CAMMELLO (dal gr. κάμηλος; lat. scient. Camelus L. 1758)
Nome del genere tipo della famiglia Camelidi (lat. scient. Camelidae Gray 1820) del sottordine ruminanti Tilopodi. I componenti di questa famiglia sono caratterizzati dalla statura grande o media, collo lungo, cosce completamente libere dal tronco, piede anteriore e posteriore con le 2 dita riunite fra di loro in misura variabile dalle parti circostanti, con zoccoli sempre brevissimi e suola lunga e larga. Il pelame è lungo e lanoso almeno nell'inverno. Pupilla orizzontale. Narici valvolari; metà destra e sinistra del labbro superiore separate da una striscia di pelle nuda, o filtro, e munite d'un angolo sporgente, che fa apparire il labbro superiore parzialmente fenduto. Il cranio è basso, allungato e stretto nella sua porzione faciale. L'orbita è situata a metà lunghezza del cranio; l'anello orbitale è chiuso dai processi orbitali del frontale e del malare. Le ossa della vòlta cranica sono abbondantemente pneumatizzate soltanto nella regione orbitale. I cammelli hanno le pareti del rumine parzialmente munite di vescicole contenenti liquido acquoso; l'omaso tubolare è esternamente poco distinto dall'abomaso e internamente quasi liscio; il cieco è corto e semplice, manca la cistifellea. Vi sono 2 capezzoli funzionanti; la placenta è diffusa; nasce un sol piccolo.
I cammelli sono ampiamente diffusi in Africa, nell'Asia centrale e sud-occidentale, nell'America Meridionale occidentale. Prosperano, in d) pendenza del clima, dalla bassura fino a 4000 m. s. m. e oltre. Noti per la loro sobrietà, essi si nutrono di erbe, preferibilmente saline, cardi, foglie, preferibilmente aromatiche e amare, rami spinosi, e sono capaci di sopportare lungamente la fame e la sete. Benché non siano né troppo intelligenti né docili, sono animali domestici per eccellenza. Vi appartengono i generi Cammello e Lama (v.).
Il genere Cammello comprende due specie: il Cammello a due gobbe, o bactriano (lat. cl. camelus; fr. chameau: sp. camello; ted. Kamel; ingl. camel), e il Cammello a una gobba o Dromedario (lat. cl. dromedarius: arab giamal; fr. dromadaire; sp. dromedario; ted. Dromedar o Trampeltier; ingl. dromedary).
Il cammello a due gobbe (Camelus bactrianus L.) ha forme angolose e raggiunge l'altezza al garrese di oltre m. 2.30. La testa è piccola, male attaccata, il naso schiacciato e le labbra pendenti, l'occhio ha un'espressione di grande indifferenza a tutto ciò che circonda l'animale, il collo è lungo e strettamente incurvato, le due gobbe sviluppatissime, il corpo è grosso e lungo, sostenuto da quattro arti robusti, forniti alle ginocchia ed alla grassella di ampie callosità, che esistono anche in corrispondenza dello sterno. Il mantello, costituito di pelo lanoso, ha generalmente colorazione bruna o marrone, dei piedi si vedono soltanto i quattro unghioni, nei quali sono racchiuse le dita.
L'andatura ad ambio è caratteristica e il cammello, sovraccaricato con pesi di 150 a 250 kg., può percorrere parecchi chilometri al giorno senza stancarsi e alimentandosi lungo il percorso con le piante più pungenti, non escluse le mimose. Una piccola aggiunta di dura, di orzo o di fave completa la razione della giornata. Il cammello abita l'Est e il centro dell'Asia ed è saviamente utilizzato, anche in climi molto freddi, dai Tartari, dai Mongoli e dai Cinesi. Tutto ciò che si dirà intorno al dromedario può ripetersi anche per il cammello. Sul primo si deve maggiormente fermare la nostra attenzione, poiché popola in numero rilevante tutte le colonie italiane dell'Africa.
Il dromedario (Camelus dromedarius L.) differisce dal suo congenere, il cammello bactriano, oltre che per la presenza di una sola gobba, per molti altri caratteri anatomici, dei quali menzioniamo solo i seguenti, che bastano a farlo considerare come specie perfettamente distinta, sebbene possa accoppiarsi fecondamente col cammello, dando prodotti indefinitamente fecondi.
