildesheim, Magonza 1980; C. Dolzani, Vasi canopi, Milano 1982; S. Guarnori, Les vases canopes du Musée d'Art et d'Histoire de Genève, in Bulletin de la Société d'Egyptologie de Genève, 1982, pp. 19-42; V. Reisman, G. T. Martin, Canopic Equipment in the Petrie Collection, Warminster 1984; E. Reiser-Haslauer, Die Kanopen I-II, Corpus Antiquitatum Aegyptiacarum, Kunsthistorisches Museum, Wien, Magonza 1989.
(f. silvano)