CANIANA (Cagnana, Caniani)
Famiglia di intarsiatori, intagliatori e architetti, attivi alla fine del secolo XVII e per tutto il secolo XVIII in provincia di Bergamo e in Lombardia.
Il suo capostipite, Antonio, sarebbe oggi del tutto dimenticato dagli studiosi se non avesse avuto una discendenza di artigiani e artisti che raggiunsero una certa fama: secondo il Tassi, "fu eccellente falegname di quadratura". La sua morte avvenne presumibilmente fra il 1685 e il 1690, periodo in cui la vedova mandò il figlio Giovanni Battista a studiare a Venezia; in quell'epoca infatti i tre figli maschi risultano sotto la tutela della madre, Caterina Vicinelli da Cividate: di Francesco sappiamo solo che, lavorando nella bottega paterna con il fratello Giacomo Antonio, menzionato in un registro anagrafico del 1704, e con Giovanni Battista, contribuì alla costruzione dei grandi armadi della seconda sacrestia della chiesa di S. Martino di Alzano Lombardo (dal 1691), oltre che ai bancali della cappella del Rosario nella stessa chiesa, del 1711, pagati 7000 lire del tempo e completati dalle tarsie più tardi.
Giovanni Battista nacque a Romano Lombardo di Bergamo l'8 maggio 1671. Nel 1694 sposò una Brigida, dalla quale ebbe otto figli: Maria Lucia (n. 28 febbr. 1697), Caterina, Lucia (n. 29 luglio 1700), Giovanni Antonio, Martino Bonifacio, Felicita (n. 19 ag. 1705), Giuseppe e Maria Lucia (n. 12 apr. 1710). Di questi, Caterina e i tre maschi seguirono le tradizioni di famiglia e si dedicarono alla tarsia e all'architettura. Di Giovanni Battista si conserva un ritratto a mezzo busto, opera di fra' Galgario, nella pinacoteca parrocchiale di Alzano.
Il padre lo aveva avviato agli studi di grammatica e, dopo la sua morte, la madre lo aveva mandato per un anno a bottega a Venezia. Ritornato a Romano, lavorò con i fratelli, studiando nel contempo sui libri lasciatigli dal padre e seguendo gli insegnamenti di un anonimo ingegnere (Tassi). Dal 1691-92 collaborò con A. Fantoni agli arredi e alle porte della seconda sacrestia di S. Martino ad Alzano, dove ebbe anche la collaborazione dei fratelli, come prova l'iscrizione "Fratrum de Canianis opus anno Domini 1692".
Trasferitosi definitivamente ad Alzano dopo il matrimonio, il C. fu attivissimo come intagliatore ed intarsiatore, e, dal 1711, anche come architetto. La sua opera si esplicò con una certa unità e complessità nella chiesa prepositurale di S. Martino ad Alzano. Nel 1754, "assalito da male di petto", morì il 5 maggio e venne sepolto in S. Michele, ove presso di lui riposano anche i figli Caterina e Giuseppe, suoi principali collaboratori. La lapide posta sulla tomba dice: "Io. Baptista Caniani 83 annos natus / hoc in templo cuius tipum edidit / VII maj MDCCLIV humatus / descensum domini in voce arcangeli espectat".
A parte i lavori già citati nella seconda sacrestia, disegnò, nel gusto barocco del tempo, il primo altare a destra, di s. Cristoforo, eseguito con marmi policromi, così come l'altare della cappella del Rosario (1967), realizzato da diversi artefici che ne compromisero l'unità compositiva: è monumentale e appesantito da un tempio ottagono sovrapposto. Di Giovanni Battista è anche il disegno del magniloquente pulpito (1711), sorretto da Atlanti e con un baldacchino ornato da putti e medaglioni, raffiguranti Storie bibliche, realizzate in marmo da A. Fantoni (i medaglioni erano previsti in bronzo, come risulta da una lettera di Giovanni Battista al Fantoni del 13 febbr. 1713). Nella terza sacrestia Giovanni Battista e Caterina, sua figlia, lavorarono alle tarsie degli schienali delle panche, raffiguranti La Natività,L'annuncio ai pastori,La presentazione al Tempio e Mosè salvato dalle acque, con la sigla: "G. B. C."; i fregi sono in madreperla.
