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CANACO

di Carlo Albizzati - Enciclopedia Italiana (1930)
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CANACO (gr. Κάναχος, lat. Canachus)

Carlo Albizzati

Conosciamo tre scultori greci di questo nome.

Il primo, Sicionio, è il più famoso; esso operava verso il 500 a. C. Il lavoro suo più importante fu il simulacro colossale, in bronzo, di Apollo Filesio, nel tempio di Mileto, collocato in un piccolo edificio, posto a sua volta nella cella ipetrale: un rilievo trovato nel teatro della stessa città ce ne dà buon documento, insieme con un altro rilievo che serve per farci un'idea della testa: ambedue sono d'età romana. Il dio è rappresentato secondo il tipo consueto nella statuaria del tempo (v. apollo): il cervo, come riferisce Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 75), era posto in bilico su appoggi dentati e si moveva sollevando alternativamente le zampe; l.'attributo della mano sinistra è un arco. Una replica, di eguale grandezza, in legno di cedro, l'artista aveva scolpito per il tempio di Apollo Ismenio a Tebe (Paus., IX, 10, 2). Una replica in bronzo, ma priva d'interesse, è di recente stata trovata a Pompei (Not. Scavi, 1929, p. 415). Nel tempio d'Afrodite a Sicione v'era, di C., la statua della dea in oro e avorio: essa era seduta, con il πόλος sulla testa, una boccia di papavero e una mela nelle mani (Paus., II, 10, 4). Dello stesso artista, Plinio ricorda dei fanciulli su cavalli da corsa e, genericamente, altre sculture in marmo.

Il secondo, pure Sicionio, scolaro di Policleto maggiore, lavorava verso il 400 a. C.; Pausania (VI, 13, 7) ricorda di lui la statua di Bykelos a Olimpia, dove, per primo tra i concittadini dell'artista, Bykelos era stato vincitore nella gara di pugilato dei ragazzi per l'Olimpiade 95a (400-396 a. C.). Modellò alcune statue di bronzo per il donario collocato a Delfi dagli Spartani in memoria della battaglia di Egospotami (404 a. C.).

Il terzo, forse discendente dai precedenti, è noto dalla firma posta sopra una base frammentaria d'una statua maschile, probabilmente funebre, trovata a Hyettos in Beozia (Loewy, Inschr. Griech. Bildh., 153). Per la paleografia può essere attribuita al 200 circa a. C.

Bibl.: G. Lippold, in Thieme-Becker, Künstler-lexikon, XIX, Lipsia 1926, pp. 512 e 513.

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