Funzionario e uomo politico (Saluzzo 1863 - Roma 1930); capo di gabinetto con G. Giolitti (1906-09, 1911-13), deputato (1913), rimase sempre fedele a Giolitti, che gli indirizzò (1915) la lettera in cui auspicava il mantenimento della neutralità, ed esprimeva il convincimento che l'Italia potesse ottenere molto dalle potenze centrali senza entrare in guerra (il "molto", nella polemica giornalistica successiva, divenne "parecchio": e la lettera rimase nota come lettera del parecchio). P. fu poi ministro dei Lavori Pubblici (1920-21) e del Tesoro (1922), senatore (1922), e infine presidente della Corte dei conti (1922-28); curò nel 1927 la pubblicazione del Codice delle pensioni, dopo aver avuto larga parte nella elaborazione delle leggi in materia.