CAMPANI
. Il nome di Campani ha nell'antichità due significati: secodo l'uno, ristretto, indica gli appartenenti alla confederazione di Capua, secondo l'altro, più lato, designa gli abitanti della Campania. Nel primo significato la storia dei Campani si riduce a quella di Capua, non avendo mai fatto, per quanto sappiamo, le città minori della lega, Casilino, Calazia, Atella, una politica indipendente (v. capua). Etnicamente i Campani ci appaiono, a eccezione dei Greci della costa, un popolo omogeneo, appartenente alla grande famiglia italica e parlante il dialetto osco. La scarsezza dei documenti linguistici c'impedisce di conoscere nei suoi particolari la relazione di parentela che indubbiamente lega i Campani con i Sanniti: i Campani infatti non sono che Sanniti scesi dalle montagne e differenziati secondo un consueto procedimento storico. La stessa ragione c'impedisce di vedere quanto profonde fossero le differenze e le somiglianze fra le tre tribù dei Campani, degli Aurunci e dei Sidicini; l'affinità doveva però essere forte, se, come sembra, gli Aurunci in origine occupavano tutta la pianura campana, prima della discesa dei Sanniti e prima del dominio etrusco. Nell'età storica (della preistoria della Campania non sappiamo quasi niente) si possono distinguere due periodi, separati dall'anno 338, data dell'annessione di Capua a Roma. Il primo periodo è occupato da tre fatti storici: la colonizzazione greca, che s'inizia verso la metà del sec. VIII a. C. con la fondazione di Cuma per opera dei Calcidesi di Eubea (se anche, come è probabile, le isole d'Ischia e di Capri furono colonizzate per prime, esse non sorsero mai a grande importanza) per poi estendersi con la fondazione di Dicearchea (Pozzuoli) e Napoli; il dominio etrusco, che si suole collocare verso il principio del secolo VI, data della fondazione di Capua; l'invasione dei Sanniti. Questa s'iniziò con la presa di Capua avvenuta nel 445, o, com'è più probabile, nel 424. Nel 421 cadde Cuma; quindi Dicearchea; nel 338 Capua, sentendosi incapace di resistere alla potenza dei Sanniti, che alla forza proveniente dalla loro primitività di montanari avevano aggiunto quella della recente organizzazione delle tribù sino ad allora disunite, si unisce a Roma. D'allora in poi il processo di latinizzazione si svolge più o meno lento, ma ineluttabile. La fondazione delle colonie di Cales, di Suessa, di Sinuessa e la spartizione dell'agro Falerno a cittadini romani fra il 338 e il 298, la confisca dell'agro capuano dopo la sottomissione di Capua nel 211, la fondazione delle colonie di Volturno (alla foce del fiume), di Literno e di Pozzuoli nel 194, la concessione fatta nel 180 ai Cumani di usare il latino come lingua ufficiale, sono tutte tappe della romanizzazione della regione, di cui la concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti nel 90-89 fu l'ultima e definitiva. La sola Napoli conservò lingua, usi e caratteri ellenici sino all'epoca imperiale avanzata.
Politicamente i Campani non hanno mai formato un'unità. All'infuori degli Aurunci e dei Sidicini, alla fine del sec. IV a. C. troviamo in Campania ben sei stati: le tre città greche di Cuma Dicearchea e Napoli e le tre leghe di Capua, Nola e Nocera; ciò che spiega la vittoria dei Romani, più che i difetti delle organizzazioni statali o del carattere degli abitanti, che Livio si compiace di far risaltare, fedele alle sue personali antipatie politiche.
Bibl.: J. Beloch, Campanien, Breslavia 1890, pp. 1-20; H. Nissen, Ital. Landesk., I, Berlino 1883, p. 532; II, ii, 1902, p. 685.