SUEZ, Canale di
(XXXII, p. 958; App. II, II, p. 929; III, II, p. 868; IV, III, p. 543)
Dopo la sottoscrizione degli accordi di pace tra Egitto e Israele (marzo 1979), una nuova cospicua serie d'investimenti ha consentito di migliorare l'agibilità dell'idrovia e di garantire un livello sostenuto di utenze. Ingenti opere, finanziate in larga parte con capitali giapponesi, hanno ampliato il canale e reso più profondi i fondali. Dal dicembre 1980 il pescaggio massimo del naviglio ammesso al transito è stato così portato a 16,15 m: possono quindi circolare navi che trasportano a pieno carico fino a 150.000 t o anche petroliere che recano carichi parziali fino a 240.000 t; a stive vuote la stazza delle petroliere può salire anche fino a 370.000 t. Il raddrizzamento di alcuni tratti della via d'acqua ha permesso di accorciare a 15 ore i tempi medi di percorrenza e di elevare da 65 a 80 il numero delle navi che solcano il canale in un giorno. Nello stesso 1980 è stato pure aperto al traffico un tunnel di 1,6 km che rappresenta il primo collegamento tra le due rive. La rivitalizzazione della zona del canale è stata completata dal reinsediamento di oltre 1 milione di abitanti, trasferiti altrove durante il conflitto con Israele. Le città che sorgono lungo il canale hanno ripreso a crescere, stimolate da un intenso sforzo di ricostruzione e da specifici piani d'industrializzazione: le stime del 1990 attribuiscono 461.000 ab. a Porto Said, 392.000 a Suez e 236.000 a Ismailia (1986). Un ulteriore piano di ammodernamento, ancora finanziato dal Giappone, progettava di portare a 20,7 m il pescaggio dei natanti ammessi alla via d'acqua; ma i tagli alla produzione di petrolio della regione del Golfo hanno indotto a ripiegare temporaneamente su un parziale intervento nella corsia orientale del canale (quella in direzione sud). L'innalzamento quasi continuo delle tariffe e le ricorrenti crisi dei traffici petroliferi medio-orientali non hanno comunque sottratto movimento all'idrovia, grazie anche a una politica di sconti che viene praticata soprattutto nei confronti delle superpetroliere e delle navi portacontainer di maggior stazza. Neanche l'apertura (dal 1977) di un oleodotto quasi parallelo, tra Suez e la costa mediterranea (il Sumed), ha inciso in modo negativo sull'utenza. Nel 1982, gli introiti procurati dal canale allo stato egiziano hanno superato per la prima volta (tra pedaggi e servizi di assistenza) il miliardo di dollari e cinque anni più tardi erano cresciuti di un 20%.
Dopo una punta di 22.500 unità nel 1982, il numero delle navi in transito è progressivamente sceso fino alle 17.500 del 1987; nondimeno il volume complessivo del traffico si è mantenuto abbastanza costante intorno ai 255-260 milioni di t di merci trasportate. Nel 1991 il traffico di navi attraverso il canale è aumentato del 3,9% rispetto all'anno precedente a causa della Guerra del Golfo, mentre il traffico mercantile (272,5 milioni di t) è cresciuto solo dello 0,2%, nonostante un progresso del 6,5% dei prodotti petroliferi. Nel 1992 il maggior traffico conseguente alla Guerra del Golfo si è progressivamente ridotto: in tale anno le acque del canale sono state attraversate da 16.629 navi (di cui 188 da guerra) contro le 18.326 del 1991 (di cui 804 da guerra). Diminuito è soprattutto il traffico petrolifero, e di conseguenza sono state più numerose le navi portacontainer (3482; +9%) rispetto alle petroliere (3153; −11%). Resta dominante la corrente in direzione nord, che rappresenta il 60% del movimento delle merci: i transiti di petrolio e derivati da soli costituiscono la metà di tale corrente e sono destinati in massima misura all'Italia e agli Stati Uniti; il carbone e i minerali di ferro hanno anch'essi un'incidenza ragguardevole. In direzione sud sono cospicue le spedizioni di fertilizzanti, di cereali e di prodotti metallurgici. Le navi che battono le bandiere-ombra sia della Liberia (in particolare per le petroliere) che di Panama rappresentano da sole circa un quarto della stazza complessiva dei natanti che circolano lungo il canale, mentre le imbarcazioni greche e statunitensi contano insieme un altro 15%.
Bibl.: P. Persi, Il Canale di Suez dopo l'apertura e nuovi progetti egiziani, in La Geografia nelle Scuole, 1978; Suez Canal Authority, Suez Canal Report, Ismailia 1987.