CAMPANA, Giampietro, marchese di Cavelli
Nacque a Roma nel 1808. Chiamato a dirigere il Monte di pietà di Roma nel 1833, ne restaurò le sorti. Appassionato cultore di archeologia e collezionista intelligente, costituì una famosa raccolta di oggetti d'arte (Antiche opere in plastica, discoperte, raccolte e dichiarate dal marchese G. P. C., Roma 1854). Fuggito il papa, restò a Roma e accolse e sussidiò del suo la Guardia svizzera dei palazzi vaticani e si compromise nell'aprile 1849 in un complotto contro la Repubblica romana. Lo sfarzo e la prodigalità del C. dissestarono le sue sostanze: fu in trattative con la Russia e con l'Inghilterra per cedere le proprie raccolte e si fece autorizzare (1854) a farsi prestare dal Monte di pietà denaro sul pegno delle sue raccolte. Iniziatosi il processo riguardante il modo con cui aveva amministrato l'istituto affidatogli, il 5 luglio 1838 il C. fu condannato a 20 anni di galera; condanna poi commutata dal papa nell'esilio. Le collezioni, cedute all'erario a saldo della somma dovuta, furono disperse tra la Francia (che le accolse al Louvre), la Russia e l'Inghilterra. Il C. morì a Napoli, povero e infatuato per lo spiritismo.
Bibl.: R. Marchetti, Romana di preteso peculato pel sig. march. G. C. contro il fisco, Roma 1858; P. Tamilia, Il sacro Monte di Pietà di Roma, Roma 1900, pp. 63-66.