CANOPO
. Vaso cinerario, proprio dell'etrusca Chiusi, con il corpo panciuto e il collo o il coperchio foggiato a testa umana. Questa ricordava ai vivi la fisionomia dei loro cari defunti che vivevano una seconda vita nell'al di là. I canopi hanno tale esattezza di lineamenti e potenza espressiva, da poter essere considerati a ragione come i primi esempi dell'arte del ritratto su suolo italico. Il prototipo dei canopi è stato cercato nella civiltà dei terramaricoli e in esso sono stati riconosciuti influssî frigi o fenicio-ciprioti: in verità l'uso di ornare con fattezze umane il corpo di alcuni vasi risale all'antichità remotissima, poiché esemplari di questo genere si sono trovati negli strati premicenei di Troia. Essi sono peraltro del tutto diversi dal canopo etrusco. Il canopo nasce come prodotto d'arte autoctono del territorio chiusino e ha una sua propria evoluzione. Nel secolo VII troviamo dei cinerarî a collo molto lungo, ma aniconici; uno di questi, proveniente da Poggio alla Sala, appare posto su di un trono; esso rappresenta quindi simbolicamente il defunto. Sempre nello stesso secolo s'incomincia a individuare il cinerario applicando delle maschere in bronzo o in terracotta al collo del vaso. Dal tipo così ottenuto è breve il passo al canopo vero e proprio. La prima metà del sec. VI è il periodo della maggior fioritura dei vasi canopici. Si pone ogni cura nel ritrarre i lineamenti del defunto, e spesso per indicare il corpo umano si applicano sulla superficie del vaso due bitorzoli che indicano le mammelle e ai lati due braccia. Un esemplare da Dolciano è il miglior rappresentante dei canopi di bronzo. La testa, di argilla, è accuratamente lavorata, con la zazzera che arriva all'anca; il trono, su cui è posto, è decorato coi soliti motivi dell'arte orientalizzante, cioè con animali alati. Più semplice, ma non meno accurato, è un canopo di terracotta proveniente da Chiusi e ora al Museo civico di Bologna.
Bibl.: A. L. Milani, Monumenti etruschi iconici d'uso cinerario, in Museo italiano di antichità classica, I (1885); Randall Mac Iver, Villanovians and early Etruscans, Oxford 1925, p. 233 seg.; P. Ducati, Storia dell'arte etrusca, Firenze 1927, pp. 113, 129, 195.