I camelidi posseggono 7 vertebre cervicali, 12 dorsali, 7 lombari, da 16 a 17 caudali. Alle speciali differenze anatomiche fra le due specie, si deve aggiungere che le apofisi delle 5 vertebre cervicali posteriori sono più voluminose e meno gracili nel cammello bactriano che non nel dromedario.
Nel cammello bactriano, in corrispondenza delle due gobbe, tanto le apofisi spinose del garrese quanto quelle delle prime dorsali sono più alte e più robuste che non nel dromedario, nel quale invece solo le ultime apofisi dorsali presentano questo speciale carattere. Le vertebre lombari, che servono di base alla seconda gobba del cammello bactriano, sono spesse e robuste, nel dromedario larghe e sottili. Il sacro è in lunghezza più incurvato nel dromedario, e le vertebre caudali si riducono prima che non nel cammello. Le costole del dromedario sono più corte e più sottili di quelle del cammello. Lo sterno è molto incurvato secondo l'asse longitudinale, e la quinta sternobra apparisce al di sotto emisferica, mentre nel cammello è divisa in due lobi.
Anche il cranio presenta differenze marcatissime fra le due specie. Il piede è ridotto a un unghione, nel quale sono racchiuse le dita. Queste sono nella parte superiore ricoperte dalla pelle; nella parte inferiore, il piede è rappresentato da un cuscinetto plantare, alquanto convesso e tondeggiante. La speciale conformazione del piede rende adattissimo questo animale a camminare su terreni sabbiosi e piani; la sua andatura riesce, però, difficile se si debbono attraversare sentieri pietrosi, argillosi o a forte pendio.
Delle labbra del dromedario il superiore è fenduto e ciascuna metà si muove per proprio conto. La lingua è sviluppata, prensile e rivestita sulla superficie dorsale di papille di varia forma (filiformi, ovoidali e discoidali). L'adulto ha 34 denti. La formula dentaria è:
Il velopendolo palatino è molto sviluppato, tanto che nel periodo dei calori il maschio soffiandovi dentro lo spinge, come una saccoccia, fuori, e lateralmente, della bocca.
Lo stomaco è costituito da tre scompartimenti: il panzone o rumine, il reticolo e il caglio. Nel panzone sono allineate, in numero di una cinquantina, le cosiddette cellule acquifere. Nel reticolo queste cellule sono più piccole e disposte in tutta la superficie interna. Il caglio è intestiniforme e solo nella parte posteriore è ricco di vere glandole a pepsina.
I testicoli occupano la regione perineale, sotto l'ano. Il pene ha la solita forma ad S e l'estremità, durante la minzione, è rivolta indietro. Nella femmina, le mammelle sono inguinali e con 4 capezzoli, all'estremità dei quali sboccano tre o più dotti escretori.
La statura del dromedario, misurata al garrese, è di m 1,70, 1,85 e anche m. 2,10. Il mantello è in generale di color fulvo uniforme. Non sono, però, rari i mantelli bianchi, neri, rossi e qualche volta anche i pezzati. Nella femmina la durata dei calori è di poche ore. Essi si ripetono in primavera ogni 8-20 giorni, se la fecondazione non è avvenuta. La durata della gravidanza è di circa 12 mesi. Nasce, quindi, un solo piccolo, che dopo poche ore, leccato e accarezzato dalla madre, si alza e cerca subito di poppare. L'allattamento dura a lungo, fino ad un anno, e perciò la cammella si fa partorire soltanto ogni due anni. Il latte è adoperato dagli Arabi ed eccezionalmente vien mescolato a quello di altre specie domestiche per frne burro. Si dice che da alcune femmine, bene alimentate, si possano trarre fino a 6-8 litri di latte al giorno in due mungiture. Il dromedario è adulto all'età di 5 a 6 anni. Le femmine sono tenute generalmente soltanto per la riproduzione.
Il dromedario ama la compagnia. La sua voce è sgradevole e così varia che è difficile descriverla. Dal muggito passa al miagolio più mite, dal grido rauco e stentoreo al gorgoglio, nel maschio, durante il periodo dei calori. Lo si allena a bere ogni 3 0 4 giorni, anche in tempi normali, per conservargli la facoltà di sopportare la sete, occorrendo, anche più a lungo.
Il carico per un dromedario adulto e in buone condizioni di salute si stabilisce in base al peso vivo dell'animale, che deve essere almeno doppio del carico che deve trasportare.
La carne è ottima ed è avidamente consumata dagli Arabi. Le pelli sono molto stimate e, imballate a dozzine, si spediscono alle concerie americane. Il pelo è raccolto con cura e utilizzato sul posto o esportato per la confezione di tessuti impermeabili.
