PORTINARI, Candido
Pittore, nato da genitori italiani a Santa Rosa (San Paolo del Brasile) nel 1903. Ha studiato alla Scuola di belle arti di Rio de Janeiro, e compiuto viaggi di studio in Inghilterra, Spagna, Italia; attualmente esule per ragioni politiche.
Dal 1936 al 1945 dipinge un grande ciclo di affreschi nel ministero dell'educazione brasiliano: Il lavoro della terra, I giuochi dei bambini, I quattro elementi. Subisce fino al 1940 l'influsso dell'arte italiana che si esprime in una reviviscenza di moduli quattrocenteschi. Poi sente il primo forte suggerimento del surrealismo, e, dopo la visione di Guernica di Picasso (1940), la sua pittura si orienta verso un espressionismo violento e spasmodico, che si compiace del mostruoso. Di questo periodo sono tempere murali, a grandi pannelli, delle sale di Radio-Tupi a Rio e a San Paolo. La sofferenza umana, la miseria delle regioni selvagge del Brasile, l'angoscia e l'abbrutimento degli indigeni, gli orrori della guerra, le fosche visioni allucinate di una catastrofe, sono i temi consueti alla pittura di P. I mezzi di cui dispone sono evidentemente di origine europea, ma la sua personalità, violenta e rivoluzionaria, attinge perfino nei fondali del barocco coloniale per esprimere un clima aspro ed eroico, bruciante e spietato. Egli passa nel suo esasperato plasticismo grafico, dall'invettiva alla elegia, dalla rassegnazione contemplativa alla urlante disperazione. È considerato tra i più tipici pittori americani. Sue opere si trovano in tutti i principali musei degli Stati Uniti, dell'Argentina, del Brasile, e nelle più importanti collezioni private d'America. In Europa, dove ha esposto nel 1946 (Galerie Charpentier, Parigi), hanno scritto di lui André Salmon, Jean Cassou, Germain Bazin.