GUIDI, Cammillo
Nacque a Volterra il 14 marzo 1636 dal conte Iacopo e da Maria Maffei.
Nella sua famiglia, una delle più antiche della cittadina toscana, molti membri illustri avevano ricoperto alte cariche, come un prozio omonimo del G., ambasciatore del Granducato presso varie corti europee, segretario di Stato e per circa dieci anni segretario del Sacro Militare Ordine dei cavalieri di S. Stefano. La milizia, creata da Cosimo I de' Medici, che ne divenne primo gran maestro il 15 marzo 1562, aveva come fine principale il contenimento dell'espansionismo musulmano nel Mediterraneo ed era dotata di una Marina da guerra composta prevalentemente da galere.
Nel febbraio del 1642, il G. divenne uno dei sei paggi del granduca di Toscana e gran maestro dell'Ordine, Ferdinando II de' Medici, e chiese anche di divenire membro della Milizia stefaniana. L'11 ag. 1642 il G. vestì l'abito di cavaliere milite nella chiesa di S. Dalmazio delle monache benedettine di Volterra per mano del gran priore stefaniano Francesco Falconcini.
Intorno all'età di sedici anni il G. frequentò a Pisa, presso il Palazzo della carovana (o dei cavalieri carovanisti, attuale sede della Scuola normale superiore), il corso triennale di addestramento previsto per i giovani dell'Ordine. Alle lezioni si alternavano periodi di imbarco sulle galere, comandate dall'ammiraglio senese Achille Sergardi, la cui base operativa era il vicino porto di Livorno. Il G. iniziò a navigare regolarmente e, completato l'addestramento, non seguì l'esempio dei molti cavalieri che andavano a ricoprire alti incarichi nell'apparato burocratico mediceo, ma prese parte alle numerose crociere nel Tirreno, quelle difensive per proteggere le coste dalle incursioni dei corsari barbareschi e quelle offensive in Egeo, nel Mediterraneo orientale e lungo le coste dell'Africa settentrionale per attaccare le linee commerciali barbaresche o per appoggiare Venezia, impegnata nella lunga guerra di Candia (1644-69).
Il G. ebbe modo di segnalarsi nel corso di una spedizione partita da Livorno il 30 ag. 1660 con tre galere alla difesa di Candia. I cavalieri di S. Stefano, insieme con altri reparti toscani, presero parte alla conquista della fortezza di Santa Veneranda e il G. fu tra i primi a salire sugli spalti portando lo stendardo dell'Ordine.
Il G. continuò le sue missioni sulle galere e il 22 apr. 1664, imbattutosi vicino alla Corsica nell'unità del corsaro tunisino "Bruciacristiani", fu catturato con una settantina di membri del suo equipaggio. In quell'occasione l'Ordine subì undici morti e trenta feriti, fra i quali lo stesso Guidi. Il 27 maggio 1665, in riconoscimento del suo valore, Ferdinando II lo nominò capitano della "S. Cosimo". L'anno successivo fu posto al comando della "S. Maria Vittoria"; nel 1667 fu nuovamente responsabile della "S. Cosimo" e nel 1668 divenne comandante della "S. Margherita". Questo cambiamento di imbarchi in così breve tempo mise il G. in condizione di conoscere bene le galere e, dal 15 aprile al 5 giugno 1669, comandò una formazione composta da due di queste navi.
Il 24 maggio 1670 morì Ferdinando II, cui succedette Cosimo III; l'anno seguente scomparve anche il generale Sergardi e il suo posto fu preso dal cavaliere fiorentino Mattia Ricasoli. Nell'agosto successivo due galere, temporaneamente dirette dal G., incrociarono intorno alla Sicilia e il giorno 20, nei pressi di Capo Zafferano, si impossessarono di un brigantino di Biserta che insidiava i legni mercantili sulla rotta di Palermo.
Sempre di più il G. si occupava della Marina stefaniana, anche a causa della morte di Ricasoli (1671), ma solo il 25 maggio 1675 ebbe l'incarico di comandante della squadra. Il primo viaggio nella nuova veste fu alla volta di Marsiglia con tre galere per condurvi la granduchessa Margherita Luisa d'Orléans, che aveva deciso di ritirarsi in un convento parigino di Montmartre.
Il 12 luglio al G. fu ordinato di pattugliare la costa toscana: fece quindi preparare le galere "Padrona", "S. Margherita" e "S. Maria Vittoria" e un paio di feluche per compiti esplorativi. Dopo una sosta a Portoferraio, dove ebbe conferma che tre grosse unità remiere turche si aggiravano fra la Corsica e la Toscana, passò a controllare le vicine isole di Pianosa, di Montecristo e del Giglio, per poi dirigersi verso il canale di Piombino, dove la mattina del 20 luglio avvistò tre galere bisertine e altrettanti legni minori. Lo scontro fu duro e con perdite umane consistenti da entrambe le parti; alla fine il G. riuscì a catturare la "Padrona" di Biserta, comandata da un esperto corsaro, Ciriffo Moro.
