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CAMPANIA

di Domenico RUOCCO - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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CAMPANIA (VIII, p. 573; App. II, 1, p. 491)

Domenico RUOCCO

La Campania è una delle più popolose regioni d'Italia e conta (1951) 4 milioni 346.264 ab., ripartiti tra 538 comuni. Tale popolazione è notevolmente aumentata (18%) rispetto a quella del 1936 e vive attualmente per 5/6 nei centri (3.620.179) e per il resto in nuclei (192.437) e in case sparse (538.648). Nel 1958 sono stati contati 4.736.632 ab., con un ulteriore aumento del 9% rispetto al 1951. Nell'ultimo decennio la C. ha visto notevolmente migliorare le sue condizioni economiche in conseguenza soprattutto di tre fatti: la trasformazione agraria e fondiaria, la viabilità, l'industrializzazione, favorite dagli aiuti della Cassa del Mezzogiorno.

La trasformazione fondiaria si è avuta specialmente nelle pianure del Sele, Volturno e Garigliano, ove operano tre consorzî di bonifica, nel primo caso con la prosecuzione dei lavori di valorizzazione dei terreni ancora incolti sulla destra del Sele, negli altri casi affrontando il problema del risanamento, della irrigazione e della costruzione delle case. Nella bassa valle del Garigliano (11.547 ha) è stato prosciugato il Pantano di Sessa (2000 ha) e i lavori sono in corso di completamento; nella bassa valle del Volturno (50.000 ha) specie tra i Regi Lagni e l'Agnena, sono in corso di attuazione importanti opere irrigue e sono state costruite molte case e strade.

La trasformazione agraria si va attuando non solo nelle aree anzidette, ma specialmente nei Campi Flegrei o a nord di essi con la diffusione del pescheto, nell'Agro Nolano con la diffusione del noccioleto, tra Salerno e Battipaglia con la diffusione di frutteti e agrumi, nella bassa piana del Sarno con l'impianto di agrumeti, nell'area tra Napoli e Nola con l'aumento della superficie ad orti e con la riduzione di quella a canapa, coltura tradizionale di Terra di Lavoro.

Sebbene l'agricoltura avvenga con la zappa, tuttavia qualche progresso si è fatto anche nella meccanizzazione, come si deduce dal numero delle macchine agricole (5760, in prevalenza trattori), che sono attualmente impiegate. Migliorato è stato anche l'allevamento del bestiame, con un sensibile aumento di bovini da latte e da macello, mentre gli ovini e gli equini hanno subìto una forte riduzione.

Sensibilmente aumentate le aree soggette a rimboschimento, dato che i 3/4 della superficie montuosa erano privi di boschi. Nel periodo 1945-59 sono stati rimboschiti circa 11.000 ha di terreno, di cui quasi la metà nella provincia di Salerno, un terzo in quella di Benevento e il resto nelle altre province. Maggiormente curati sono stati i M. Lattari, il Vesuvio, il Matese e vaste aree dei bacini dell'Ufita, dell'Ofanto, del Sabato, del Vallo di Diano. Escluse poche zone adatte a particolari piante (Vesuvio) si è mirato per lo più a formare boschi misti, perché più rispondenti alle richieste del mercato e alle necessità di sistemazione dei terreni. Notevoli progressi sono stati fatti nel campo industriale, non solo perché si son ricostruiti in buona parte gli stabilimenti danneggiati dalla guerra e se ne sono ampliati numerosi altri, ma perché se ne sono costruiti parecchi nuovi. È stata soprattutto la fascia litoranea intorno al golfo di Napoli, tra Castellammare e Bacoli, che se ne è particolarmente arricchita. In tale fascia si son venute ad associare industrie meccaniche e metallurgiche, chimiche, farmaceutiche, tessili, alimentari e conserviere, con una concentrazione maggiore nel tratto tra Castellammare e Torre Annunziata, in quello tra Resina e Napoli, e nell'area ad occidente di Napoli (v. napoli, in questa App.). Particolare importanza hanno assunto le aree industriali tra Capodichino e Casoria e intorno a Pomigliano d'Arco. Altrove sono sorti solo stabilimenti in numero limitato (Nocera, Salerno, Battipaglia, Piedimonte d'Alife). Più che decuplicata è la produzione di energia elettrica (oltre 1.100 milioni di kWh nel 1958, di cui metà di energia termica), specie con lo sfruttamento integrale delle acque del Volturno e con l'impianto di centrali termoelettriche (Vigliena, Napoli-Levante), la cui produzione ha funzione integrante rispetto a quella idroelettrica.

Numerosi sono stati i progetti per la costruzione di acquedotti, parecchi dei quali sono stati in tutto o in parte costruiti, come ad esempio l'acquedotto sottomarino per Procida e Ischia, quello della Penisola Sorrentina e quello Campano nella provincia di Napoli, quelli Ausino e di Elce, il primo per rifornire i centri tra Salerno, Baronissi e Cava dei Tirreni, il secondo per distribuire l'acqua nel Cilento; quelli dell'Alta Irpinia e del Calore.

È sensibilmente migliorata l'attrezzatura turistica, non solo con la costruzione di nuovi alberghi, specie ad Ischia (Lacco Ameno), nella Penisola Sorrentina e nel Cilento, con la valorizzazione di numerose spiagge da Licola al golfo di Policastro, ma anche con il miglioramento di terme (Castellammare di Stabia, Campi Flegrei, Ischia), la costruzione di strade panoramiche e litoranee, seggiovie e funivie (Vesuvio, M. Solaro, Faito, Montevergine), ascensori (Grotta dello Smeraldo), con il proseguimento degli scavi archeologici (Pompei, Ercolano, Baia, Stabia), la sistemazione di musei (Pinacoteca di Capodimonte) e il perfezionamento di altri servizî.

Bibl.: G. Tagliacarne, La Campania, in Nuovo Mezzogiorno, I (1958), n. 12, pp. 17-23; M. De Martini, Rimboschimento e opera di difesa in Campania, in Mondo agricolo, 1959; Unione italiana camere di commercio, industria e agricoltura, Quadri economici delle prov. italiane, Milano 1960.

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