Dal dromedario si ottiene quindi: lavoro, carne, latte e pelo tessile. È dunque un animale prezioso, il solo che resista nelle carovane che attraversano il deserto, a preferenza di qualunque altro animale domestico. Senza di esso non sarebbero possibili le comunicazioni fra la costa e l'interno dell'Africa.
Il dromedario vive e si moltiplica nell'Arabia, in Africa (dal Mar Rosso all'Oceano Atlantico, e, dal nord al sud, dal Mediterraneo fino al Senegal), nelle Canarie, nella Spagna, in Italia, nelle isole dell'Egeo, nel Perù, nel Venezuela, nella Giamaica, nella Bolivia, a Cuba, nel Madagascar, ecc.
Molte malattie dei nostri ruminanti si riscontrano anche nel dromedario. La rogna è comunissima e non sono da escludersi gravi infezioni, come il carbonchio ematico, la tubercolosi, l'afta epizootica, la tripanosomiasi e altre affezioni parassitarie.
Bibl.: Sui Camelidi: M. Weber, Die Säugetiere, Jena 1904, pp. 655-658; Pocock, in Proc. Zool. Soc., 1910, pp. 972-973. Sui cammelli dal punto di vista zootecnico: F. Tucci, L'avvenire della zootecnia nella Tripolitania, in Ricerche e studi agrologici sulla Libia, Bergamo 1912, p. 437; E. Plassio, Il cammello, Milano 1912; E. Pugliesi, Il nuovo giardino zoologico, Milano 1917; P. Cagny e H.J. Gobert, Dizionario veterinario, Torino 1907; Governo della Tripolitania, Not. sul camello, Tripoli 1915; Cauvet, Le chameau, Parigi 1926.
Nell'antichità. - Il cammello sembra conosciuto dagli Egiziani già nel 4000 a. C., per quanto ci si riferisca direttamente ad esso solo in papiri del sec. XIV a. C. È menzionato assai di frequente nella Bibbia già dai tempi di Abramo (Gen., XII, 16). Gl'Indiani non conoscono il cammello ai tempi del Rgveda; presso gli Assiri le prime tracce di questo animale risultano da bassorilievi dell'860. Nel mondo greco il cammello è conosciuto ai tempi d'Archiloco (framm. 130 Bergk); i Romani vedono i cammelli per la prima volta alla battaglia di Magnesia nel 190 (Liv., XXXVII, 40, 12). Il cammello era usato come bestia da soma specialmente dagli Arabi e dai Persiani, mentre in Egitto sembra, a giudicare dai papiri, che si diffondesse nella valle del Nilo solo nell'età imperiale. Come bestia da trasporto, a giudicare dai dati egiziani, esso doveva apparire meno economico dell'asino in regioni, che, come l'Egitto, non erano così prive di acqua come i deserti dell'Arabia.
I cammelli furono usati in guerra come bestie da cavalcare per la prima volta nella battaglia di Sardi (546) da Ciro contro Creso (Herod., I, 80) e poi di frequente. Furono portati da Serse in Grecia. Anche i Romani si servivano del cammello non solo come bestia da tiro, ma anche per usi militari, per cui si costituiscono coorti di dromedarii delle quali abbiamo notizie frequenti presso gli scrittori bizantini. In Egitto i cammelli sono usati anche per i servizî postali e in Roma anche nei giuochi nel circo.
La lana del cammello era usata per fabbricare vesti e tappeti; la sua carne, impura per gli Ebrei, era mangiata solo in casi di carestia. Il suo latte era considerato come una bevanda gradita; il cervello, la bile, l'orina erano usati come medicinali.
Bibl.: Gossen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. des class. Altertumswiss., X, coll. 1824-31; O. Keller, Tiere des classischen Alterthums, Innsbruck 1887, pp. 20-36, 327-333; id., Die antike Tierwelt, I, Lipsia 1909, p. 275 segg.
Scienze navali. - Prende il nome di cammello una specie di cassone a prova d'aria, per mezzo del quale si solleva una nave nell'acqua per superare un bassofondo che si oppone al passaggio. Ne occorrono due per ogni nave, e la loro forma deve essere tale da aderire ai fianchi di essa. Vengono riempiti d'acqua e tenuti fermi mediante cavi tesi sotto la chiglia; estraendo quest'acqua essi sollevano la nave che tengono imbragata.