La battaglia consacrò il G. come un valente uomo d'armi e lo rese famoso anche grazie alla pubblicazione di un opuscolo sul combattimento, al quale in seguito si sarebbero ispirati alcuni poeti. Il 22 luglio Cosimo III nominò il G. governatore della formazione navale dell'Ordine, che in seguito avrebbe conseguito nuovi successi contro i legni barbareschi operando talvolta insieme con le galere pontificie e con le maltesi. Il 9 maggio 1683 il G. fu promosso ammiraglio della flotta stefaniana, incarico rimasto vacante per circa dodici anni.
In questo periodo il G. sposò la pisana Giulia Zaffira Ceuli, che gli diede tre figli e due figlie: Gasparo Iacopo, Paolo Francesco Salvatico e Giovanni (che divennero cavalieri dell'Ordine di S. Stefano), Maria Giovanna (che fu monaca nel monastero di S. Lino a Volterra) e Dorotea (che sposò il nobile F. Scarlatti).
Accogliendo le richieste imperiali, nel 1684 Cosimo III decise di sostenere la lega costituita da Impero, Polonia e Venezia nella guerra antiottomana. In questo quadro appoggiò la Repubblica di Venezia organizzando un corpo di spedizione comandato dal sergente maggiore P. Serrati e composto da fanti e cavalieri stefaniani, questi ultimi trasportati nell'isola di Santa Maura, nei pressi di Corfù, con le galere dirette dal G., e dal veliero "Grande Alessandro". La formazione salpò da Livorno il 28 maggio 1684 e partecipò alla conquista dell'isola, dopodiché, il 21 agosto, le navi del G. e unità veneziane effettuarono una ricognizione nei pressi della fortezza di Prévesa nel golfo d'Arta, che successivamente sarebbe stata occupata. A settembre il G. partì, lasciando il veliero con il compito di sostenere i reparti toscani e, a causa delle pessime condizioni atmosferiche, rientrò a Livorno solo il 10 dic. 1684.
Anche nel 1685 Cosimo III inviò truppe e cavalieri per sostenere nell'assedio di Corone i Veneziani, portati in zona operativa dal G. con le galere. Molti toscani si ammalarono e fra questi lo stesso G., che fu in serio pericolo, tanto da sbarcare a Corfù per curarsi. Rimessosi in salute, tornò a Livorno il 14 sett. 1685 insieme con il suo corpo di spedizione. Nel 1686 il granduca proseguì la sua politica di sostegno alla Serenissima, e mandò soldati e cavalieri, comandati dal maestro di campo, agli assedi di Navarino, Modone e Nàuplion. Lo stesso avvenne nel 1687 ma, saputo dei numerosi focolai di peste nell'Egeo, il corpo di spedizione affidato al sergente maggiore G.B. d'Hazard e trasportato anche dalle unità del G. tornò indietro e le galere furono impiegate per pattugliare il Tirreno settentrionale. Il 18 luglio, durante la crociera, il G. riuscì a catturare, vicino all'isola di Montecristo, un'unità algerina, il 22 un brigantino tunisino al largo del porto corso di Aleria e il 29 agosto una tartana di Algeri ancora nelle acque di Montecristo, dove fu anche recuperata una nave predata poco prima. Nel 1688 vi fu l'ultima partecipazione di reparti toscani e stefaniani a fianco delle truppe veneziane in Levante; anche in questo caso una parte fu trasportata sulle galere del G. e il resto con i velieri. Il 10 luglio, durante la navigazione verso l'Egeo, nei pressi di Capo Spartivento, lungo la costa calabrese, il G. ingaggiò un serrato combattimento con una nave di corsari tripolini dotata di numerosa artiglieria, costringendola alla resa. Il corpo di spedizione prese parte all'assedio di Negroponte e contò più perdite per le malattie che non per opera dei Turchi, per cui il G., il 21 settembre, partì con le sue galere e rientrò in Toscana conducendo con sé i bisognosi di cure.
Al termine di queste operazioni, il 9 genn. 1689 il G. fu promosso generale della squadra navale di S. Stefano e nell'aprile seguente, durante il capitolo generale dell'Ordine, che si svolgeva ogni tre anni, ebbe l'alto onore di rappresentare Cosimo III. In seguito il G. navigò sempre meno e affidò il comando in mare al cavaliere G. Lanfranchi, che ebbe ufficialmente l'incarico di governatore della squadra. Il G. si imbarcò solo in particolari occasioni.
Quando morì, a Volterra il 18 apr. 1717, il G. rivestiva ancora il grado di generale delle galere dell'Ordine di S. Stefano.
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