CAMPANO da Novara (a torto detto Giovanni, nome che non risulta da nessun manoscritto, né dal suo testamento)
Matematico, astronomo, medico. Fu cappellano e medico del papa Urbano IV e dei papi successivi fino a Bonifacio VIII. Morì poco dopo aver fatto testamento il 9 settembre 1296; risulta defunto in un documento del 28 luglio 1298. Visse dal 1260 circa, in Viterbo, ove possedeva un palazzo (incorporato nel 1354 nel castello della Rocca) e fu sepolto nella chiesa della Trinità. Era nato certamente in Novara nei primi decennî del sec. XIII. Scrisse molte opere di astronomia e di matematica, i manoscritti delle quali sono sparsi nelle biblioteche d'Europa. C. studiò e commentò le opere di Leonardo Pisano (v.). Si può certamente affermare che questi due Italiani sono i più grandi matematici del sec. XIII.
Nel 1482 è stato stampato il suo commento a Euclide, opera profonda e acuta, piena di osservazioni originali. Per primo, formula quattro postulati che pone a base dell'aritmetica, che rende indipendente dalla geometria. Il quarto di questi postulati, nullum numerum in infinitum posse diminui, è stato adoperato da Campano stesso, e poi da Fermat, Eulero, ecc. per dimostrare i più difficili teoremi di aritmetica. Nel 1518 è stato stampato il suo Tractatus de sphaera, nel quale (cap. xiii) discute le prove pro econtro l'immobilità della Terra. Intravede (cap. lii) l'azione del Sole sui pianeti. Mirabile illud omittere nolumus quod sol omnes alios planetas in motu eorum dirigit, e presente l'ipotesi di Tycho Brahe.
Bibl.: Insufficienti la bibliografia di P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, Modena 1893, e gli accenni di P. Duhem, nel suo Système du monde. Varî mss. di C. sono descritti nel Bullettino di B. Boncompagni, nella Bibliotheca mathematica di G. Eneström, ecc. Cfr. G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1907, pp. 318, 397; P. Egidi, Bull. dell'Ist. storico italiano, Roma 1906 (docum. 423); B. Baldi, Vite inedite di matematici italiani, Roma 1887, p. 125; G. Vacca, in Atti della R. Accad. di Torino, 1928, p. 241.