RENATO, Camillo
Antitrinitario italiano del sec. XVI, forse identificabile, a causa del soprannome di "Fileno", portato da entrambi (C. R. è, evidentemente, uno pseudonimo; Camillo = liberatore), con il minorita, pure siciliano, Paolo Ricci. Siciliano d'origine, nel 1542, accompagnando il Curione nella sua seconda fuga, si rifugiò in Valtellina e nei Grigioni, dove fece il pedagogo e, a Chiavenna, aprì una scuola nel 1545. In opposizione ai teologi di Zurigo, nella Cena non vedeva un pegno della grazia né un mezzo di fortezza spirituale, ma solo una testimonianza o confessione da parte dei fedeli; anche il battesimo valeva solo in quanto era una confessione, perciò era nullo il battesimo dei cattolici e quello amministrato ai bambini. Per queste dottrine e per avere sostenuto che l'anima muore con il corpo o dorme fino alla resurrezione, fu combattuto aspramente dal predicatore Agostino Mainardi, contro il quale pubblicò un libro nel 1549, e condannato due volte, da ultimo il 6 luglio 1550 dal sinodo protestante dei Grigioni. Quando Calvino fece morire a Ginevra Michele Serveto, il R. scrisse contro di lui una lunga poesia latina; perciò Calvino lo annoverò fra i "libertini". Nel 1552 ebbe ospite Lelio Soccino suo vecchio amico e, probabilmente, anche suo scolaro. Divenuto cieco a Caspano, si sa che viveva ancora sul principio del 1570.
Bibl.: Realencyclop. für protest. Theol. u. Kirche, XVI, 3ª ed., Lipsia 1905,p. 662 seg.; Giornale storico della lett. it., LXVII (1916), p. 305 seg.; F. Church, I riformatori italiani, trad. it. di D. Cantimori, Firenze 1935.