Del 1712 è il progetto per la facciata della chiesa parrocchiale di Gorlago. Nel 1730 Giovanni Battista era impegnato nel rifacimento della chiesa del Carmine a Bergamo alta, seguita nel 1732 da S. Andrea di Sforzatica. Ancora a Bergamo, nel 1738, venne consacrata la chiesa di S. Caterina, "riedificata da' fondamenti con vago maestoso disegno" (Tassi) di Giovanni Battista: con facciata ad andamento curvilineo a due ordini sovrapposti, ultimata soltanto nel 1791. Seguono la chiesa di Grumello nel 1744 e, nel 1750, l'ultima opera ad ampio respiro, la chiesa di S. Michele dell'Arco a Bergamo, con aula a cupola. La chiesa prende il nome dalla tradizione che la vuole edificata sui resti di un arco neroniano. Dello stesso anno sono i lavori di S. Pancrazio a Bergamo. Un anno prima della morte egli aveva iniziato la chiesa di Cologno (finita nel 1787).Degli ultimi anni sono il completamento della chiesa di S. Spirito a Bergamo, su preesistenti strutture cinquecentesche di P. Isabello: l'aggiunta della volta dell'aula e della cupola, barocche, sono poco intonate. Il santuario di Desenzano e il suo campanile (1795)vennero progettati da Giovanni Battista, ma compiuti molto più tardi, come pure la chiesa di Calcinate. La chiesa di Ardesio segue lo schema di S. Caterina nella facciata, ed ha una sola navata con cappelle laterali poco profonde.
Le fonti attribuiscono all'artista molte altre chiese; ma molto probabilmente Giovanni Battista, con la collaborazione dei figli, forniva solamente i disegni, affidando poi l'esecuzione alle maestranze locali. Citiamo quelle esistenti: Scanzo, ex parrocchiale; Serina, parrocchiale; Valtesse, S. Colombano; Albino, S. Anna; Telgate, parrocchiale; Cenate, S. Leone parrocchiale.
In architettura civile sono opere sue il palazzo Rotigni di Tresolzio e i progetti per il collegio delle dimesse e per l'ospedale civile di Verola Vecchia nel Bresciano. Nel 1732 aveva progettato ed edificato i locali per la fiera dei negozianti di Bergamo (autorizzazione a procedere: Ducale, 14 genn. 1733):il progetto prevedeva 540locali-negozio, su schema a pianta quadrata di m 148 di lato, suddivisa in ulteriori quadrati; probabilmente su disegno di Giovanni Battista fu costruita nell'anno 1734la Fontana della Fiera sistemata nell'attuale piazza Dante.
Come intarsiatore lasciò opere valide anche se non di altissima qualità. Nel 1697 eseguì il paliotto d'altare per la parrocchiale di Romano, con la Crocifissione (altare della Misericordia, m 0,51 × 1,07), firmato "Io. Bap.ta Canianis Incidebat MDCIIIC". Dai registri dei confratelli della SS. Trinità si apprende che scolpì per la confraternita un Crocifisso di legno, ora nella cappella dei trinitari della chiesa di S. Defendente a Romano. Seguirono due armadi con ordine superiore di credenzini separati da lesene, per la sacrestia della chiesa di S. Lorenzo di Palosco; quattro confessionali per la parrocchiale di Gandino; i cori (progetto) delle chiese di Zanica, Vertova, Stezzano, Fondra, i pulpiti di Alzano e delle chiese di Tagliuno e Sorisole. Per la chiesa del monastero di Rosate disegnò l'altare, eseguito in collaborazione con Caterina e Giuseppe. Altre opere si trovano a Brignano Gera d'Adda nella parrocchiale (armadio, credenzino, cassapanca nella sacrestia) e nella chiesa di S. Maria della Pace di Alzano (1740, tabernacolo con fregi di madreperla).
Fece anche mobili per case private, per i Moroni, i Carrara, i Tinti a Bergamo (v. anche in Arte illustr., 1972, I, ill. pp. 59, 61 64), per i Berlendis a Badola di Alzano, per i Carrara a Padova, per il Pellegrini e per Angelo Fontana a Verona, per un ambasciatore viennese (Tassi).
Dei suoi figli, Caterina, nata ad Alzano Lombardo di Bergamo il 18 dic. 1697, iniziò a dedicarsi al ricamo, in cui risulta essere stata molto abile. In seguito, rimasta quasi cieca per un incidente occorsole in casa, dovette rinunciare ad ogni attività per cinque anni. Più tardi si appassionò all'arte dell'intarsio, diventando col fratello Giuseppe la principale collaboratrice del padre. La tradizione popolare la ricorda come donna molto pia. Caterina scrisse anche un'autobiografia, semplice, ma vivace nell'esposizione, il cui manoscritto, che si conservava ad Alzano, scomparve anni addietro. Morì nubile il 9 apr. 1784 e venne sepolta nella chiesa di S. Michele di Alzano, vicino al padre.
Nella pinacoteca parrocchiale di Alzano si conserva tuttora un suo ritratto da vecchia con in mano uno sportello di tabernacolo e la scritta: "Catharina Caniani Alzani pietate / ac ingenio clara obiit an. MDCCLXXXIV". Sulla sua lapide sepolcrale si legge: "Hic Catharina Caniana stirpe creata / quam dedit vivens mortua poscit opem / ob. anno sal. MDCCLXXXIV / aetatis suae 87".
A lei sono attribuiti diversi lavori (oltre a quelli in collaborazione con il fratello Giuseppe), fra i quali altare, gradini, tabernacolo e cornice della pala del monastero di Rosate e l'altare della parrocchiale di Borgo Santa Caterina di Bergamo. Altre opere sono nella chiesa dei riformati di Alzano e di Brescia. Nella seconda sacrestia della basilica di S. Martino, di Alzano disegnò le tarsie degli arredi, opera del Fantoni per la parte scultorea; l'altare della chiesa dei riformati di Brescia ha un medaglione raffigurante la Deposizione;nella chiesa di Serisole è un pulpito con intagli e medaglioni istoriati; per la contessa Grimani Gambara di Venezia fece un armadio, due tavolini per l'abate Palazzi di Brescia, due confessionali per la chiesa di S. Giacomo di Crema.
Giovanni Antonio (Giannantonio) nacque da Giovanni Battista ad Alzano Lombardo l'11 nov. 1701 e ivi morì il 19 genn. 1731. Il Tassi lo definisce intarsiatore valente. È probabile che lavorasse nella bottega paterna con i fratelli, ai quali è difficile attribuire specificatamente talune opere, frutto evidente di collaborazione di più mani, quali due pulpiti lignei della chiesa di S. Defendente a Romano Lombardo, due inginocchiatoi con altorilievi della Flagellazione e dell'Incoronazione di spine nella sacrestia di S. Michele di Alzano, due banchi a cinque posti nella parrocchiale di Telgate (attr. anche alla bottega del Fantoni).
Giuseppe nacque ad Alzano Lombardo da Giov. Battista nel 1709; con Caterina fu il principale collaboratore del padre come intarsiatore, ma svolse anche attività di architetto oltre che di pittore e cesellatore. Un suo ritratto, piuttosto infelice, è conservato nella pinacoteca parrocchiale di Alzano. Vi si legge: "Caniani Ioseph / Alzani / arte caelaturae / praeclarus / ob (iit) 14 Xb 1761 / an. 57". La cifra 57 è errata, perché nel 1761 aveva 52 anni. Venne sepolto ad Alzano nella chiesa di S. Michele accanto al corpo del padre.
A lui si deve il progetto per la chiesa di Zanica, semplice e sobria all'esterno, più ricca all'interno, talvolta attribuita anche al figlio Giacomo. Dal 1758 venne incaricato dei lavori d'intaglio del coro della stessa chiesa, con il vincolo che le cariatidi e i putti a intaglio venissero affidati a G. Sanz: si trattava di ventun sedili compreso quello del prevosto, in larice e noce, da completarsi per l'estate del 1760, come da contratto del 6 giugno 1758, a lire 273 per seggio; vennero eseguiti due banchi a tre stalli per i celebranti, con intagli raffiguranti Profeti.
Forse gli stessi lavori erano stati prima commissionati a Giovanni Battista, morto però nel 1754. Giuseppe era rimasto capo bottega, ma il coro di Zanica non può reggere il confronto con il paliotto di Romano e con le altre opere del padre. Anche architettonicamente la facciata della chiesa di Zanica è piuttosto modesta. Per le opere a tarsia vale quanto detto per Caterina, con cui collaborò sempre. Certo Giuseppe non è da identificare con l'omonimo incisore citato da C. Le Blanc (Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 578), in quanto le opere di quello sono datate 1799, 1801, 1802.
Martino Bonifacio nacque da Giov. Battista ad Alzano Lombardo il 13 sett. 1712 e morì il 14 ag. 1775. Il Tassi (p. 81) riporta che divenne sacerdote, ma "non per questo ha abbandonato l'amore e il buon intendimento al disegno e all'architettura": tuttavia non v'è menzione di attività legate al suo nome.
Giacomo Martino, figlio di Giuseppe e di Francesca Olivieri, nacque ad Alzano Lombardo l'11 nov. 1750. Di lui possediamo un ritratto, conservato nella pinacoteca parrocchiale di Alzano, che ce lo mostra corpulento e bonario; dall'iscrizione apprendiamo che morì il 14 apr. 1802. Fu, oltre che architetto, anche intarsiatore e restauratore di rara abilità. Studiò disegno a Bergamo, con il pittore G. Raggi, poi a Milano per sette anni con C. M. Giudici, maestro anche dell'Appiani. Disegnò una facciata per la chiesa parrocchiale di Zanica (non sappiamo se in previsione di sostituire o modificare quella fatta dal padre Giuseppe) e la facciata del cimitero davanti alla chiesa di S. Michele di Alzano Maggiore (Tassi, p. 82 nn.). Nella prepositurale di Alzano è suo il progetto per il coro e l'altare maggiore, come anche le tarsie dei due inginocchiatoi intagliati dal Fantoni nel 1692 nella seconda sacrestia. Nel 1771-72 lavorò ai banchi del coro e della bussola della chiesa di Cologno. Le sue opere più famose sono le tarsie per la cappella Colleoni di Bergamo.
Del 1770 sono Il serpente di bronzo ela Consacrazione del Tempio, la Caduta della manna e Mosè che fa scaturire la fonte dei dossali dei banchi per sacerdoti della cappella laterale, intagliati nelle figure da G. A. Sanz; in alto due medaglioni racchiudono rispettivamente Giobbe nel letamaio e David che suona l'arpa. Secondo il Tassi, queste sono da considerare le prime opere a tarsia di Giacomo. La collaborazione col Sanz nasce da un lungo sodalizio dell'intagliatore con la bottega dei Caniana ad Alzano. Fra il 1780 e il 1785 vennero eseguiti gli intarsi del banco di legno tripartito a lesene sotto il mausoleo di Medea Colleoni, di fronte all'altare. La datazione si desume dal fatto che il Pasta (1775) non ricorda questa insigne opera, mentre il Tassi la decanta nella sua pubblicazione del 1793, scritta però qualche anno prima della stampa. I tre specchi rappresentano Gliebrei che scavano un canale, la Costruzione del Tempio e Rebecca al pozzo, di ispirazione raffaellesca.
Nel 1789 Giacomo restaurò le tarsie del coro di S. Maria Maggiore a Bergamo, in particolare le due medaglie dell'Uccisione di Ammone e del Sacrificio di Melchisedech (le tarsie erano state eseguite dal Capodiferro nel 1522 su disegno di Lorenzo Lotto). L'altare maggiore della chiesa prepositurale di Alzano venne ideato in ordine corinzio con tribuna a tazza retta da dodici colonne in verde varallo; notevole l'urna sotto la mensa. L'opera regge sei statue di G. Mazzucchelli e venne compiuta nel 1796 e consacrata nel 1803. A Giacomo è attribuito (Carminati, Maironi) il paliotto d'altare della parrocchiale di Spirano, composto da un medaglione raffigurante una policroma Ultima Cena e da lesene laterali a coppie ornate da putti a tarsia con incrostazioni di madreperla. Questo paliotto (probabilmente destinato in origine a S. Agostino di Bergamo) rivaleggia per la bellezza della composizione con i lavori della cappella Colleoni.
Fonti e Bibl.: A. Pasta, Le pitture notabilidi Bergamo, Bergamo 1775, p. 138 (per Giov. Battista); F. M. Tassi, Vite de' pittori,scultorie architetti bergamaschi [1793], I, Milano 1969, pp. 78-82; II, Milano 1970, ad Indicem (che si consiglia consultare anche sotto le località; a questa fonte si rifanno passivamente tutti gli autori successivi); G. Maironi da Ponte, Diz. odeporico della prov. bergam., Bergamo 1819; P. Locatelli, Ill.bergamaschi, Bergamo 1879, III, pp. 147-167; D. Muoni, Ristauri d'un palio d'altarelavorato... da G. B. C...., Milano 1879; M. Carminati, Ilcircond. di Treviglio e i suoi comuni, Treviglio 1892, p. 328; E. Fornoni, AlzanoLombardo, Bergamo 1923, pp. 44, 69, 102-104 e passim; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, A. Pinetti, La Provincia di Bergamo, Roma 1931, ad Indicen: (per Giacomo e Giov. Battista); R. Negroni, A. Fantoni e le sue opere, Alzano 1934, pp. 125-130 (per Caterina e Giac. Martino); L. Angelini, L'architetto bergamasco G. B. C., in Palladio, VII (1957), pp. 113-118; B. Bellotti, Storia di Bergamo, Bergamo 1959, III, p. 533; V, p. 200; L. Grassi, Province del Barocco e del Rococò, Milano 1966, pp. 105-107 (per Giovanni Battista); I C.architetti ed intarsiatori, Bergamo 1973; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 502 s. (sotto i singoli esponenti).